Stop a bikini e petto nudo nel centro storico di Trieste, l’86% promuove la stretta: «Ora più decoro urbano»
Nel questionario lanciato dal Piccolo il 61 per cento riscontra il problema non attribuendolo solo al turismo di massa. Nel mirino finiscono bermuda e infradito: «Non siamo a Lignano». Verso un Regolamento come a Venezia: multa di 250 euro a chi non lo rispetta.

Sì al divieto di indossare nel centro storico bikini, costumi da bagno in generale e di girare a petto nudo. Il sondaggio promosso nei giorni scorsi dal Piccolo e stimolato dalla valutazione in corso in Comune, per inserire nel Regolamento di Polizia urbana un articolo che tuteli da questo punto di vista il decoro della città, ha raccolto una posizione netta dei triestini. Visto che l’86 per cento si è dichiarato favorevole all’introduzione di un divieto esplicito per questo tipo di abbigliamento nella zona centrale della città. Il 61% riscontra inoltre un problema di decoro urbano a Trieste, generato secondo i lettori non solo dalla presenza dei turisti.
A partecipare al sondaggio, rispondendo a tutti i quesiti e inserendo anche un commento o un suggerimento, sono stati oltre 1.100 lettori.
La proposta del Comune
Ma per interpretare meglio le loro risposte è bene fare un passo indietro, guardando alla proposta sotto la lente d’ingrandimento dell’assessore alla Sicurezza Caterina de Gavardo.
Lo scorso anno il consigliere Salvatore Porro (Fratelli d’Italia) aveva presentato una mozione, per ora solo discussa, dove chiedeva che venisse modificato l’articolo 9 del Regolamento di Polizia urbana, «per impedire che nella zona del centro storico, turistica, si possa girare a torso nudo o in costume da bagno – spiegava Porro – come purtroppo mi è capitato di vedere imbattendomi in turisti scesi da una nave. Vorrei uno strumento incisivo per evitare che qualcuno si metta in costume sul Molo Audace o che passeggi a torso nudo tra le vie pedonali per capirci».
La proposta, in sintesi, è quella di modificare l’articolo 9 rendendolo meno generico, visto che oggi il documento fa riferimento a «ostentare al pubblico oggetti, nudità, piaghe e ferite, contrari al pubblico decoro o all’igiene».
Le domande ai lettori
Ai lettori Il Piccolo aveva posto due domande. La prima chiedeva al lettore se fosse favorevole o meno all’idea del Comune di vietare esplicitamente di girare in bikini o a petto nudo in centro. In 817 (l’86 per cento, come detto) si sono espressi favorevolmente, in 138 (solo il 14%) hanno indicato invece la loro contrarietà al divieto.
L’altra domanda chiedeva in maniera più generica se a Trieste ci sia un problema di decoro urbano, dovuto in particolare alla presenza di turisti. Per il 61 per cento (700 lettori) il problema sussiste, per il 29 per cento (327 risposte) invece no, mentre il 10 per cento non ha le idee chiare in merito.
I commenti a margine delle diverse risposte, danno una visione più ampia del fenomeno, e se da un lato il dito è puntato verso il turismo di massa, con un fastidio palpabile soprattutto nei confronti dei crocieristi, dall’altro i nostri lettori non sollevano da responsabilità i triestini, complici a loro avviso soprattutto della sporcizia che tocca alcune zone della città.
L’invito di molti è di sensibilizzare chi arriva da fuori Trieste, che magari ritrovandosi in una città balneare pensa di poter girare liberamente come sul bagnasciuga, con cartelli appositi che indicano il divieto, ma anche con una campagna di sensibilizzazione da avviare nelle strutture ricettive e sulle navi da crociera in arrivo in città.
