Dallo zerbino alle luci Francesca e la “tarta-casa”

Mille versioni di tartarughe sistemate in ogni angolo, oltre a undici esemplari vivi «È cominciato tutto da bambina, ora è un’invasione ma non posso farne a meno»
Lasorte Trieste 07/07/17 - Collezionisti, Francesca Viviani, Collezionista di Tartarughe
Lasorte Trieste 07/07/17 - Collezionisti, Francesca Viviani, Collezionista di Tartarughe

TRIESTE Centinaia, migliaia di oggetti stipati in case, soffitte, cantine o stanze realizzate ad hoc. E il desiderio continuo di cercare nuovi pezzi, curiosando tra mercatini dell’usato e vendite on line. È il mondo dei collezionisti, che a Trieste conta su tanti appassionati, che racconteranno - puntata dopo puntata - la loro storia e le caratteristiche di ogni singola raccolta, aprendoci le porte dei propri regni. Si parte con Francesca, la “regina” delle tartarughe.
 

Francesca, la regina della tarta-casa


Si può definire senza esagerare la “regina” delle tartarughe. Francesca Viviani ha oltre mille riproduzioni, una “tarta-casa” dove l’animale spunta in ogni arredo, soprammobile, in ogni piccolo dettaglio, oltre a una collezione infinita di oggettistica custodita in due vetrine che ormai faticano a contenerle. Alcuni mobili sono stati realizzati ad hoc inserendo appositi particolari che richiamano le tartarughe, presenti anche “dal vivo” con otto esemplari di terra in giardino e tre d’acqua in casa, tutte regolarmente registrate e accudite con grande amore. Ma com’è iniziata questa passione? «È cominciato tutto da bambina – racconta Francesca – e non mi sono mai fermata. Ne compro di continuo, ovunque, e gli amici che viaggiano me ne portano sempre qualcuna in regalo da ogni angolo del mondo. Ormai è una vera e propria invasione, ma sono meravigliose, le adoro, non posso farne a meno. Come mai proprio la tartaruga? È simbolo di tranquillità e longevità, mostra come sia importante affrontare la quotidianità senza correre troppo: come non condividere una filosofia di vita che suggerisce di goderci di più il tempo? E adoro anche guardarle, quando camminano nel prato, ad esempio, mi rilassa: sono davvero splendide».

Oltre alla collezione sterminata Francesca ha adattato tutto il suo appartamento con giardino alla sua passione. Fin dall’ingresso, lo zerbino ha la forma di tartaruga, entrando in casa ecco spuntare sulle pareti specchi, quadri, orologi, e sui mobili vasi e altri contenitori, sempre a tema. Nel bagno la specchiera è stata arricchita con un sistema di piccole luci, fatte costruire apposta su misura, che formano il disegno di una tartaruga, oltre alla struttura che sostiene gli asciugamani, il portasapone e anche qui modellini sparsi dappertutto. Nel soggiorno all’animale è dedicato un centrotavola con candela, vicino a una tartaruga enorme, che pesa diversi chili. «L’ho comprata a Firenze a una fiera di pesca, è in vetroresina ed è grandissima. È stata una fatica farla arrivare intatta a casa - sottolinea –, ero in vacanza in Toscana e me la sono portata in giro per un giorno intero, tra musei e passeggiate in città. Ed è pure costata parecchio, ma appena l’ho vista ho capito che doveva essere mia».

Nella camera da letto, tra cuscini e quadri, una curiosità. «Una tartaruga che si può inserire nel forno a microonde – mostra Francesca - e che serve come fosse una borsa dell’acqua calda, per scaldarsi d’inverno». Nelle stanze che si affacciano sul giardino c’è poi un tavolino, sempre con tarta-disegni, oltre al timer per la cucina, la borsa della spesa, il tappo per il lavandino, cucchiaini, cuscini, lampade, altri specchi, e una lunga serie di peluche. Ed è proprio nella zona giorno della casa che si trova la vetrina più grande, che contiene centinaia di tartarughe, di ogni forma, colore, fattura e provenienza. «C’è di tutto, sono di vetro, porcellana, tessuto, fatte con conchiglie, plastica, brillantini, gesso, legno e con svariati materiali che ormai non ricordo più. Si va dalle più piccoline, di appena pochi millimetri di grandezza, alle più grandi e pesanti, sistemate anche sopra il mobile. Tra le più particolari quella da appendere all’albero di Natale, come fosse una pallina decorata, quella che diventa un apribottiglie, e una che ho realizzato a mano, su un modello di polistirolo, pazientemente ricoperta da centinaia di pailettes. Mi piace molto un giocattolo degli anni ’80 che ho recuperato in un mercatino dell’usato, una tartaruga di gomma un po’ vintage».

«Le varie mensole sono pienissime – dice Francesca guardando un po’ sconsolata i ripiani – mi rendo conto che sto esaurendo lo spazio ma di sicuro ne troverò altro. L’ultima l’ho comprata proprio ieri, perché quando entro in un negozio o vado in giro per qualche commissione o sono in vacanza con il mio compagno, ho “l’occhio clinico” e finisco sempre per trovarne di nuove. Ci sono poi tante che arrivano da diversi Paesi grazie all’aiuto di amici che conoscono bene la mia collezione. Tra le più belle alcune da Cuba, Bahamas e Maldive». Accanto a chicche particolari (come il carapace di una tartaruga che Francesca ha conservato dopo la morte), ci sono anche tanti oggetti d’uso comune, sempre con la forma dell’animaletto. Ecco quindi una schiera di portachiavi, anelli, posacenere, vasi e vasetti, salvadanai e ciondoli. All’esterno, dove passeggiano nel verde otto belle specie di tartarughe di terra, Francesca ha sistemato anche luci esterne a forma di tartaruga, che si alimentano a energia solare, e si è fatta incastonare nel pavimento un mosaico con disegno ad hoc. Convivono serenamente dentro e fuori anche due simpatici cagnolini e due paffuti conigli, oltre a un pesciolino rosso. «Non credo mi fermerò mai – ammette – sono consapevole che l’appartamento è davvero pienissimo, ma per un collezionista gli oggetti non sono mai troppi e sono sempre a caccia di rarità o di altre riproduzioni per il semplice gusto di possederle. Dove le metterò? Ho ancora un ripiano del mobile, dove per il momento sono riposti bicchieri e piatti, mi sa che presto lasceranno il posto ad altre tartarughe, che finora sono oltre un migliaio, ma in realtà potrebbero essere molte di più. La verità è che ormai ho perso il conto».

( continua - 1.a puntata)

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