Dalle multe alle rime baciate le due “vite” del vigile poeta
TRIESTE Chissà se nello svolgimento della sua professione quotidiana ha mai provato a mettere in versi il verbale di una multa. O magari a giocare con le rime tra “divieto di sosta” contestato alla “vettura davanti alla posta”, e “andatura contromano” da parte di “un automobilista villano”. «Le parole sono importanti», urlava esasperato Nanni Moretti in Palombella rossa a una giornalista amante dei forestierismi e delle frasi fatte. Sono importanti per un vigile urbano, quando deve descrivere la dinamica di un sinistro, tanto quanto sono fondamentali per un poeta, la cui metrica rivela un'espressione artistica. Per il triestino Alessandro Gargottich, maresciallo capo della Polizia locale per mestiere, poeta per talento e vocazione, ponderare le parole è un affare di ogni giorno.
In servizio sulle strade triestine dal 1995, il quarantasettenne Gargottich ha scoperto di amare la scrittura fin dai tempi delle scuole superiori, «quando ho imparato a utilizzare la penna su un foglio bianco come valvola di sfogo per superare i cambiamenti difficili dell'adolescenza». Da allora di poesie e racconti brevi ne ha scritti a centinaia, fino ad arrivare alla pubblicazione di una raccolta dei propri versi. “Torno subito” è il suo primo libro, fra le cui pagine hanno trovato spazio le parole che descrivono intimamente il suo mondo interiore, la sua sfera sentimentale. Edita dalla romana Europa edizioni, questa raccolta di poesie ha rappresentato «il coronamento di un sogno, qualcosa che rimarrà per sempre anche quando non ci sarò più».
I versi scritti da Gargottich, spesso pieni di rabbia, lasciano intravedere sullo sfondo la presenza rassicurante della propria cerchia familiare, «unica àncora di salvezza nel grande mare della vita». «Scrivo spesso nei momenti difficili - spiega - , nelle giornate no. Le brutture della vita aiutano a far fluire meglio le parole. Con la poesia mi libero dallo stress quotidiano e provo a esorcizzare i drammi che circondano l'uomo moderno».
A volte basta un episodio, un frammento di cronaca per far scoccare la scintilla creativa. Il blocchetto delle multe viene così sostituito da un comune block notes, dove appuntare alcuni versi prima che lo scrigno interiore dal quale questi provengono ritorni a chiudersi. «Ha un'anima, la mia penna - scrive Gargottich in "La mia penna" - . Non sono io che scrivo versi ma è lei che si serve della mia mano per alzarsi, per sporcare il foglio bianco con i suoi pensieri».
Anche se la più grande sostenitrice di Gargottich è la madre Anita, «che mi ha sempre spronato a scrivere e a cercare una casa editrice disposta a pubblicare i miei lavori», questa sua prima opera sembra essere stata molto apprezzata anche dai colleghi della Polizia locale di Trieste. «In molti hanno acquistato il libro - afferma con orgoglio - e un paio di colleghi si sono anche commossi alla lettura di alcune poesie. Credo che emozionare le persone sia una delle cose più belle che una persona possa fare».
Nel 2000, ben sedici anni prima di queste quaranta pagine a lui interamente dedicate, le poesie di Gargottich avevano trovato spazio in una raccolta di scrittori vari, edita dalla milanese Nuovi autori. «L'aver scritto un libro tutto mio rappresenta un grande traguardo ma anche un punto di partenza - confessa - . L'urgenza creativa non è terminata e mi ritrovo ancora spesso a cercare un foglio di carta bianca sul quale lasciare scivolare l'inchiostro di una penna». Il libro, ordinabile nelle librerie, su Amazon, sul sito Feltrinelli e su quello Mondadori Store, Gargottich ha scelto di dedicarlo alla moglie Laura e ai figli Giulio e Rachele. «Piove mentre guardiamo assieme l'orologio a muro della sala parto - scrive in "Un raggio di sole" pensando alla propria famiglia - . Piove mentre non ci rendiamo ancora conto di essere diventati genitori. Piove ma non ce ne importa, un raggio di sole illuminerà per sempre le nostre giornate».
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