Dalle casacche al numero minimo. Ecco perché sono azioni fuorilegge
TRIESTE. Introdotte nel 2009 tra le norme del “pacchetto sicurezza”, le cosiddette ronde sono state disciplinate da un decreto dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni pubblicato nell’agosto dello stesso anno. Anche a livello regionale, la legge Seganti – che riprende ampiamente quella voluta a livello nazionale – le ha disciplinate. L’iniziativa di Forza Nuova non rientra, però, tra le modalità previste dalle legge. Per molti motivi.
Innanzitutto, le attività di pattugliamento non possono essere auto-organizzate e devono essere richieste dai sindaci dopo un’intesa con le Prefetture. I volontari possono agire al massimo in gruppi di tre persone: l’altra sera, invece, erano almeno una decina. I “rondisti” devono indossare una casacca (quella ce l’avevano, rossa) con la scritta “Osservatori volontari”, il logo dell’associazione, il nome del Comune e un numero progressivo associato al nome del singolo volontario (queste, invece, non c’erano). Le associazioni, per poter fare le ronde, devono essere iscritte in un registro apposito tenuto presso la Prefettura e avere, per statuto, tra i propri scopi sociali quello di prestare attività di volontariato con finalità di solidarietà sociale nell’ambito della sicurezza urbana o del disagio sociale. Queste associazioni, poi, non devono essere espressione di partiti o movimenti politici e organizzazioni sindacali Né, tantomeno, essere riconducibili a movimenti, associazioni o gruppi organizzati che si ispirano a sentimenti di odio razziale.
Gli “osservatori volontari” svolgono un’attività di semplice osservazione in specifiche aree di Comune e possono al massimo segnalare alle Forze di polizia dello Stato eventi che “possono arrecare danno alla sicurezza urbana”. I volontari, che devono avere con sé sempre un documento di riconoscimento, non possono usare mezzi motorizzati, andare in giro con animali e portare armi (anche se titolari di regolare porto d’armi).
Elementi, alcuni di questi, che la ronda dell’altra sera non rispettava. Così come non rispettava nemmeno le disposizioni dell’altra legge, quella regionale, introdotta in Fvg sempre nel 2009, a “imitazione” del “pacchetto sicurezza” maroniano. La legge Seganti prevede infatti che per entrare nelle ronde bisogna frequentare un corso di 20 ore e superare un esame, che consente l’iscrizione all’Albo regionale dei volontari. Questi dovranno muoversi disarmati e riconoscibili grazie a una divisa: gilet color arancione a bande verdi e cappellino. Quelli previsti dalla Regione sono requisiti più elastici di quelli pensati dal ministro Maroni a livello nazionale: 18 anni l’età minima. Accesso consentito a chi è stato condannato, seppur con pena non superiore a un anno, per delitti non colposi, dove il Governo chiude a chiunque abbia precedenti penali. —
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