Dall’e-commerce ai servizi online Il Fvg traina la rivoluzione digitale

La Regione sarà capofila del progetto nazionale di digitalizzazione informatica Go-On-Italia Tra i partner Wikitalia, Microsoft, Vodafone e Fastweb. Dall’Unione europea risorse per 30 milioni

TRIESTE. Giovani che insegnano agli anziani a usare il computer, formazione per le piccole e medie imprese, pubblica amministrazione e scuola sempre più in rete. Parte dal Friuli Venezia Giulia la corsa alla digitalizzazione dell'Italia. È stato presentato ieri a Roma il progetto Go-On- Italia, realizzato da Wikitalia, alla presenza della presidente della Regione, Debora Serracchiani, dall'assessore delegato all'Agenda Digitale, Paolo Panontin, dal presidente di Wikitalia, Riccardo Luna, dall'amministratore delegato di HP Italia, Stefano Venturi, e dal direttore Public Affairs di Vodafone, Michele Suigo, e che vede come partner altre aziende quali Microsoft, Fastweb, Cisco ed Eurotech, oltre a Confindustria digitale.

Obiettivo del progetto è quello di avere il 100% di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni “digitali”, partendo dalla nostra regione per ampliarsi su tutto il territorio nazionale, dove oggi il 37,2% della popolazione (quasi il doppio della media europea) non usa internet: peggio di noi stanno soltanto Grecia, Bulgaria e Romania. Ma anche altri numeri descrivono l'arretratezza italiana in questo campo: solo il 4% delle aziende vende in e-commerce (una percentuale peggiore in Ue ce l'ha solo la Bulgaria) mentre siamo ultimi in Europa per percezione delle proprie conoscenze informatiche da parte dei lavoratori (il 33% le ritiene insufficienti) e per interazione on line con le pubbliche amministrazioni (meno del 20% dei cittadini).

Go-On- Italia prenderà il via il 1° febbraio 2014, prendendo spunto, come spiega Serracchiani, «da quanto realizzato in Gran Bretagna allo scopo di favorire lo sviluppo delle competenze digitali nei propri cittadini, aiutandoli con la giusta formazione e informazione ad essere perfettamente in grado di utilizzare la tecnologia per migliorare complessivamente la qualità della vita». Il finanziamento del progetto, secondo Serracchiani, dovrà perlopiù avvenire intercettando risorse comunitarie, in particolare dal programma Horizon 2020 che porterà all'Italia risorse per 30 miliardi di euro. «La conoscenza del sistema digitale - aggiunge - è un fatto culturale che va diffuso principalmente in quattro settori: scuola, piccole imprese, pubblica amministrazione e over 54 a rischio emarginalizzazione, creando di fatto un modello che andrà poi esportato in tutta Italia». Il programma di digitalizzazione si dirama in tre settori: il primo riguarda l'alfabetizzazione informatica dei cittadini, in particolare da una parte dei ragazzi, con un percorso di avvicinamento al “coding” e alla programmazione per ragazzi e ragazze delle scuole elementari e medie, dall'altra dei meno giovani con programmi di formazione per over 60 coinvolgendo giovani delle scuole medie, superiori e del primo anno di università, oltre a percorsi formativi per intere famiglie. Il secondo filone riguarda le imprese e prevede una piattaforma web dove artigiani, piccole e piccolissime imprese trovare sostegno concreto da giovani tecnici informativi per modernizzare processi e sistemi delle loro attività. La terza strada porta alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, fornendo agli enti la condivisione delle “best pratices” per ampliare e migliorare la fruibilità dei servizi al cittadino in line e dare maggiore impulso in questo senso anche alla scuola pubblica. «La formazione digitale di cittadini e imprese è un punto chiave – afferma Serracchiani in un'intervista al Corriere delle Comunicazioni -. Si tratta di impostare la progettualità sulle persone e non sulle infrastrutture perchè il ritardo sulla banda ultralarga c'è ma non è per questa ragione che poche aziende italiane vendono online oppure o che la pubblica amministrazione stenta ad andare avanti sul digitale». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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