Dalle prime a teatro alle gabbie dei mici. La svolta radicale nella vita di Cociani
TRIESTE «Una sera vidi finire sotto un’auto, davanti a tanti passanti indifferenti, un povero gattino. Fu una scena straziante. Lo raccolsi, ma mi morì tra le braccia. In quel momento giurai a me stesso che avrei fatto l’impossibile per questi sventurati figli della strada». Così Giorgio Cociani - lo storico fondatore del Gattile, morto venerdì pomeriggio dopo una tragica caduta sulle rocce in Costa dei Barbari - rispondeva a chi gli chiedeva cosa avesse fatto scattare in lui anni prima la decisione di mollare tutto e rinunciare alla sua grande passione, l’opera, per dedicare il resto della sua vita ai mici.
Innamorato della lirica, amico di Maria Callas e di Katia Ricciarelli, che aveva incontrato anche di recente, Cociani aveva frequentato i teatri più importanti del mondo per sentire le voci più preziose interpretare la Carmen, l’Aida o la Tosca. Fin da giovane, però, si prendeva cura dei gatti randagi di San Giovanni, rione in cui era nato 78 anni fa, passando in rassegna diverse colonie portando cibo e coccole. Era già un “gattaro”, insomma. Il suo destino era segnato e, con il passare degli anni, cresceva in lui l’esigenza di fare qualcosa in più per quelle bestiole. Così, nel 1992 in uno stanzone di via Rismondo assieme ad alcuni volontari della Lega Antivisezionista Lombarda, creò un ricovero per gatti liberi ma ammalati, incidentati e bisognosi di cure, oppure per le gatte che avevano dato alla luce i loro cuccioli in situazioni critiche. Da quel momento la vita di Cociani - sempre affiancato dalla moglie Erminia, per lui Minnie, deceduta circa un anno fa e con la quale ha condiviso l’amore per la lirica e per i gatti - cambiò rotta. Di fatto decise di spogliarsi di tutto e vivere per i mici.
Cociani passava qualche ora nel suo tabacchino di piazza Dalmazia, e poi correva veloce dai suoi felini zampe malconci. I pochi metri quadrati con poche gabbiette in via Rismondo si riempirono velocemente tanto che, dopo quattro anni di attività, apparve evidente la necessità di disporre di una struttura più ampia. Così che nel 1996, grazie anche ad un aiuto della giornalista-animalista Miranda Rotteri, Cociani acquistà quella casetta con cortile in via della Fontana chiamata Il Gattile e diventata modello organizzato anche a livello nazionale. Ad inaugurare la nuova struttura fu Margherita Hack, grande sostenitrice dell’impegno di Giorgio. A lei Il Gattile ha intitolato il premio “La Margherita d’Argento”, riservato a figure che si sono distinte per l’amore e l’impegno nei confronti degli animali.
Nel 2006 Cociani compie un altro passo importante, inaugurando L’Oasi felina Miranda Rotteri di via Costalunga, una realtà dove vengono trasferite le colonie di gatti che perdono all’improvviso il loro habitat, causa apertura di cantieri di lavoro. Ad affiancarlo nel suo impegno sono stati tanti fedeli volontari, decine di professionisti e poi il direttore sanitario della struttura, il veterinario Jesus Catalan. Un rapporto, quello con Catalan, andato aldilà di quello professionale: per Giorgio lui era come un figlio. È stato Catalan negli ultimi anni ad convincere e accompagnare il fondatore del Gattile a varcare di nuovo l’ingresso di un teatro.
La vita di Cociani per decenni è stata scandita dalle richieste di aiuto per gatti incidentati, cuccioli abbandonati. «Lui correva e noi, salutandolo, gli cantavamo “ritorna vincitor! - racconta Carmen Berlan, storica volontaria e vice presidente dell’associazione –. Giorgio era una persona speciale - racconta affranta dal dolore - amava i gatti e tutti gli animali, ma aveva anche delle attenzioni per le persone che lasciavano esterrefatti. Porteremo avanti il suo lavoro con ancora più determinazione, forti dei suoi insegnamenti e anche dell’affetto che in queste ore la città sta esprimendo nei suoi confronti». —
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