Via libera al decreto sulla cabinovia di Trieste: dal governo i 48 milioni per l’opera

I fondi reperiti dalla riprogrammazione di alcuni progetti già approvati ma poi scartati dal ministero

Francesco Codagnone
Il rendering della cabinovia di Trieste
Il rendering della cabinovia di Trieste

La cabinovia sarà finanziata dal governo. Il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Matteo Salvini si appresta a firmare il decreto che cancella l’opera dal piano di interventi finanziati dal Pnrr e, contestualmente, stanzia 48,8 milioni di risorse ministeriali all’impianto di risalita tra mare e altipiano.

Il documento è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni alla presenza del governatore Massimiliano Fedriga. I fondi sostitutivi per l’impianto a fune saranno reperiti da una riprogrammazione di progetti già approvati ma scartati dal ministero. Fonti vicine al dossier parlano di un’opera inizialmente prevista a Padova, ma ritenuta non più strategica.

Fondi già coperti

Il decreto mette nero su bianco quanto annunciato dal vicepremier nella sua ultima venuta a Trieste. «I fondi sono già coperti», aveva detto il ministro Salvini il 4 dicembre scorso, sciogliendo ogni dubbio sulle risorse a disposizione per la cabinovia e slanciandosi in previsioni: «conto che decine di migliaia di persone possano muoversi in maniera sostenibile entro l’estate del 2027».

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La tappa triestina del tour nazionale “L’Italia dei Sì”, promosso dal ministero guidato da Matteo Salvini. Foto Andrea Lasorte

L’esclusione dal Pnrr

Il governo prende dunque atto del parere di inammissibilità espresso dall’Unità di Missione del Pnrr, che il 22 luglio scorso – come emerso da un carteggio interno diffuso dal dem Francesco Russo e pubblicato in esclusiva dal Piccolo – comunicava al Mit che «l’intervento non può avere accesso alle risorse del Pnrr», valutando negativamente l’impatto ambientale che l’impianto a fune avrebbe sul bosco Bovedo, un sito protetto Natura 2000.

 

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Il prototipo della cabina Leitner esposto in piazza della Borsa nel settembre del 2023 Foto Massimo Silvano

Il progetto aveva infatti ricevuto parere negativo nella Valutazione di incidenza ambientale (Vinca) di II livello (propedeutica alla variante al Piano regolatore per realizzare il tratto di risalita sul Bovedo) e positivo solo con le misure compensative recepite dalla giunta regionale al successivo III livello. L’11 settembre il Mit comunicava quindi al Comune la necessità di «verificare la possibilità di finanziare l’intervento con risorse statali» alternative.

Per l’Europa il procedimento avrebbe dovuto interrompersi già allora. La missiva era chiara: vista quella prima valutazione ambientale negativa, la cabinovia «non soddisfa i criteri di biodiversità» e quindi non può più essere finanziata dal Pnrr, che fino a ieri copriva l’impianto con 48,8 milioni sui 62 di spesa totale.

Il procedimento non si ferma

Ma il procedimento non si è mai fermato, nonostante i tre ricorsi al Tar presentati dal cartello Lipu-Wwf-Legambiente e dai residenti dell’altipiano, sostenuti dal Comitato No Ovovia: la prima udienza, programmata per mercoledì, è stata rinviata con la necessità di aprire un’ulteriore istruttoria.

 

Il sindaco Roberto Dipiazza ha continuato a tirare dritto: la cabinovia «si farà: noi andiamo avanti». Bruxelles aveva detto no, ma in questi mesi Roma ha continuato a dire sì. A partire dal disco verde del ministero dell’Ambiente, che ha permesso alla giunta comunale di completare la procedura di Valutazione ambienta strategica (Vas) e approntare la modifica del Piano regolatore (che arriverà in aula all’inizio del prossimo anno).

 

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Il sindaco Dipiazza, assieme a Lodi, Tonel e Bernetti, davanti al prototipo di cabinovia portato in piazza della Borsa (archivio) foto Silvano

Le risorse ministeriali

Il primo ottobre il Mit si era quindi impegnato a individuare risorse ministeriali alternative al Pnrr, di modo da mandare avanti l’iter e al contempo slegare un’opera valutata «strategica» dai più stringenti vincoli ambientali e temporali dell’Europa. Restavano ancora dei nodi da scogliere, per prime le perplessità di chi riteneva improbabile che Giorgia Meloni potesse scavare nella Finanziaria 48,8 milioni da destinare all’impianto a fune di Trieste. Il ministro Salvini aveva messo a tacere ogni dubbio: i fondi «sono già coperti», annunciava il 4 dicembre scorso.

Annuncio che trova ora conferma definitiva nel decreto appena approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. Il documento blinda l’opera dal punto di vista finanziario: il progetto non sarà più coperto dal Pnrr ma da risorse ministeriali, che il Mit intende recuperare dalla riprogrammazione di altri progetti. L’iter della cabinovia va avanti e a pagarla sarà il governo. —

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