Dalle mense ai ricreatori, via ai rincari E sugli asili arriva la tassa di iscrizione
Dall’anno scolastico in corso l’iscrizione alle scuole dell’infanzia comunali (che accolgono bambini di età compresa fra i 3 e i 6 anni) si paga, con una tariffa annuale calcolata sulla base dell’indicatore Isee del nucleo familiare. Nelle situazioni fino a 7.250 euro, è previsto l’esonero dall’esborso, come per tutti gli altri servizi a domanda individuale dell’Area Educazione del Comune il cui adeguamento tariffario - votato dal Consiglio comunale nel maggio scorso e su cui la giunta ha poi definito gli indirizzi applicativi - è stato presentato ieri mattina.
Sia per questa nuova tassa, sia per quelle già esistenti per l’iscrizione annuale ai ricreatori comunali nel periodo così definito “invernale” (da settembre a giugno), per il Servizio integrativo scolastico e per il servizio mensa, il Comune ha riorganizzato il sistema tariffario attraverso una nuova articolazione in sette categorie, definite per fasce Isee, oltre a quella sino a 7.250 euro. Fino allo scorso anno, erano due per il Sis e i ricreatori mentre tre per la mensa. Come riportato nella tabella a lato, è stata introdotta quindi una più elaborata differenziazione. A parte per le rette mensili (che esistevano già) delle scuole dell’infanzia convenzionate, dove rimangono due le fasce di riferimento: sotto i 7.250 euro e sopra. Per la prima nessun costo a carico delle famiglie, per la seconda invece 90 euro mentre nel 2012-13 erano 56. Un incremento importante. Oltre a questo e all’introduzione della nuova tariffa per le scuole dell’infanzia comunali, vi sono gli adeguamenti stabiliti sugli altri servizi. Sempre in base all’Isee: «Chi ha di più, deve dare di più», ha sintetizzato il metodo Iztok Furlani› (Fds), presidente del Consiglio comunale. Rincari generalizzati alla voce ricreatori: laddove nel 2012-13 quanti con Isee sopra i 7.250 euro, erano chiamati a pagare 13,30 euro all’anno, ora con indicatore sino a 12.500 euro ne devono sganciare 25 se a usufruire del servizio è un figlio solo, 20 a bimbo se i giovani frequentanti sono due, 15 se tre e infine 10 se quattro o più. Solo quest’ultima fattispecie e quella parallela del successivo scaglione Isee (12.500,01 - 18mila), fissata a 12 euro, sono inferiori al precedente 13,30. Con gli introiti complessivi derivanti dall’applicazione di quest’ultima cifra il Comune riusciva «a coprire - ha ricordato l’assessore comunale all’Educazione, Antonella Grim - solo lo 0,92% del costo del servizio. Che per le casse comunali ammonta a 3,6 milioni all’anno: senza alcun contributo, essendo i ricreatori una nostra specificità».
Nell’ambito della rimodulazione tariffaria, succede anche che la spesa da affrontare risulti in certi casi più bassa che in precedenza. Ad esempio per il servizio mensa: chi nel 2012-13 con Isee superiore a 18mila euro aveva pagato 4,04 euro a pasto per il proprio figlio, nel 2013-14 ne versa 3,75 se ha un Isee fra i 18.000,01 e i 25mila euro. Poi, però, si torna a salire con le fasce successive: 4,05 euro (Isee sino a 30mila euro), 4,30 (dai 30.000,01 a 35mila), 4,60 (fino a 55mila) e infine 4,90 (oltre i 55mila). Discorso simile per il Sis, le cui tariffe sono mensili: dai 119 euro dell’anno scorso (per un figlio) ai 110, 115 e poi in aumento 125, 130, 140 e 150 ora in vigore. Anche in questi casi come per gli altri servizi, ad eccezione dell’iscrizione nelle scuole dell’infanzia convenzionate, è entrata in vigore la riduzione della quota in base al numero di figli che ne fruiscono.
«Questa manovra tariffaria - ha spiegato Grim - entra nel difficile percorso di definizione del bilancio che si è dovuto affrontare. Abbiamo mantenuto tutta l’offerta, ma davanti a una copertura economica difficoltosa, le tariffe sono state ridefinite. E le fasce Isee aumentate di numero, così da rendere proporzionale la spesa delle famiglie. Uno strumento ad oggi adottato anche in altri Comuni: penso a Torino, Genova, Modena, Ravenna, Cesena o Reggio Emilia. Per informare l’utenza - ha concluso l’assessore riferendosi ai mesi scorsi - ho incontrato rappresentanti dei genitori e dirigenti scolastici». L’unico servizio “immutato” in termini di costi riguarda i nidi, per i quali le tariffe contemplano il balzo all’insù dovuto esclusivamente all’adeguamento Istat del 2,2%.
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