Dalle strade ai capannoni, Ezit svuota tutto
TRIESTE Undici aste programmate tra agosto e settembre con l’obiettivo di vendere capannoni. Anzi, per l’esattezza l’obiettivo è quello di verificare l’eventuale possibilità di incassare qualcosa in più rispetto alle offerte finora presentate. Paolo Marchesi, commissario liquidatore dell’Ezit, è soddisfatto della reattività mostrata dal mercato in una fase ancora incerta della vita economica.
Il liquidando Ezit deve vendere asset per venire a capo di 9 milioni di impegni, metà dei quali riguardanti la tristemente famosa vicenda fiscale che ha causato il default dell’ente sorto al tempo del Gma. Marchesi, nominato commissario dalla giunta regionale nel novembre dello scorso anno, si è mosso innanzitutto per trovare un accordo con l’Agenzia delle entrate, accordo che ha consentito un dimezzamento del debito tributario.
Poi ha cominciato a sondare l’habitat imprenditoriale del territorio, per sollecitare l’interesse ad acquisire edifici a uso lavorativo. La risposta è risultata favorevole: «Finora sono arrivate 11 offerte, presentate da piccoli imprenditori. In termini economici parliamo di 3 milioni “cauzionati” al 10%».
La procedura adottata è la seguente. Ezit ha provveduto a stimolare proposte d’acquisto, che vanno supportate da una perizia e da una cauzione del 10%. A sua volta l’ente ha fatto periziare l’immobile, da professionisti privati o dall’Agenzia del Demanio, per accertare che le offerte presentate fossero congrue. E ha compiuto un passo ulteriore: un po’ per scrupolo di trasparenza, un po’ per cercare di spuntare le migliori condizioni di vendita, Marchesi ha comunque deciso che il bene individuato vada all’asta.
Per esempio, anche stamane alle ore 10 nella sede di via Caboto ci sarà un’apertura di buste relativa a una cessione immobiliare: cessione piuttosto atipica perché riguarda una strada di proprietà dell’ente. Si tratta di via Francesco Parisi, che si snoda per 240 metri collegandosi in due punti diversi con via Frigessi. Chi desidera comprarla, ha offerto 105 mila euro. Si accettano rilanci.
Assai più ricco il piatto in palio l’11 agosto, quando alle ore 10 nello studio del notaio Giuliano Chersi si vedrà se l’offerta pervenuta per un lotto di fabbricati al villaggio Valdadige in zona Plavia avrà sfidanti: in ballo una somma cospicua pari a 800 mila euro. Da sola vale quasi un quarto del totale delle offerte che sono finora planate sul tavolo del liquidatore Ezit.
Già, finora. Marchesi è fiducioso di centrare l’obiettivo affidatogli dalla Regione perchè ha ancora molte munizioni immobiliari da sparare. Dopo aver commissionato una realistica stima dei beni effettivamente alienabili (tra i quali difficilmente possono rientrare i binari ferroviari...) ha concluso che dal patrimonio cedibile si può portare a casa una quindicina di milioni. Quindi, al momento, i tre milioni “cauzionati” rappresenterebbero solo un quinto del potenziale incassabile. Mancano ancora all’appello molti asset ritenuti appetibili, nelle classiche strade dell’imprenditoria industriale e artigianale autoctona, tra via Frigessi e via Ressel. Non ci sono offerte “codificate”, ma solo interessamenti generici, per i beni di maggiore consistenza, come l’ex Duke o l’ex Olcese. E a settembre verrà messa mano al parco appartamenti, sui quali si porrà un problema di tenuta sociale.
C’è un aspetto che al commissario Marchesi piace molto sottolineare: per ora riesce a farcela senza toccare il milione e ottocentomila euro che la Regione aveva messo a disposizione, a titolo di prestito, per traghettare dalla gestione ordinaria a un futuro per la verità in buona parte da decidere.
Tanto per cominciare, il mandato cesserà in novembre: ma a quell’epoca Marchesi avrà esaurito la sua missione? Dai monti della sua vacanza risponde: «Manco fossi Mandrake».
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