Dall’Himalaya fino al cielo insieme al monaco bambino

Nell'ambito della rassegna Film Outlet, Bonawentura e La Cappella Underground presentano domani alle 19 e 21, al teatro Miela, il film “Himalaya, il sentiero del cielo” (Himalaya - Le Chemin du ciel) di Marianne Chaud, in versione originale con sottotitoli in italiano. La proiezione è realizzata grazie alla collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana di Milano, che ha acquisto i diritti per la distribuzione italiana del documentario, già vincitore del premio Genziana d’Oro come miglior film al Trento Film Festival 2010. L'appuntamento sarà accompagnato da un incontro alle 20 con la monaca ani Malvina Savio del Centro Buddhista Tibetano Sakya Kunga Choling di Trieste.
“Himalaya, il sentiero del cielo” è un piccolo ma importante film che racconta la vita quotidiana di Kenrap: un monaco bambino, che vive nel monastero di Phukthal tra le montagne dello Zanskar, in India, a 4.000 metri d’altezza. Kenrap è riconosciuto come la reincarnazione di un anziano monaco; a partire dalla doccia mattutina con l’acqua gelata, durante il corso di filosofia, mentre lava i piatti e gioca con gli amici, fino ai pochi giorni di vacanza che trascorre con la famiglia, la regista lo segue, parla con lui e si fa raccontare la sua vita.
Questo è il secondo documentario della 34enne regista e etnologa francese Chaud. Girato in condizioni proibitive (dalle temperature rigidissime alla scarsità di ossigeno, all’impossibilità di rivedere il girato se non al momento del montaggio), è un’opera innegabilmente suggestiva, in cui qualità e rigore dello sguardo si coniugano con la genuinità della relazione che la regista riesce a creare con il bambino monaco. Attraverso la vita quotidiana e straordinaria di Kenrap, patendo con lui per un doloroso mal d’orecchi e trepidando per la sua marcia lungo un sentiero che si snoda tra strapiombi vertiginosi, allo spettatore sembra di affacciarsi alla soglia di un grande mistero. È un bambino come tutti gli altri, Kenrap, ma ha allo stesso tempo la sapienza di un vecchio.
E qui entra in gioco il grande tema del buddismo, filosofia-religione che predica il “distacco”, e il vuoto di ogni cosa ed esistenza. Nell’avvicinarsi a quella che chiameremmo con molto azzardo un’estetica buddista, il documentario di Marianne Chaud, con i suoi silenzi, non vuole spiegare ma mostrare, non le interessa ottenere dal bambino una prestazione d’attore, ma lo elegge protagonista soltanto alla fine dei tre mesi di riprese. Se nel titolo la parola Himalaya racchiude tutto un mondo, la chiosa “il sentiero del cielo” allude a un cammino, alla strada della liberazione che conduce alla fine del dolore, della sofferenza.
«Quando sono arrivata al monastero di Phuktal, dopo molti giorni di cammino - racconta Chaud - i monaci hanno da principio rifiutato di farsi riprendere. La prima difficoltà è stata dunque far sì che mi accettassero insieme alla mia telecamera. Dentro la stanza che i monaci mi avevano messo a disposizione la temperatura scendeva a -15° o -20°. Non c’era acqua calda per lavarsi, niente frutta e verdura, il menu era limitato a farina d’orzo bollita. Senza dimenticare la mancanza d’ossigeno, ovvia a oltre 4000 metri di altitudine». Il risultato è un’opera suggestiva, grazie alla relazione di estrema fiducia, creata tra il bambino, la regista e gli altri monaci. In questo film viene eliminata ogni forma di spettacolarità, lasciando ai silenzi il compito di mettere in risalto ciò che deve essere mostrato: la bellezza del monastero, situato in luogo estremamente aspro ma carico di fascino, a cui fa contro canto la forza spirituale dei suoi abitanti.
yyOggi verrà proposto alle 20.30 al Multicultura Center di via Valdirivo 30 il film “Baciami piccina” di Roberto Campanelli, con Vincenzo Salemme. Il film è una classica commedia all’italiana, che racconta la storia di un trio di personaggi (un carabiniere, la sua fidanzata e un truffatore arrestato), persi e sballottati nei giorni a cavallo del fatidico 8 settembre 1943. L’uomo in divisa si preoccupa soltanto di portare a compimento il proprio dovere, anche quando non c’è più nessuno a cui obbedire. La rassegna “Per non dimenticare” riprenderà poi il 28 e 30 aprile con “Parigi brucia?” di René Clèment e “Un condannato a morte è fuggito” di Robert Bresson.
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