Dall’esodo a Boscat si coronano i 50 anni della “Buona Vite”
GRADO. Sono arrivati a Grado, da esuli istriani, nel 1943 su un carro trainato da buoni. Dopo pochi mesi si sono trasferiti a Boscat per continuare a produrre vino e poi, sviluppandosi, fino a realizzare un locale di ristorazione molto apprezzato e frequentato. È la storia della famiglia Girardi. E se, come l’altra sera, alla festa per il traguardo dei cinquant’anni dell’attività ci si è ritrovati con 300 persone presenti (oltre a una buona parte di tutti gli abitanti di Boscat), vuol dire che allora si tratta di un locale davvero con un’affezionata clientela. La festa è avvenuta in concomitanza con la riapertura, dopo il restyling invernale, del ristorante e di una piccola casa vacanze (quattro appartamenti) che si chiamano "Alla Buona Vite", di proprietà della grande famiglia dei Girardi.
La storia di questa famiglia, che in realtà è la storia di tutti gli altri esuli di origine veneta che abitano a Boscat, parte da lontano e si lega ai tristi momenti dell’esodo. I Girardi infatti sono una famiglia veneta che poi per scelta professionale - si tratta di vignaioli - ha scelto di spostarsi, nel 1932, a San Martin di Quisca nel Collio sloveno, per produrre il malvasia. Arriva poi il momento dell’esodo tanto che nel febbraio del 1943 la famiglia (i coniugi Maria e Luigi avevano già 6 figli, poi a Grado è nato il settimo) arriva all’Isola. Dopo un lungo viaggio fatto su un carro trainato dai buoi si sistema in un’abitazione di via Gradenigo. Pochi mesi dopo giunge l’opportunità della terra e del casolare a Boscat. I Girardi non si fanno scappare l’occasione e si spostano nella frazione al momento solamente a carattere agricolo, ancora da sviluppare. Ovviamente Luigi Girardi e i suoi puntano ancora sul vino (tra l’altro nel 2008 i figli hanno anche aperto una grande cantina - enoteca). E arriviamo alla storia del locale.
Uno dei figli, quello nato a Grado, Franco, prima di andare a fare il servizio militare predispone tutti i documenti per ottenere la licenza per aprire una sorta di frasca-trattoria. Terminato il periodo di leva - e siamo nel 1967, cinquant’anni fa - ritorna a Boscat. Trova pronta la licenza e assieme alla moglie Diana, al fratello Ermes e alla moglie di quest’ultimo Solidea, apre una sorta di frasca-trattoria in una parte della casa colonica. Una stanzetta con quattro tavolini e una dozzina di sedie; salame, formaggio e vino. Tutto qua. Poi il lavoro aumenta e si sparge la voce. E su richiesta della clientela iniziano le trasformazioni fino ad arrivare a oggi con un grande e raffinato locale che conta ben 200 posti all’interno e altrettanti all’esterno. «Dobbiamo molta fortuna - dice il papà Franco che è anche lo chef del locale - soprattutto alla clientela di Trieste, ma tra i nostri clienti ci sono anche tanti friulani e bisiachi; sono stati proprio i triestini che ci hanno spronato a ingrandirci e a cambiare l’impostazione del locale». Oggi la "Buona Vite" è a nome dei giovani Marco, Paola e Sabrino ma a collaborare e sovrintendere ci sono sempre i rispettivi genitori.
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