Dalle industrie ai piccoli negozi: linee guida uniche per la ripartenza

La Regione sta limando il protocollo di sicurezza della fase 2. Approvazione fra lunedì e martedì. A ruota i patti aziendali
Silvano Trieste 2020-04-14 La libreria Minerva
Silvano Trieste 2020-04-14 La libreria Minerva

TRIESTE Un modello per il ritorno al lavoro valido da Fincantieri alla panetteria della Carnia. I tecnici della Regione stanno limando il protocollo anti-contagio che farà da cappello ai patti sicurezza di categoria tra aziende e sindacati contenenti le modalità della ripresa nei diversi settori.

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Quello firmato da Massimiliano Fedriga e dalla sua giunta, in approvazione tra lunedì e martedì in seduta straordinaria, sarà però il punto di riferimento: le regole generali che l’economia dovrà rispettare nella fase 2. La presidenza della Regione attende che nel fine settimana, come annunciato, il governo detti i paletti entro i quali l’impresa si muoverà dal 4 maggio, data del probabile allentamento delle misure restrittive.

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Non un “liberi tutti”, ma un progressivo piano di ritorno al lavoro – prima le industrie e poi, a quanto pare, negozi e pubblici esercizi – per chi è stato costretto a settimane di fermo produttivo. Dalla giunta non arrivano anticipazioni, se non l’informazione che il protocollo è stato costruito nella totale collaborazione con le parti datoriali e con quelle sindacali, come del resto è emerso l’altro giorno alla stretta di mano tra Confindustria Alto Adriatico, Cgil, Cisl e Uil su quello che il presidente degli industriali di Trieste e Pordenone Michelangelo Agrusti ha definito «uno dei pilastri delle nuove relazioni industriali».

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Un accordo sulle fabbriche sicure cui seguiranno simili iniziative anche nell’artigianato, nel commercio e nei servizi. Ma appunto, sopra di tutto, ci sarà il documento che la giunta regionale si appresta a varare. Un testo molto articolato, con l’obiettivo di fornire all’economia le linee guida di prevenzione per garantire la salute pubblica nella fase 2. Una sorta di manuale per grandi, medie, piccole e microimprese, e dunque un passo avanti rispetto a quanto si è fatto in Veneto con un progetto pilota che ha interessato non più di una ventina di aziende.

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Se i dettagli saranno ufficiali solo tra qualche giorno, è già certo che, tra i capitoli affrontati, non mancheranno precise indicazioni operative. E dunque obbligo di restare a casa con febbre oltre 37,5 gradi, misurazione della temperatura di lavoratori e fornitori all’ingresso di fabbriche e uffici, rigorosa igiene delle mani, pulizia e sanificazione periodica di locali e postazioni di lavoro, utilizzo di mascherine, guanti e, in caso di distanza interpersonale minore di un metro, anche di tute, accessi contingentati in mense, spogliatoi e aree fumatori, orari di ingresso-uscita scaglionati, rimodulazione dei livelli produttivi e dei turni, ricorso al lavoro da casa quando possibile, gestione degli eventuali casi di positività. Un pacchetto di misure che rispondono alle richieste del sindacato.

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FOTO MISSINATO - SAVIO


Nel contributo inviato al governo regionale da Cgil, Cisl e Uil a firma dei segretari confederali Fvg Villiam Pezzetta, Alberto Monticco e Giacinto Menis, allo scopo di gestire le nuove modalità di organizzazione del lavoro nelle fabbriche, nel commercio e nei servizi, si suggerisce infatti di inserire nel protocollo le regole per evitare assembramenti, la dotazione dei dpi, gli scaglionamenti degli ingressi, la ridefinizione di orari e turni per spalmare l’attività su più giornate. Modalità che dovranno essere poi gestite tra le parti a livello territoriale ed aziendale, con declinazioni come quella del patto di Pordenone che prevede tra l’altro di istituire la figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, determinante soprattutto nelle ditte meno strutturate, che costituiscono la spina dorsale dell’economia regionale, ma sono spesso non sindacalizzate, e nelle filiere di appalto e subappalto, difficilmente individuabili e controllabili.

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I sindacati intervengono sulla fase 2 anche sul fronte della mobilità dopo il confronto con l’assessore ai Trasporti Graziano Pizzimenti. Valentino Lorelli, segretario regionale Filt Cgil, avverte che si dovrà rispondere «alla maggiore domanda di mobilità, specialmente verso i maggiori insediamenti industriali come Fincantieri, Electrolux, Danieli, i distretti industriali, le principali zone industriali, ma anche verso i centri urbani dove, verosimilmente, riprenderanno molte attività professionali». Ma con le opportune tutele del personale e dei viaggiatori, «per evitare che alla graduale ripresa del lavoro non faccia riscontro una ripresa del contagio, che avrebbe contraccolpi devastanti». Il nodo, secondo Antonio Pittelli della Fit Cisl, sarà «moltiplicare le corse in base al diradamento e ai nuovi turni, a settembre ancor di più con la ripresa della scuola. La pianificazione va perciò determinata sin da subito per non aggiungere problemi ai cittadini e non aggravare la condizione dei 1.300 lavoratori della mobilità». —


 

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