Debora scherza sui triestini “pigroni”

«A Palazzo mi hanno detto: “Per governare qui, basta non far nulla”». E poi denuncia la situazione stagnante del porto
Di Roberto Covaz

GORIZIA. «All’ingresso nell’ufficio della presidenza della Regione a Trieste mi hanno subito rassicurata: “Per governare qui non ci sono problemi, basta non fare nulla”. In effetti, la stagnante situazione del porto giuliano è quanto mai emblematica del modo di intendere il lavoro di una certa triestinità. Ma da qualche tempo, dopo che abbiamo rivoltato il Palazzo, le cose stanno migliorando e le professionalità stanno emergendo».

Ospite del Rotary club di Gorizia Debora Serracchiani (che per onorare l’impegno assunto con il presidente del club, Bruno Augusto Pinat, ha rinunciato a partecipare a Ballarò) ha parlato a ruota libera tracciando una sorta di bilancio dei primi mesi di guida della Regione. Una chiacchierata di quasi un’ora in cui ha dosato attentamente serietà, ironia e sarcasmo. Sulla propensione al lavoro dei triestini lei, friulana di adozione, ha confessato, sorridendo, che nei primi giorni da presidente verso le 19 doveva telefonare al centralino del palazzo regionale affinché non la dimenticassero dentro, prima di chiudere gli uffici. «Poi si sono abituati ai miei orari», ha chiosato Serracchiani. Che ha mostrato muscoli lessicali nel definire «indecente e indecorosa» la situazione del porto di Monfalcone: «È mai possibile che un presidente di Regione per decidere sul porto sul quale ha ampia competenza debba confrontarsi con una decina di soggetti? È necessario giungere a un’unica governance regionale della portualità. Stiamo perdendo terreno e tempo. A una nave asiatica non importa se attracca a Monfalcone piuttosto che a Trieste o a San Giorgio di Nogaro dove, peraltro, se il fondale non verrà dragato, di questo passo non passerà più nemmeno una canoa. A quella nave importa di pagare di meno e trovare servizi migliori che altrove. In Cina ci sono porti con banchine anche di cento chilometri. Qui da noi invece siamo ancora alla preistoria con estenuanti gelosie tra scali assolutamente lontani dall’essere concorrenziali. Sul porto di Monfalcone poi si è raggiunto il paradosso. Pur spettando alla Regione il compito di autorizzare l’escavo del canale i soggetti gestori hanno preferito rivolgersi al ministero per ottenere la Valutazione di impatto ambientale. Risultato? Zero». Per questo escavo, atteso da più di dieci anni, sono a disposizione 13,5 milioni di euro, 11,5 della Regione e 3 dal ministero dell’Ambiente. La vicenda del porto di Monfalcone, gestito dall’Azienda speciale emanazione diretta della Camera di commercio di Gorizia, riassume drammaticamente lo stato della burocrazia e dell’incapacità di enti e organismi privati di fare sistema. Presente all’incontro al Rotary anche il sindaco di Gorizia Ettore Romoli, il quale nel sentire le esternazioni di Serracchiani sul porto monfalconese ha ben compreso dove la presidente volesse andare a parare. Proprio a quel vertice della Camera di commercio in scadenza tra poche settimane.

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