Dall’ovovia al ring del centro: il sogno green di Trieste 2030
Via libera in giunta al piano urbano. Finanziato con fondi europei, il maxi progetto rilancia pure la galleria di largo Mioni. Ora i sono 60 giorni per presentare osservazioni, prima del varo finale
Foto BRUNI 24.10.2018 Scaloni d'epoca triestini-p.zza Sansovino
TRIESTE. Il Comune si è ufficialmente dotato di un Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums). Si tratta di un documento strategico di ampio respiro, che guarda all’orizzonte del 2030 mettendo nero su bianco una sfilza di linee guida per lo sviluppo della mobilità cittadina: si va dalla cabinovia alle Zone 30, passando per le cerniere di mobilità e così via.
Fregiandosi di questo nuovo titolo green, Trieste d’ora in poi avrà inoltre la possibilità di accedere a tutta una serie di incentivi regionali, governativi o europei che finora le erano preclusi. Dopo una fase progettuale durata oltre un anno e mezzo e l’approvazione in giunta, arrivata giovedì sera, la delibera di adozione del Pums è stata presentata ieri in conferenza stampa dall’assessore comunale all’Urbanistica Luisa Polli e dall’ingegner Giulio Bernetti, direttore del Dipartimento territorio, economia, ambiente e mobilità.
Nel frattempo hanno iniziato a decorrere i 60 giorni entro i quali i cittadini possono presentare delle osservazioni al Pums, prima che questo passi al vaglio del Consiglio comunale per l’approvazione definitiva.
«Si tratta di una delibera di indirizzo corredata da ben 46 allegati», ha spiegato Polli: «Contiene un insieme di principi cui ispirarsi per disegnare il futuro della mobilità cittadina. Bisognerà ternerne conto ogni volta che si farà ad esempio una pedonalizzazione. Un anno fa avevamo avviato le indagini preparatorie, con interviste ai cittadini sui bus o alla fermata, oppure in situazioni particolari: mamme che portano i bambini a scuola, per dire. Abbiamo cercato di capire le esigenze reali delle persone».
Le aree di intervento previste sono otto. Si parte dai sistemi ettometrici di risalita (cioè scale mobili o ascensori) che si auspica di collocare tra via Giulia e l’Università, ad esempio, oppure tra San Giovanni e la cava Faccanoni. La cabinovia tra Rive, Porto Vecchio, Park Bovedo e Opicina dovrebbe poi risolvere il problema dell’accesso alla città da Nord.
Un altro obiettivo è quello di creare delle cerniere di mobilità: luoghi ben precisi dove concentrare parcheggi di interscambio e corrispondenti snodi del trasporto pubblico, in modo che chi arriva da fuori città possa lasciare qui la propria auto e proseguire con i mezzi, decongestionando il centro. Si vogliono istituire anche numerose Zone 30, itinerari ciclabili (c’è un tavolo aperto per la stesura di un Biciplan cittadino), centri di distribuzione merci fuori dal centro e al contempo piccoli punti di recupero pacchetti per l’e-commerce.
Infine le modifiche alla viabilità. Entro il 2025 si spera di costruire alcune “celle di circolazione” tra via San Francesco e via Battisti, nonché di portare la Galleria Sandrinelli a senso unico verso piazza Goldoni. Per il 2030 si sogna invece un ring a senso unico antiorario attorno al Borgo Teresiano, comprensivo di Rive, Passaggio Sant’Andrea, nuova galleria tra via D’Alviano e largo Mioni, viale D’Annunzio e via Carducci.
La messa a punto del Pums rientra nel più ampio progetto europeo Civitas Portis e, nello specifico, nel programma Horizon 2020: grazie a ciò il Comune si è aggiudicato quattro milioni di euro, serviti non solo per le attività del Pums ma anche per realizzare lavori in Porto Vecchio, bike sharing, totem turistici, parcheggi e una nuova piattaforma web integrata per i trasporti in città, che sarà presentata a breve.
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