Dall’Eurokrem agli orologi: i brand sopravvissuti a un’era
Quei regimi più o meno oscurantisti sono stati archiviati nel cassetto della Storia nel 1989 o poco più tardi. Nel dimenticatoio sono finite anche le adunate di piazza, i fazzoletti rossi dei giovani pionieri, le bandiere e le stelle rosse.
Ma se la gente dell’ex blocco socialista dell’Europa orientale e dell’ex Jugoslavia non sembra rimpiangere il passato, a qualcosa, tre decenni dopo, pare non voler proprio rinunciare: si tratta di tanti brand, marche e prodotti di consumo che furono amati tre decenni e più fa. E che non sono mai usciti di moda o stanno conoscendo un nuovo revival.
È questo un fenomeno ben visibile nei vicini Balcani, dove tantissimi prodotti che andavano per la maggiore ai tempi di Tito e negli Anni Ottanta sono sopravvissuti – e con successo – all’implosione della Jugoslavia. Si passa dalle caramelle Bronhi alla Coca-Cola balcanica, la Cockta, per arrivare ai biscotti Plazma, presenza fissa in tutte le famiglie da Lubiana a Skopje. Ed ecco poi la cioccolata Cipiripi (oggi però di proprietà di un colosso globale francese), i dolci Bajadera, la Vegeta, usata per dare sapore a zuppe e minestre, la Nutella locale Eurokrem, pensata ai tempi della Jugoslavia «per la gioventù che cresce».
Ma ci sono anche prodotti di nicchia, che oggi ritornano popolari soprattutto fra i “millennial” e fra i turisti, in testa la lozione dopobarba Brion. «Non è che non ci siano prodotti equivalenti e più moderni di miglior qualità, magari quelli occidentali», spiega per esempio la belgradese Milica, nata ai tempi d’oro della Jugoslavia. «Ma quelli di una volta mi ricordano quando ero bambina». Ed è quello il plus che fa sì che si impongano anche oggi, sugli scaffali dei negozi e nelle dispense.
Ma c’è anche un’altra lista, quella enorme dei prodotti “made in Jugo” cancellati dopo la fine della Federazione o le spesso catastrofiche privatizzazioni, dalle calcolatrici Digitron arrivando alle Tv Iskra, fino ai frighi Obodin o ai cibi precotti della 29 Novembar, la cui lunga agonia si è consumata da poco. Trend della nostalgia tra gli scaffali dei negozi e supermercati che è particolarmente marcato anche in quella che fu la Germania Est, dove la Ostalgie per i prodotti made in Ddr ha cominciato a fiorire già negli Anni Novanta e oggi vive una nuova primavera. Per fare un censimento dei brand tedesco orientali che ancora oggi prosperano basta fare un giretto online su Ostprodukte, portale online di enorme successo che promette spedizioni in 24 ore di decine di articoli alimentari e non in tutta la Germania e oltre. Articoli regolarmente made in Ddr, come le caramelle alla menta Pfeffi, inventate nel 1953 dal governo tedesco orientale «per alzare gli standard di vita della popolazione». Ma anche la minestra di ceci Tempo, il sapone liquido Badusan, cartelle di scuola tipiche negli Anni ’80. Richiestissimi anche il caffè Rondo e soprattutto il vino secco frizzante Rotkaeppechen: marca prima nazionalizzata dai comunisti e poi privatizzata, oggi controlla il 40% del mercato tedesco.
Scene simili sono comuni anche nelle odierne Cechia e Slovacchia, Paesi dove vanno per la maggiore le storiche borse in stoffa sítovka, celebri ai tempi del comunismo e ora tornate di moda, ma anche grandi marche sopravvissute al cambio di regime che da anni conquistano sempre maggiori fette di mercato, come la Coca-Cola cecoslovacca, la Kofola, le scarpe sportive Botas o il fornelletto elettrico Remoska.
Non fa eccezione la Romania che fu di Ceausescu, dove giovanissimi imprenditori, nati al tramonto del socialismo, hanno prodotti come gli sci Reghin e gli orologi Optimef. In Ungheria – ma anche in Croazia e Romania - si beve ancora la Traubi soda sgranocchiando gli snack Turo Rudi, in Polonia si sorseggia sempre il “nostalgico” caffè Inka. Ma nessuno rimpiange Jaruzelski e la povertà pre-1989. —
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