Debora striglia il Pd del Fvg e blinda la sua giunta

La governatrice all’assemblea regionale: «Servono unità e ambizione per le riforme». Smentita l’ipotesi del rimpasto
Pasian di Prato 16 Febbraio 2014. Assemblea PD.Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego
Pasian di Prato 16 Febbraio 2014. Assemblea PD.Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Petrussi Diego

TRIESTE. In politica «serve ambizione». Debora Serracchiani pensa a Matteo Renzi e anche a se stessa, ma si rivolge soprattutto a un Pd Fvg che dovrà assecondare il coraggio di cambiare la Regione. Perché alternative al cambiamento non ci sono. E per questo, d’ora in avanti, «smettiamola di guardarci come fossimo tutti delle controparti». La presidente guarda Francesco Foti, che ha appena definito il Consiglio regionale «controparte» del partito, ma la bacchettata è a più ampio raggio nel giorno in cui, a Pasian di Prato, l’assemblea democratica battezza il nuovo corso della segreteria Grim.

Sala così piena che a un certo punto Serracchiani si siede per terra, come alle assemblee scolastiche. Poi, quando prende la parola, manda un messaggio deciso a chi per settimane non ha saputo trovare una sintesi. Non prima che arrivasse lei con l’indicazione dell’assessore comunale di Trieste. Venti minuti dal palco, quelli della presidente, che spronano la truppa e minimizzano le attese sul futuro suo e della giunta. Pensieri brevi ma chiari: non lascio il Friuli Venezia Giulia, rafforzerò il mio ruolo nel partito nazionale, l’esecutivo regionale è all’altezza e non si cambia. La convinzione è di aver già fatto tanto nei primi dieci mesi di governo. In controtendenza con chi c’era prima: i sassolini riguardano temi noti, terza corsia e patto Tondo-Tremonti. «Abbiamo recuperato una grande opera strategica per il Paese - dice Serracchiani - convincendo il governo a stanziare 130 milioni. E siamo così riusciti a rivedere il Piano economico-finanziario asciugandolo rispetto alla versione voluta da chi aveva pensato troppo in grande, addirittura aggiudicando in via definitiva alcuni appalti senza copertura finanziaria ma dimenticando, curiosamente, il secondo lotto. Ora si tratta di correre per trovare le risorse necessarie a evitare la chiusura dei cantieri». Sottolineata l’importanza anche dell’accordo di programma per l’area industriale di Trieste e snocciolate le cose fatte (costi della politica, fondi per la prevenzione dei dissesti idrogeologici, riorganizzazione e semplificazione della “macchina”), Serracchiani usa il protocollo «sciagurato» Stato-Regione per rimarcare la differenza: «Non saremo più la Regione che dà soldi allo Stato senza chiedere competenze in cambio. Ci aiuterà in questo percorso una commissione Paritetica che è di altissimo livello».

E allora, adesso, via con le riforme. A partire da quella sanitaria, «che impone alla politica grandissimo coraggio: non sarà un compito facile educare prima di tutto se stessa e poi i cittadini anche ai cambiamenti che spaventano». Ecco, dunque, il tema dell’ambizione. «Andrò in analisi per il mio culto della personalità», scherza la presidente prima di insistere: «Rivendico l’ambizione smisurata di chi vuole cambiare le cose, dovrà essere il nostro patrimonio comune». E poi, ancora più sicura: «Noi cambieremo le cose, e lo faremo con l’appoggio e il contributo, anche aspro se sarà necessario, del Pd. Perché vogliamo che il Friuli Venezia Giulia sia protagonista del suo futuro riconquistando la specialità, una prerogativa da esercitare quotidianamente, come non ha fatto invece chi oggi grida “al lupo al lupo”».

Con questo obiettivo, conclude la governatrice, «la Regione affronta le emergenze ma ha anche impostato politiche strategiche, in primis nell’industria». Di qui «una proposta seria e concreta fatta all’Electrolux in così breve tempo. Merito del vicepresidente Bolzonello e di una giunta di cui sono estremamente soddisfatta». Non si cambia, dunque. Almeno non in questa fase: «Ho fatto una scelta molto chiara e preso un impegno per la regione. E se ho lavorato in questi mesi pure a Roma, è appunto per rafforzare il ruolo locale. Tanto che alcuni risultati raggiunti sono conseguenza del fatto che il Friuli Venezia Giulia è ritornato al centro degli interessi nazionali». La prossima stelletta? «C’è molta mitologia, io penso al mio mestiere. E mi preoccupo delle cose da fare anche per il partito: servono campagne serie per le amministrative, ma anche per le europee».

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