Dall’Aurora al Ritz: viaggio tra gli ex cinema di Trieste ora diventati case, parcheggi e negozi

Sono una trentina le sale che sono state ricovertite in negozi, case, garage e sedi di culto, mentre altri sono in stato di abbandono

Micol Brusaferro
Una carrellata di foto dei vecchi cinema di Trieste (Lasorte)
Una carrellata di foto dei vecchi cinema di Trieste (Lasorte)

Americano, Moderno, Italia, Impero, Grattacielo, Odeon, Alabarda, Aldebaran, Lumiere, Astra, Venezia, Ritz, Abbazia, Belvedere, Astoria, Radio. E ancora Aurora, Filodrammatico, Excelsior, Fenice, Vittoria, Regina, Corso, Capitol, Vittorio Veneto e Alcione... Sono nomi che ai giovani triestini, probabilmente, non dicono nulla. Eppure chi ha qualche anno in più ricorda i tanti cinema che un tempo riempivano Trieste, molti ormai convertiti, abbattuti o semplicemente abbandonati.

In alcuni anni in città erano presenti oltre una trentina di sale, tra centro, rioni e periferia. Alcune, chiuse in epoche più recenti, appartengono ancora a una memoria non troppo lontana, a pellicole approdate sul grande schermo tra gli anni Ottanta e Novanta.

Torna all’asta l’ex cinema Belvedere di Opicina, chiuso da 50 anni: vale 605 mila euro
L'ex cinema Belvedere di Opicina

Alcione e Aurora

Altri spazi invece sono ormai dimenticati o quasi. Si perdono nel tempo, a decine di anni fa, diventati garage, magazzini, abitazioni, negozi o altro. Iniziando da quelli rimasti ancora in piedi, c’è l’Alcione di via Madonizza, chiuso da 16 anni, ma a quanto pare rimasto senza modifiche sostanziali apportate da allora. Una piccola sala, semiperiferica, che negli ultimi anni prima della dismissione aveva anche ospitato le lezioni dell’Università di Trieste, e che appartiene al patrimonio del Dopolavoro Ferroviario di Roma.

Ha mantenuto l’assetto originale, con pochi cambiamenti radicali, l’ex cinema Aurora di via del Bosco, diventato tempio dei Testimoni di Geova. Rimane ancora la sala, l’area della biglietteria e gli altri locali adattati ma non stravolti rispetto all’originale distribuzione degli ambienti.

Chi ha cambiato volto

C’è poi l’ex cinema Belvedere di Opicina, del Demanio, ormai malconcio, anche se integro nella sua volumetria, svuotato all’interno, che a breve sarà nuovamente rimesso all’asta. Tra i tanti che invece hanno completamente cambiato volto c’è il Filodrammatico, che come altri ha avuto in diversi periodi la funzione sia di teatro sia di cinema, e che ora, dopo un lungo periodo di oblio e degrado, è diventato un condominio.

L’Excelsior, in via Muratti, è una palestra attrezzata, che non fa pensare in alcun modo al passato della struttura. Stessa cosa per il Capitol, di viale D’Annunzio, diventato garage e locale commerciale, una parte dell’immobile per altro, è tornata sul mercato da qualche settimana.

L’Arcobaleno, poi Ritz, in via San Francesco, è stato rimodulato tanti anni fa per ospitare il ristorante Break e in anni più recenti un maxi negozio di oggettistica varia.

Ad ogni rione la sua sala

C’è da ricordare inoltre che ogni rione poteva contare sulla propria sala, magari piccola, ma punto di riferimento per tutti i residenti. San Giacomo aveva diversi cinema, tra i più noti il Moderno, anche questo diventato uno spazio commerciale, Ponziana aveva l’Astoria, eliminato per edificare un condominio con sotto un bar, Roiano aveva l’Astra, poi apprezzata discoteca.

Senza dimenticare i cinema all’aperto, come quello a Valmaura, salendo verso Coloncovez, o quello a Servola.

Un’offerta ampia

Negli anni Cinquanta e Sessanta soprattutto e ancora negli anni Settanta, le sale a Trieste erano tante e molto frequentate. E l’offerta era ampia. Comporre un elenco dettagliato non è facile. C’era l’Ideal, poi Italia, in via Dante, l’Impero in via Battisti, il Vittorio Veneto in via Filzi, l’Alabarda in largo Barriera, il cinema Armonia in via Carducci tra il mercato coperto e i portici di Chioggia anni ’50.

In galleria Fenice c’era il cinema omonimo, a pochi metri di distanza il Grattacielo in via Battisti. Il cinema Massimo era operativo in Barriera Vecchia, il Venezia in piazza Piccola, Radio in via della Rotonda, Abbazia in via Cadorna, Lumiere in via Flavia, Garibaldi in via delle Zudecche, Marconi vicino a via del Rivo, Paradiso in via dell’Istria, “Buffalo Bill” in via Raffineria. Il Cristallo è diventato il teatro Bobbio, l’Aldebaran il teatro Miela.

I pannelli di Timmel all’Ideal

Ma la lista è davvero lunga e attraversa diverse epoche. Tra le strutture di cui restano alcune informazioni dettagliate c’è l’Ideal, grazie a un approfondimento pubblicato sul sito del Comune triestecultura.it, dove si parla dell’artista Vito Timmel, pittore ma anche decoratore. Autore, nel 1916, di diciassette pannelli, «destinati all'abbellimento dell’atrio del cinema Ideal - si legge - poi cinema Italia, in via Sant'Antonio (attuale via Dante) e dagli anni Settanta di proprietà del Museo Revoltella.

La sala di proiezione, che negli anni subì diverse intitolazioni, era inglobata nel Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà, opera di Arduino e Ruggero Berlam e del pittore triestino Piero Lucano, che curò la decorazione degli interni.

Il cinema gestito dalla Società Cinematografica Triestina, dal 1916 al 1918 diventò di proprietà di Riccardo Colledani, che lo utilizzò anche come sede di attività teatrali presentandolo al pubblico come “Teatro – Cine – Ideal”. Nel 1919 mutò il proprio nome da Ideal a Italia e fu gestito da Enrico Woelfler cognato di Umberto Saba, con il quale il poeta collaborò occupandosi di ideare versi adatti a fare pubblicità ai film in programmazione. Rimossi dal Cinema Italia nel 1962 (prima della sua demolizione), i pannelli vennero in seguito collocati nell’atrio del Teatro Filodrammatico».

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta in particolare non tutti hanno ancora la tv in casa e la programmazione non è poi così varia, le sale quindi sono l’unica occasione per assistere ai grandi film e sognare, ammirando gli attori famosi e fantasticando con le storie raccontate. Si cercava il film da vedere con gli amici scorrendo i titoli sul giornale o ritrovandosi alla Luminosa. Anche questa di recente demolita e rifatta, adattata al passare dei tempi. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo