Dall’Istria fino a Grado e Lignano Alto Adriatico “tana” di meduse

Centinaia di segnalazioni lungo tutta la costa. Gli addetti ai lavori: «Numeri importanti». Assente la temibile Pelagia noctiluca
Meduse “danzano” nel mare aperto. Per gli esperti quest’anno si è registrata una presenza cospicua
Meduse “danzano” nel mare aperto. Per gli esperti quest’anno si è registrata una presenza cospicua

TRIESTE. «Meduse? Tantissime. E in più di una costa». A Pola segnalano una vera invasione. A Duino hanno la stessa impressione pescatori e diportisti. Anche a Lignano e a Grado, dicono i villeggianti, se ne vedono «a centinaia». Gli esperti, più prudentemente, confermano che sì, la presenza è senz’altro numerosa ma non da record.

Piuttosto, sottolinea Paola Del Negro, ricercatrice dell’Ogs di Trieste, «va evidenziato che il trend, da qualche anno, rimane costante: le meduse hanno iniziato ad aumentare anche nel Nord Adriatico e, pure quest’anno, non sono venute meno». Difficile dire se la quantità è superiore a quella del 2015.

«La quantificazione è compito improbo - spiega la ricercatrice -. Si tratta infatti di organismi sufficientemente grandi per essere avvistati da un'imbarcazione, ma al tempo stesso sono animali in grado di muoversi lungo la colonna d'acqua, di scendere in profondità e di risultare dunque non visibili. Inoltre, proprio per la loro grandezza, spesso escono dalle reti normalmente usate per il plancton». Ci si basa dunque soprattutto sulle segnalazioni.

Istria In Istria Meridionale, a Stoia, Valcane, del Bianco, Valsaline e Saccorgiana, da giorni si parla di una varietà inedita, la Cotylorhiza tuberculata, nota come Cassiopea mediterranea, medusa urticante. Ne sono state raccolte alcune di diametro fino a 35 centimetri. Ma pure nel Golfo di Trieste ha colpito quest’estate la quantità.

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Duino Chi frequenta le acque sotto il castello di Duino ma anche di Sistiana, ne vede una dopo l'altra. È la Rhizostoma pulmo, che i triestini chiamano "botta marina": non urticante, una specie presente nell'Adriatico e nello Jonio, lungo le coste della Puglia jonica e adriatica, nell’Alto Tirreno e appunto in Fvg e Veneto. Il diametro dell'ombrello può arrivare a 60 centimetri, il peso ai 10 chili.

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Al là del disagio che può arrecare sfiorarle o toccarle, non sembra possano creare grossi problemi per nuotatori e bagnanti. «Sono pressoché innocue - fa sapere Massimo Avian, docente di Zoologia al Dipartimento di Scienze dell'Università di Trieste - perché non creano reazioni sulla pelle in caso di contatto.

Qualche rischio in più lo possono forse correre i bambini se, inavvertitamente o per gioco, le prendono in mano o ci si siedono sopra. Ma al massimo si può avvertire un leggero bruciore, che si assorbe da solo in poco tempo».

Grado La quantità di quest’anno? «Sappiamo dell'esistenza di un'area di riproduzione, nelle vicinanze della spiaggia di Grado - prosegue Avian -, dove questa specie trova un habitat particolarmente favorevole. Le correnti le possono portare un po' ovunque, non stupisce dunque la loro presenza vicino a Duino».

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Del Negro, confermando la tesi del sito di riproduzione, «in particolare per il fatto che di Rhizostoma se ne vedono di dimensioni diverse in Golfo», aggiunge motivazioni più generali: «La presenza di quelli che in termini tecnici chiamiamo "jelly", vale a dire organismi gelatinosi composti per il 98% di acqua, sta aumentando nell'intero bacino del Mediterraneo, un fenomeno dovuto in primis alla riduzione delle specie ittiche di grossa taglia che possono nutrirsi di meduse, conseguenza di forme indiscriminate di pesca. Nello stesso contesto è pure diminuita la competizione sulla risorsa alimentare plancton. Dopo di che può avere influito anche il riscaldamento delle acque».

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Muggia Pure nel resto della regione, dunque, non sono mancate le chiome bianche. Già in primavera, nelle acque del Mandracchio a Muggia, si vedeva, con Rhizostoma, Aurelia aurita, medusa dai piccoli tentacoli e dall’ombrello su cui si nota una sorta di quadrifoglio.

La ricercatrice dell'Ogs tranquillizza in ogni caso residenti e turisti. La maggior parte degli avvistamenti riguarda scifomeduse non particolarmente urticanti che non rappresentano un "nemico".

Lignano Di cubomeduse, così si chiama il secondo grande raggruppamento, si può probabilmente sospettare la presenza a Lignano. In particolare si può pensare alla Carybdea marsupialis, molto piccola (ombrello di 4-5 centimetri), trasparente, con quattro lunghi tentacoli e capacità di spostarsi assai velocemente.

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Nel Mediterraneo non esistono le meduse killer delle coste australiane ma la Carybdea può creare qualche fastidio con un contatto doloroso ma dal rapido effetto. «A vedere alcune ustioni sul nostro litorale - dice Del Negro - sembravano corrispondenti all’incontro con quella varietà.

Nessun allarme comunque: non ci sono particolari pericoli e non si contano neanche troppi casi. Non ci metterei le mani sopra ma si può nuotare serenamente senza alcun tipo di precauzione. Più che sufficiente il buon senso». La medusa più dermotossica in regione? «Pelagia noctiluca. Ma fortunatamente, quest’anno, non si è vista».

ha collaborato Ugo Salvini

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