Dall’isola di Pasqua l’elisir contro l’invecchiamento

TRIESTE Era la domenica di Pasqua del 1722 quando l'esploratore olandese Jacob Roggeveenn per primo mise piede su quella che chiamò appunto l'Isola di Pasqua. A 5 ore di volo da Santiago del Cile, l'isola era stata colonizzata, 1000 anni prima di Cristo, da una popolazione che proveniva dalla distante Polinesia. Vi stabilirono una cultura misteriosa, di cui oggi ci rimangono le 887 statue monolitiche dei Moai.
Nel 1965 l'Isola di Pasqua fu meta di un'altra spedizione, promossa dall'azienda farmaceutica Wyeth, che batteva le isole del Pacifico alla ricerca di batteri del suolo in grado di produrre antibiotici contro i funghi. Fu trovata una molecola interessante, chiamata rapamicina a memoria di Rapa Nui, il nome polinesiano dell'Isola. Ma anziché un antifungino, la rapamicina si rivelò invece essere un potente immunosoppressore: divenne rapidamente un blockbuster, che da 30 anni viene utilizzato per prevenire il rigetto dei trapianti.
Ma la storia della rapamicina era lungi dall'essere finita. Nel 1996 un team dell'Università di Basilea scoprì che il farmaco blocca mTor, una proteina che svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo delle cellule. In assenza di nutrienti, mTOR viene disattivato, esattamente quanto avviene con la cosiddetta restrizione calorica, una condizione in cui l'assunzione di cibo è limitata a meno dell'80% di quello che sarebbe indicato. Dal moscerino della frutta alle scimmie, la restrizione calorica è l'unico trattamento in grado di allungare in maniera significativa la vita; ma è difficile da mantenere, perché il nostro cervello è programmato per cercare il cibo, non per evitarlo. E allora: perché non ricorrere alla rapamicina per mimare gli effetti benefici della restrizione calorica?
Un primo studio nel 2009 mostrò come il trattamento con questo farmaco prolungava la vita dei topi di quasi il 30% (sarebbe come se noi vivessimo da 90 a 120 anni). Alcune piccole sperimentazioni hanno già mostrato come la rapamicina aumenti la memoria e prevenga l'Alzheimer anche nell'uomo. L'Nih statunitense sta ora sponsorizzando una ricerca nelle persone anziane, mentre l'Università di Washington coordina il Dog Aging Project, una sperimentazione su 500 cani da compagnia. Difficile però che il farmaco dell'Isola di Pasqua diventi esso stesso un elisir di lunga vita, perché blocca anche il sistema immunitario e predispone al diabete. La caccia a nuove molecole più sicure, che inibiscano mTor senza avere effetti collaterali, è già cominciata.
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