L’iter e le altre città
Il divieto che intende introdurre il Comune per il centro storico – Barcola ne resterebbe esente, sia chiaro – è già stato adottato da anni in altre città: Venezia in primis, con una multa da 250 euro per chi non lo rispetta. In regione sia a Grado sia a Lignano è vietato girare in costume o a torso nudo per la città, ad eccezione del lungomare ovviamente.
Dal punto di vista dell’iter, una modifica al Regolamento di Polizia Urbana prevede, oltre al vaglio della giunta, anche il passaggio del testo rinnovato nelle Circoscrizioni ed infine l’approvazione da parte del Consiglio comunale. Un’iniziativa che potrebbe essere avviata quando il Comune, previo via libera del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, metterà mano allo stesso Regolamento per estendere l’area soggetta a Daspo urbano, sempre al fine di contrastare il degrado, anche alla zona del Porto Vecchio.
I commenti
«Se la gente vuole prendere il sole se ne vada al Pedocin o a Barcola». I triestini sono categorici sul tema. Dai messaggi inviati a corredo del sondaggio traspare un’insofferenza per i turisti «che girano con prendisole, in bermuda o con il reggiseno del costume da bagno al posto della maglia o di una canottiera». «Il divieto lo ritengo una norma comportamentale di comune buon senso», scrive una lettrice, «considerando – aggiunge un’altra – come a Trieste non si venga per fare del turismo balneare, ma culturale o di scoperta delle bellezze della città». «Non siamo Grado, Lignano o Rimini – osserva un lettore – dove tra l’altro vige già lo stesso divieto: qui la gente non viene per prendere il sole e fare i bagni, quindi il costume in centro non ha senso».
«Non è facile definire i limiti, visto che oggi l’abbigliamento, soprattutto femminile, lascia molte parti scoperte – valuta una triestina – il problema è che manca la buona educazione». Su un punto in molti sono concordi: il Regolamento di Polizia urbana in vigore, e che si limita a vietare di fatto le nudità, «è troppo vago, serve essere più precisi».
Il dito di molti è puntato verso le navi bianche, dalle quali spesso «scendono turisti effettivamente in prendisole o con il costume a coprire il seno e dei pantaloncini. Ci tolgono parcheggi e non hanno rispetto per il decoro della città: le navi devono attraccare altrove».
Molti cittadini chiedono «maggior rispetto per la città, l’abbigliamento deve essere adeguato al luogo che si va a visitare». E poi, toccando gli estremi, c’è anche chi ammette di «detestare anche i triestini che girano in centro in infradito di plastica», e quindi di «comprendere come i turisti si adeguino di conseguenza».
Alcuni indicano anche che andrebbe «vietata la sosta di camper a Barcola e Campo Marzio, destinando a questo scopo zone più periferiche», considerando come spesso i «camperisti si muovano nella zona del mezzo in costume o comunque in abiti non consoni». C’è chi però chiede «un po’ di «comprensione verso i turisti che non conoscono le nostre regole, quindi non multe per loro ma solo avvertenze. Invece, per i triestini che non seguono le regole è bene prevedere sanzioni salate».
Tra i lettori contrari al divieto, una delle posizioni più estreme valuta come «in mezza Europa si può fare il bagno nei canali, in città, quindi dovremmo imparare a lasciare che gli spazi vengano usati».
E poi c’è chi non vede «nulla di male se anche il Molo Audace potesse essere destinato a chi vuole prendere il sole». «Il divieto di costume e petto nudo in centro è corretto, ma non vedo il perché vietarlo sul Molo Audace». Allargando il discorso più in generale alla necessità di una maggior tutela del decori urbano, sul bando degli imputati salgono invece i triestini «che in molti casi non tengono però conto dei divieti già in vigore, con scarso rispetto per la città». Alcuni, senza tenere conto proprio dei divieti già in vigore, ritengono sia giusto «vietare di dare da mangiare ai piccioni», «di gettare a terra i mozziconi delle sigarette». Altri propongono di «ridurre le distese di dehors», e «maggiori controlli su chi non raccoglie le deiezioni canine».
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