De Monte: «Rifiuto con forza l’etichetta di no vax. Io sto aspettando per motivi di salute»

Il primario rompe il silenzio e ribatte a sindacati dei medici e forze politiche. «Nei miei confronti ingerenze umilianti»
Marco Ballico

TRIESTE Non ha fatto il vaccino anti-Covid non perché è un no vax, ma per questioni legate alle sue condizioni di salute. Amato De Monte, direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione di Udine, esce dal silenzio per spiegare il perché, al momento, non ha aderito alla campagna vaccinale. In una nota in risposta alle polemiche degli ultimi giorni, il primario friulano scrive peraltro di averne «già fatto istanza», ma si tratta di un passaggio che, a quanto pare, non si è tradotto sin qui in una procedura di prenotazione, con conseguente appuntamento. Una conferma in tal senso, a precisa domanda, non è arrivata ieri dal diretto interessato.



Lo hanno criticato i sindacati della dirigenza medica e la politica. Sconcertati che un professionista della sanità, tanto più se a stretto contatti con i pazienti contagiati dal coronavirus, non si fosse già fatto somministrare, e da tempo, il vaccino anti-Covid. Una questione non secondaria che si è aggiunta al caso della chiamata diretta da parte di Giuseppe Tonutti, direttore di Arcs, l’Agenzia regionale di coordinamento della salute che aveva bandito un concorso per la nuova guida della Sores, la sala operativa regionale dell’Emergenza sanitaria di Palmanova, ma che quel concorso ha deciso poi di sospendere una volta acquisita la disponibilità di De Monte all’incarico, in sostituzione di Vincenzo Mione, direttore facente funzione in pensione dal prossimo agosto.



Dopo aver preferito evitare di commentare le voci su una sua mancata vaccinazione, confermate peraltro, oltre che da Tonutti, dall’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi, De Monte si è ritrovato oggetto delle dure critiche dell’intersindacale medica, nonchè da diversi esponenti della politica regionale. Nel mirino delle organizzazioni di categoria pure il vicepresidente Riccardi, che avrebbe «tollerato, ammesso e legittimato la possibilità che professionisti sanitari, anche di un certo rilievo, possano liberamente dichiarare di non volersi vaccinare con i vaccini attualmente disponibili».

La replica del direttore del Dipartimento è contenuta in una nota che definisce in premessa «umilianti le ingerenze avanzate riguardo al mio stato di non vaccinato». De Monte, rispondendo «ai politici di professione», sottolinea che «il medico è tenuto al segreto professionale sullo stato clinico del paziente, mentre loro si concedono il lusso di parlare anche di problematiche di cui spesso hanno conoscenze approssimative e slegate dal contesto contingente, ancor più quando si addentrano in ambito sanitario». E ancora, prosegue rivolto stavolta «ai medici prestati alla politica», «vorrei ricordare che prima di somministrare una cura, vaccini inclusi, si prevede la formulazione della diagnosi mediante raccolta dell’anamnesi e valutazione dello stato clinico e delle terapie in atto; successivamente si valutano i rischi e i benefici della terapia, in accordo con il paziente». Concetti «riportati nei manuali medici, nel codice deontologico e pure in varie normative che regolano gli aspetti della salute, inclusa la legge 44/2021», ricorda De Monte citando proprio il recente decreto che introduce l’obbligo vaccinale per tutte le professioni e gli operatori nel settore sanitario. In ogni caso, è la precisazione, «rifiuto categoricamente l’etichetta di no vax che strumentalmente si cerca di affibbiarmi. In più occasioni e in diversi contesti ho sempre affermato che, se la strategia nazionale avesse previsto fin da subito la massiva vaccinazione degli ultraottantenni e delle persone fragili, l’impatto sul sistema sanitario sarebbe stato ben diverso. Non ritengo opportuno rendere pubbliche le mie condizioni di salute - prosegue il medico -, poiché reputo di avere le sufficienti competenze e conoscenze per valutare tempi e modi quanto più compatibili con il mio stato di salute per accedere alla vaccinazione, trattamento per il quale ho già fatto istanza». Detto che «la malattia e la cura non rispondono a regole ideologiche, economiche, di partito o di equilibri sindacali, ma sono regolate da complessi sistemi fisiologici che studiosi e scienziati stanno cercando di capire e che investono tutto l’ambito della salute e non solo del Covid», De Monte ribatte infine «agli eroi da tastiera»: «Un sentimento di compassione per lo scarso rispetto che hanno per il tempo che la vita concede loro e che sprecano malamente entrando incautamente nella vita degli altri, invece di dedicarlo a fini più nobili e costruttivi». Ma anche un ringraziamento a «tutti coloro che mi hanno manifestato vicinanza e sostegno».

Quanto alla nomina al vertice della Sores, «confermo che, in fase di uscita dall’emergenza, ho messo a disposizione del direttore di Arcs la mia competenza e la mia esperienza professionale per contribuire a migliorare aspetti di disallineamento tra soccorso territoriale ed emergenza ospedaliera - conclude -, frequentemente palesati in occasione della fase acuta della pandemia». —

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