Dall'elogio del comunismo all'invettiva contro "gli agenti di Satana"
Nato nel 1945, Peter Szentmihalyi Szabo è una personalità poliedrica. Scrittore, traduttore di libri di fantascienza, giornalista ed editorialista per giornali e riviste magiare di destra, ha scritto «Gli agenti di Satana», un articolo dedicato agli ebrei d’Ungheria, descritti come una genia avida di denaro, straniera in patria, pronta a tutto pur di screditare gli ungheresi “puri”. Secondo il ministero degli Esteri di Budapest avrebbe avuto però le carte in regola per essere un perfetto «ambasciatore della cultura» in Italia, anche grazie agli studi in Inghilterra e all’insegnamento in America. Oltre alla colpa originaria dell’antisemitismo, e al fatto di non parlare italiano, rimane confusa anche la sua biografia. Malgrado Szabo si sia spacciato negli ultimi decenni come un fiero nemico del regime pre-1989, sono emerse poesie da lui dedicate al comunismo definito come «mia felicità, mio puro amore, luce spirituale». Poi, l’auspicio: «Cresci, mio piccolo bambino».
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