Dall’ingegno di due triestini nasce il “trucco” anti Bora
Talvolta accade che una brillante intuizione nasca da una situazione di per sé banale, ma che ricopre il ruolo di inaspettato elemento catalizzatore. E che da progetto in embrione un po’ fumoso e indefinito, lentamente si sviluppi e prenda forma: rielaborata, sperimentata, “prototipizzata”, ecco infine l’invenzione. Nuova di zecca e dunque con tanto di brevetto depositato e marchio che ne attesta la proprietà intellettuale.
A interpretare il copione del fattore accelerante dell’innovativo e soprattutto inedito dispositivo di bloccaggio e sbloccaggio che è valso ai triestini Lorenzo Hirsh e Claudio Ardessi la medaglia d’oro per l’Italia al “Salone Internazionale delle Tecniche e delle Invenzioni” di Ginevra nel 2014, un violento quanto, appunto, banale colpo di bora.
Un pomeriggio di alcuni anni fa, Hirsh stava infatti portando a passeggio la figlia di pochi mesi, quando un cassonetto delle immondizie sorvolò, sospinto da un potente refolo, la carrozzina. Per fortuna il potenzialmente letale contenitore-proiettile non causò danni, ma Hirsh, una vocazione da Archimede Pitagorico di lungo corso, indossato il cappello pensatore, si mise di buzzo buono per cercare un metodo in grado di bloccare a terra i contenitori. «In verità credevo qualcuno ci avesse già pensato, ma dopo aver setacciato la rete in cerca di notizie, vidi che invece non era affatto così» spiega Hirsch, gruista all’Acegas Aps.
Questa in sostanza la genesi che ha visto la nascita della piastra metallica di ancoraggio a terra, azionata da un dispositivo di aggancio e sgancio, il cui brevetto è registrato all’ufficio brevetti del ministero dello Sviluppo economico, all’Epo (European patent office) e al Wipo, ovvero l’omologo mondiale per la Proprietà intellettuale, che ha rilasciato la certificazione “granted”, ossia di invenzione inedita a livello internazionale. «Il sistema oltre ad assicurare la inamovibilità dei contenitori, che possono infatti essere manovrati solo da chi ha, per così dire, l’altra parte del congegno - come spiega Marco Grazioso, a cui è affidata l’area marketing e commercializzazione del brevetto - ne dimezza i tempi di manovra nel processo di sollevamento, svuotamento e riposizionamento».
Il raggio d’azione non riguarda solo Trieste a causa della Bora – i test certificano la resistenza al vento fino a 230-250 km orari - poiché i cassonetti possono essere protagonisti, seppur involontari, in svariate altre occasioni: arma di offesa-barricata mobile, come nelle manifestazioni di protesta, incandescenti proiettili dati alle fiamme, oppure, se imbottiti di esplosivo, letali ordigni da guerriglia metropolitana. In altre parole, il sistema ideato dai due “inventori” triestini, con le opportune modifiche, può essere applicato ad altre realtà, in primis ai containers e al trasporto via nave, treno e gomma.
Un’idea semplice ma inedita, premiata, come detto, con la medaglia d’oro per l’Italia al “Salone internazionale delle Invenzioni, delle Tecniche e dei Prodotti nuovi”, ovvero la più importante - assieme alle omologhe fiere di Kuala Lumpur e Kuwait City - manifestazione internazionale dedicata alle invenzioni, cui partecipano tutti gli anni con all’incirca 1000 progetti coperti da brevetto oltre 45 paesi del mondo.
«È stata un’esperienza incredibile - racconta Hirsch - il salone di Ginevra è una vetrina immensa e con straordinarie potenzialità che attrae aziende e buyers da tutto il mondo». ll duo, assieme al brevetto, è stato anche invitato all’Inno Tech Expo di Kuala Lumpur e all’IIF Me, la fiera di delle invenzioni del Medio Oriente a Kuwai City. Però, seppur a malincuore, i progettisti hanno dovuto rinunciare all’economicamente impegnativa ed esotica chiamata agli Eldorado delle invenzioni.
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