Dalle mini zone rosse alle scuole chiuse: in Fvg si decide sulla stretta

Regione al lavoro con i tecnici per definire le limitazioni in chiave anti contagio. Fedriga non esclude alcun provvedimento. «La situazione è allarmante»
Due passi a Barcola in queste giornate di sole. Foto Francesco Bruni
Due passi a Barcola in queste giornate di sole. Foto Francesco Bruni

TRIESTE Ieri, lunedì 2 febbraio, un’altra giornata di riunioni della task force coordinata dal professor Fabio Barbone, come già domenica. E forse già oggi la sintesi di Massimiliano Fedriga, pronto a decisioni anti-Covid più restrittive di quelle previste dall’attuale zona gialla, ma da applicare a livello locale, in particolare in provincia di Udine, la più colpita nelle ultime settimane, in risposta a un’impennata della curva del contagio che il presidente del Friuli Venezia Giulia non esita a definire «estremamente allarmante». Tanto da imporre «sacrifici», chiarisce sin d’ora, che si spera servano a una ripartenza più serena dopo Pasqua.

La scuola e i suoi inevitabili contatti anche al di fuori della lezione? Gli affollamenti dei fine settimana? La variante inglese, come sospetta proprio Fedriga? Fattori che hanno inciso ed è su quelli che si sta ragionando a Palazzo. Con la politica che interverrà sulla base delle evidenze scientifiche, conferma il presidente senza escludere alcun tipo di provvedimento.

Tra le ipotesi c’è la chiusura delle scuole, da decidere però in quali cicli e in quali comuni. Ma, visti i numeri particolarmente alti in area udinese, dove negli ultimi 14 giorni si sono registrati due nuovi positivi su tre, la Regione potrebbe pure ordinare o l’arancione per l’intera ex provincia o mini zone locali nei comuni in cui l’incidenza del contagio sugli abitanti superasse i livelli di guardia. Interventi non semplici e che dipendono anche dalla definizione di alcune partite nazionali. Nel caso delle scuole il presidente vorrebbe garanzie sui congedi parentali, in modo da consentire ai genitori di restare a casa con i figli. Nel caso invece di un nuovo stop alle attività di pubblico esercizio e del commercio si tratta di ottenere dal governo impegni su ristori immediati. Dopo di che è anche necessario attendere i contenuti del Dcpm nazionale, ormai prossimo alla firma del premier Draghi, e pure concordare con i ministeri competenti le eventuali ordinanze regionali.

Un quadro complesso con Fedriga che raccoglierà le indicazioni dei tecnici e deciderà le restrizioni anti-impennata. Da far scattare tuttavia non subito, ma tra qualche giorno, per un’informazione adeguata a sindaci e parti sociali e per permettere a imprese e famiglie di organizzarsi nella rinnovata emergenza. «Preferisco due o tre settimane di sacrifici oggi - le parole del presidente - e con aprile, quando le previsioni danno una discesa dei contagi, riprendersi, piuttosto che prolungare una situazione per più settimane o più mesi che oggettivamente sarebbe insostenibile».

I numeri, del resto, sono chiari da una settimana. Il confronto dei casi rispetto ai sette precedenti segnava ieri, lunedì 1 febbraio, il +49,8% dopo aver toccato il + 60% sabato 27 febbraio, con conseguenze purtroppo immediate pure sui ricoveri, aumentati dell’11% da giovedì scorso (da 391 a 435). Il bollettino diffuso da Riccardo Riccardi informa di 172 positivi sulle 24 ore tra i 145 emersi da tampone molecolare (su 1.587, 9,14%) e i 27 da test rapido (su 460, 5,87%). L’incidenza sul totale dei controlli (2.047) è del 8,40%, quella più significativa su chi è sottoposto per la prima volta al tampone rimane stabile attorno al 18%. Ad aver contratto il virus da inizio pandemia sono state 76.984 persone, di cui 35.331 in provincia di Udine (+92), 16.857 a Pordenone (+6), 14.797 a Trieste (+31), 9.104 a Gorizia (+41) e 895 di fuori regione (+2). La Regione informa inoltre di quattro ospiti positivi nelle residenze per anziani, ma di nessun operatore sanitario contagiato né nelle case di riposo, né in uffici e corsie degli ospedali. La conferma di un effetto vaccino che la scorsa settimana ha visto il calo del 40% di infezioni (da 30 a 18 tra ospiti e operatori sui sette giorni precedenti), mentre nel Ssr si è registrato un lieve aumento (da 24 a 26) che chiama in causa ancora la provincia di Udine con 23 infezioni nell’Azienda Friuli Centrale. Le terapie intensive occupate sono 62 (+1), le aree mediche 373 (+12). Con i tre decessi di giornata, il totale delle vittime è di 2.844: 1.422 a Udine (+1), 639 a Trieste (+1), 595 a Pordenone e 188 a Gorizia (+1). Gli attualmente positivi sono 10.162 (+80), i totalmente guariti 61.964 (+75), i clinicamente guariti 2.014 (+14), gli isolamenti 9.727 (+67). —


 

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