Debutta a Trieste l'imposta di soggiorno
Attesi incassi per 1,5 milioni all’anno. Esonerati i residenti e i minori di 18 anni, non i richiedenti asilo
TRIESTE L’imposta di soggiorno “pernotta” a Trieste da giugno. Si andrà da 2,50 euro per un hotel a 5 stelle a 1,20 per un albergo a una stella, fino a 1 euro al giorno per il semplice campeggio. Ovviamente a notte e a persona. La tassa verrà applicata fino a un massimo di 5 pernottamenti consecutivi (se un ospite rimane due settimane, per fare un esempio, paga sempre 5 giorni). La giunta comunale, nonostante abbia messo in piedi un ricorso al Tar contro la legge regionale, vuole iniziare ad applicare subito la gabella turistica per mettere a bilancio l’introito. Lo si è appreso ieri nel corso della seduta congiunta della II e III Commissione consiliare chiamata a esaminare la proposta di deliberazione: “Approvazione del regolamento per l’istituzione e la disciplina dell’imposta di soggiorno”.
È stato l’assessore Maurizio Bucci, supportato nell’occasione dal collega Giorgio Rossi, a chiarire i termini della questione. «Questo è il regolamento di un tributo. Si parla solamente di come incassare i soldini. Poi vedremo come spenderli», premette Bucci illustrando la delibera attesa al prossimo Consiglio comunale. Fatti due conti sulle presenze del 2017, si prevede di incassare circa 1,5 milioni l’anno.
Resta appunto da stabilire come impiegare il “tesoretto”. Un problema sollevato a più riprese da Federalberghi, rappresentati ieri dal presidente provinciale Guerrino Lanci. In pratica a Trieste l’applicazione dell’imposta di soggiorno avverrà al buio. A differenza di Grado e Lignano, dove sono stati già istituiti dei tavoli per fare delle scelte, Trieste non ha ancora affrontato la questione. La legge regionale, impugnata al Tar, prevede che siano le categorie economiche (in questo caso gli albergatori) a indirizzare l’utilizzo dei proventi. La giunta vorrebbe invece fosse il Consiglio comunale a decidere. «Se il Comune vuole destinare i soldi a una statua di Sissi e gli albergatori a una spiaggia a Barcola (riferimento al progetto dell’ex senatore Russo, ndr), alla fine vince la spiaggia di Barcola. È il paradosso di questa legge regionale. In ogni caso i soldi non potranno essere utilizzati per asfaltare via Carducci», dice con piglio polemico l’assessore Bucci. La legge regionale è chiara in questo senso: «Il gettito dell’imposta di soggiorno è destinato al finanziamento di interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locale, nonché dei relativi servizi pubblici locali».
In verità c’è fretta di approvare il regolamento pena l’impossibilità di inserire la tassa di soggiorno tra le poste attive del bilancio comunale, che deve essere approntato a breve. «Vogliamo applicare l’imposta a partire dal primo giugno per avere una disponibilità economica da utilizzare già in questo esercizio», spiega Bucci.
A far discutere sono anche le esenzioni. Sono esclusi anagraficamente i residenti a Trieste, i minori fino al compimento del diciottesimo anno di età, i volontari di Protezione civile e Croce rossa, i soggetti che assistono persone ricoverate in strutture del territorio (inclusi i genitori di minori), le persone con disabilità all’80%, gli autisti di pullman e gli accompagnatori turistici, gli operatori turistici e il personale delle forze armate e delle forze dell’ordine in servizio. In alcuni di questi casi serve un’apposita autocertificazione. «Le forze dell’ordine sono sempre in servizio», obietta l’ex poliziotto Salvatore Porro (Fdi). Obiezione non accolta. Piero Camber, capogruppo di Forza Italia, pone la questione invece degli alberghi che ospitano i richiedenti asilo. «Anche loro sono soggetti all’imposta di soggiorno?». La risposta arriva dal dirigente Vincenzo Di Maggio: «Se non sono iscritti all’anagrafe dei residenti a Trieste, devono pagare l’imposta per i primi 5 giorni». L’accoglienza, insomma, non esenterà dalla tassa di soggiorno.
E chi non paga? I “furbetti”, che devono compilare un modulo predisposto dal Comune, rischiano una sanzione amministrativa pari al 30% dell’importo non versato. Vista l’entità della tassa è difficile immaginare un recupero coattivo delle somme evase. Si spera insomma nel senso civico dei turisti.
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