Decalogo a Roma per sbloccare i dragaggi nei canali Valentinis, Est-Ovest e in laguna
MONFALCONE Entro una decina di giorni è attesa un’interpretazione ufficiale del ministero dell’Ambiente su come bisogna comportarsi con i fanghi da dragare nei canali di navigazione che portano in mare e in laguna. Dovrebbe essere messo a punto finalmente una sorta di decalogo. Ognuno dei soggetti coinvolti nelle procedure di autorizzazione dovrebbe essere messo in grado di sapere cosa deve fare, ci saranno delle regole da rispettare e, soprattutto, grazie a questo “manuale” si potrà evitare il rischio di blocchi e sequestri. Questa è la parte positiva.
Ma c’è anche il risvolto negativo: ogni volta che si scava perché c’è un insabbiamento bisognerà caratterizzare, in altre parole fare una campagna di prelievi in una serie di punti del canale da dragare, e si dovranno validare le procedure e soprattutto attendere il responso delle analisi dei campioni di fango che fa l’Arpa. Si tratta di procedure lunghe (servono mesi), complicate dal punto di vista burocratiche (significa fare ogni volta un progetto) e soprattutto costosissime come ben sa anche il Consorzio per lo sviluppo economico (delegato dalla Regione per i dragaggi) che per ogni singola campagna di caratterizzazioni ha dovuto spendere oltre 80 mila euro.
Dal vertice a Roma qualcosa si è mosso per quanto riguarda i dragaggi del Canale Est Ovest e il Valentinis, ma anche per la Laguna di Grado e Marano. Forse potranno partire a breve i lavori. Ma bisognerà attendere anche dal ministero l’interpretazione esatta per sapere che validità avranno le caratterizzazioni (3 anni o bisognerà farle ogni volta che c’è un insabbiamento).
E bisognerà attendere anche per il più grande progetto dell’escavo con il dragaggio del canale di accesso al porto di Monfalcone. Qui ci sono in gioco 18 milioni di spesa e un prelievo di 900 mila metri cubi di fango per portare il fondale a –12,5 metri. Sempre entro una decina di giorni ci dovrebbe essere la convocazione di un nuovo tavolo tecnico a Roma, stavolta al ministero delle Infrastrutture.
Chi tocca i fanghi e draga in Italia (altrove no) rischia davvero molto, la musica non cambia ed è emerso chiaramente ieri al vertice a Roma. C’erano tutti i protagonisti alla riunione convocata nella sede della Regione Fvg a cui sono stati invitati tecnici ed esperti del ministero per sbloccare i dragaggi ed evitare il rischio di mettere in ginocchio attività economiche che danno lavoro a migliaia di persone dal diporto alla pesca. C’erano gli assessori regionali Graziano Pizzimenti (Infrastrutture e territorio) e Sergio Emidio Bini (Attività produttive), i rappresentanti del ministero dell’Ambiente, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dell’Istituto superiore di Sanità. All’incontro anche i sindaci di Monfalcone, Anna Maria Cisint, di Marano Lagunare, Mauro Popesso, e di Grado, Dario Raugna, il presidente del Consorzio di sviluppo economico del monfalconese Fabrizio Russo con il direttore Cesare Bulfon e l’onorevole Vannia Gava (Lega).
«Finalmente si sono assunti impegni specifici – ha commentato al termine Pizzimenti – e si sono individuati percorsi di risoluzione che permettono di salvaguardare le numerose e diffuse attività produttive. Già dalla prossima settimana si confronteranno i responsabili amministrativi e tecnici per dare soluzione all’urgente problema che coinvolge il nostro territorio. Certamente il percorso non sarà agevole, importante averlo avviato». Da parte sua l’assessore Bini ha rimarcato l’importanza di aver avviato da parte della Regione un iter di risoluzione «di queste problematiche che si protraggono da tempo e che di fatto ostacolano un pieno sviluppo del tessuto produttivo del territorio. C’è da considerare anche l’interesse manifestato da alcuni importanti imprenditori del settore nautico e delle marina per investire nel nostro territorio a beneficio dell’occupazione e della crescita». –
Riproduzione riservata © Il Piccolo