Dall’incidente ai progetti sospesi, l’odissea del tram tocca i mille giorni

TRIESTE Mille giorni. Dallo scontro frontale tra due vetture del tram di Opicina, avvenuto il 16 agosto 2016, sono passati tre governi (Renzi, Gentiloni e Conte) e due presidenti della Regione (Serracchiani e Fedriga). Sul fronte sportivo la Triestina era in serie D e la Pallacanestro Trieste si giocava una tranquilla A2.
Dopo mille giorni invece il Tram di Opicina resta ancora tristemente fermo, nonostante le promesse di una pronta ripartenza. Da quando c’è stato l’incidente frontale tra la vettura 404 e 405 il tempo sembra infatti essersi fermato. Nell’impatto rimasero feriti sette passeggeri e i due macchinisti, nessuno in modo serio per fortuna. Secondo la ricostruzione la 404 stava scendendo verso la città per delle prove tecniche.
L’altra vettura, la 405, era regolarmente in servizio e, dopo aver fatto passare un terzo mezzo, la 406 che andava verso città con delle persone a bordo, era ripartita dalla fermata di Conconello. Dopo cinquanta metri e nel mezzo di una curva lo scontro frontale. Per la ricostruzione definitiva della dinamica e per le responsabilità bisognerà attendere il processo che è ancora in corso e vede imputati i due macchinisti: Stefano Schivi e Fulvio Zetto. Entrambi sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti con l’accusa di disastro ferroviario colposo. Il processo dovrà appurare se sono stati ignorati semafori rossi o se non sono state date le indicazioni corrette via radio.
Per avere la verità, almeno processuale, servirà ancora del tempo mentre il 2020 potrebbe essere effettivamente l’anno del rientro in servizio del tram. Nessuno chiaramente vuole ormai sbilanciarsi anche perché dal 2016 gli annunci, poi disattesi, non sono mancati. Il timore iniziale era di non riuscire a completare in tempi brevi il restauro delle vetture. Per il regolare servizio ne servono almeno tre e, oltre alle due coinvolte nel sinistro e sotto sequestro, delle altre sei solamente due erano operative. La 401 era oggetto di lavori strutturali piuttosto importanti dal 2009 e rallentati pure dal patto di stabilità. La 407 era impegnata nella revisione annuale. Le fasi di riparazione delle due vetture incidentate si erano invece concluse in tempi brevi, ovvero già l’8 giugno 2017. Proprio in quei giorni l’assessore Luisa Polli, una che il tram lo usava spesso, aveva manifestato un certo ottimismo sui tempi di ripartenza: «Direi che ormai siamo davvero a buon punto».
L’ottimismo non venne però ripagato dalla realtà al punto che il Piccolo avviò una raccolta di firme che si chiuse il 30 ottobre 2017 con 15.783 adesioni da tutto il mondo. A quella virtuale si affiancò anche la raccolta cartacea promossa da Luigi Bianchi di CamminaTrieste. A sottoscrivere il documento furono oltre 2.200 persone tra cui molti politici come l’ex premier Matteo Renzi. Nonostante le critiche del sindaco Roberto Dipiazza - «a cosa serve? C’è qualcuno che non vuole la riapertura del tram?» – vi aderirono anche i vertici della Regione con l’allora presidente Debora Serracchiani e il suo assessore alle Infrastrutture Maria Grazia Santoro, che garantirono anche l’appoggio economico per rimettere in funzione la linea.
Proprio la Regione è il gestore della linea, che è di proprietà del Comune, mentre Trieste Trasporti mette in pratica il servizio. Per riattivare la linea serve il via libera dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif), un organo periferico del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che lo scorso anno ha cambiato nome diventando Agenzia unica per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. Va detto che palazzo Cheba non è rimasto con le mani in mano e ha consegnato diversi progetti. E non sono mancati i confronti, al punto che a metà ottobre 2017 Dipiazza alzò pesantemente la voce arrivando a sbattere la porta (neanche troppo metaforicamente) in uno degli incontri. Lo scorso dicembre proprio il sindaco è stato querelato dai funzionari dell’organo.
In questi mille giorni si potrebbe intravedere però la luce e qualcuno parla del primo trimestre del 2020 come data di ripartenza. Tutto dipenderà però ancora dall’Ustif, che nel 2017 aveva chiesto degli adeguamenti ai primi progetti per l’ammodernamento della linea, chiedendo anche degli adeguamenti sui marciapiedi delle fermate.
La nuova progettazione della società Mercitalia Shunting & Terminal srl (che aveva già redatto il primo progetto) è stata completata e trasmessa in data il 23 marzo alla Regione, che l’ha inviata poi all’Ustif. Intanto sono state bandite le gare da 270 mila euro per la fornitura delle traverse, aggiudicata dalla società Lodovichi Domenico spa di Roma, e da poco meno di 134 mila euro per la realizzazione e la fornitura di nuove rotaie, aggiudicata all’austriaca Voestalpine Schien gmbh. —
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