Dall’Imu alla Tari in Fvg. In arrivo nel 2020 la mini rivoluzione dei tributi locali

Per effetto del patto Fedriga-Tria la “regia fiscale” passerà da Roma a Trieste. Con ricadute su esenzioni e aliquote
li assessori alle Finanze e alle Autonomie locali Barbara Zilli e Pierpaolo Roberti nell’aula del Consiglio
li assessori alle Finanze e alle Autonomie locali Barbara Zilli e Pierpaolo Roberti nell’aula del Consiglio

TRIESTE. Dal prossimo anno la Regione potrà disciplinare autonomamente i tributi locali comunali di natura immobiliare, definendone le modalità di riscossione e consentendo agli enti locali di modificare le aliquote ma anche di introdurre esenzioni, deduzioni e detrazioni. È uno degli effetti del patto Fedriga-Tria, sottoscritto all’inizio del 2019, il rinnovo dei rapporti dare e avere con Roma che assegna tra l’altro la competenza di Imu, Tari e Tasi alla Regione, con i Comuni che avranno come punto di riferimento l’amministrazione regionale e non più lo Stato.

«Finalmente viene messa in atto l’autonomia fiscale - sottolinea il presidente dell’Anci Fvg Dorino Favot -, con la Regione che potrà agire con norma su situazioni diverse, tenendo conto delle differenze tra territori. Un unico sistema regionale, inoltre, ridurrà la rigidità dei bilanci dei Comuni». Barbara Zilli, assessore regionale alle Finanze, conferma: «Regione ed enti locali eserciteranno l’autonomia in chiave tributaria. A neutralità di gettito fiscale, i Comuni potranno avere più margine di manovra sulle aliquote e introdurre categorie e criteri di esenzione».

Un processo, secondo l’assessore alle Autonomie Pierpaolo Roberti, da avviare nel 2020 e far diventare operativo nel 2021 giacché «manca a livello pratico anche un ufficio e il relativo personale. Il prossimo anno sarà dedicato alla costituzione di un nucleo ad hoc, che lavorerà per questo». I passaggi concreti vanno dunque ancora definiti. «Sarà la bontà dell’impianto normativo a fare la differenza. L’Anci darà il suo contributo», dice sin d’ora Favot. Regione e Comuni potranno infatti costruire assieme le regole che incidono sulla fiscalità tipica degli enti locali, quella sugli immobili.

Fermo restando che il gettito da accumulare sarà lo stesso dovuto annualmente allo Stato, il Fvg potrà decidere il modo in cui arrivare a quella somma, introducendo appunto, come previsto dal patto Fedriga-Tria, esenzioni, deduzioni e detrazioni. «Rimodulazioni», le definisce il segretario dell’Anci regionale Alessandro Fabbro, «mai a svantaggio del cittadino e forse a vantaggio».

A preparare la nuova stagione di autonomia finanziaria, il Consiglio regionale ha approvato a fine ottobre il disegno di legge sul recepimento dei principi fondamentali del sistema integrato degli enti territoriali, che fa seguito all'accordo tra Stato e Regione del febbraio scorso. Un articolato, ha sottolineato in aula l’assessore Roberti, che supera i vincoli statali cui era tenuto il singolo Comune per il contenimento della finanza pubblica e che assegna alla Regione la responsabilità complessiva di portare a saldo il sistema. Per esempio decidendo dove deve essere assunto il personale, se nell’ente centrale o se invece in periferia.

Non sorprende dunque la soddisfazione con cui trasversalmente è stata accolta un’altra tappa fondamentale, l’approvazione a inizio novembre in Consiglio dei ministri della nuova disciplina relativa al sistema integrato Regione-enti locali, che la Paritetica aveva licenziato a marzo. «Il nuovo assetto – spiega uno dei componenti della commissione, Salvatore Spitaleri – consegna ai cittadini e alle amministrazioni locali uno straordinario riconoscimento della specialità regionale e al Consiglio regionale la grande responsabilità di legiferare non sugli interessi di parte o di bottega, ma sul futuro del sistema Fvg».

L’impatto sulla comunità? «Le tasse locali stabilite dallo Stato non vengono più trasferite direttamente allo Stato, ma entrano nell’insieme dei rapporti centro-periferia – spiega a sua volta Spitaleri –. Questo consente di rimodularle. Non nel senso che non si paga più, ma con la possibilità per la Regione di intervenire per calmierare alcuni aspetti. Lo Stato vorrà naturalmente le sue quote, ma gli equilibri saranno diversi perché ci sarà un sistema integrato a confrontarsi con Roma e i Comuni non saranno più lasciati soli nella trattativa finanziaria. Verosimile che il cittadino se ne renderà conto quando il suo ente locale potrà destinare meglio le risorse a sua disposizione, anche se è prematuro immaginare ora quali saranno i suoi reali benefici. Dipenderà dalle modalità con cui Regione e Comuni applicheranno le nuove modalità». —


 

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