Dall’Arci agli scout, in Fvg scoppia la rivolta contro lo stop all’accoglienza

Appello alla giunta di 40 associazioni: «Basta propaganda». Roberti replica “minacciando” il taglio dei fondi a chi critica
Bumbaca Gorizia 16_12_2017 Manifestazione Forum pro profughi © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 16_12_2017 Manifestazione Forum pro profughi © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

TRIESTE Ci sono quaranta firme sotto l’appello «i diritti umani siano per tutti». Associazioni, onlus, ong, chiesa, sindacato. Alzano le barricate a tutela dell’accoglienza diffusa, ma la giunta regionale, con Pierpaolo Roberti, non se ne preoccupa. Nemmeno risponderà, a quanto pare. Anzi, ha già fatto partire una ricognizione: chi ha preso fondi pubblici «li restituisca».

Sono passati 70 giorni dal battesimo del governo Fedriga, la linea di indirizzo è chiara e la rete che si occupa dei migranti decide di unire le forze e opporsi. Il tema è nazionale, ma c’è anche il risvolto locale di una Regione che intende smantellare l’accoglienza diffusa. Un sistema, sottoscrivono Ics, Centro Balducci, Accri, Arci e Camminare Insieme Trieste, Azione cattolica, Comitato Quartiere Straccis, Goriziaética di Gorizia, Legambiente, Agesci Fvg e altre decine di organizzazioni, «che ha dimostrato di coniugare in modo efficace diritti umani e percorsi di integrazione: rinunciarvi significa tornare indietro e alimentare la discriminazione e l’esclusione sociale, a discapito dell’intera collettività».

La premessa è in realtà legata non solo ai primi due mesi e mezzo di centrodestra in piazza Unità. «Da diverso tempo - scrivono le associazioni - assistiamo all’accanimento politico e mediatico nei confronti dei migranti fondato su logiche di parte che attribuiscono allo straniero la colpa di invadere i nostri territori compromettendone il benessere. Tale approccio - sostengono - non tiene conto delle questioni geopolitiche e delle dinamiche internazionali, per lo più legate alle logiche di mercato, alla base di tali “spostamenti”. Basterebbe chiedersi, ad esempio, da dove provengano caffè, cacao, banane che, quotidianamente, consumiamo e quanto costi, in termini di sofferenza umana e ambientale, la filiera che accomoda questi prodotti direttamente sulle nostre tavole».

La «distanza» è rispetto a chi tenta di affrontare il fenomeno «in pieno contrasto con quanto previsto dalla Dichiarazione universale e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma anche dalla nostra Costituzione». E diventa dunque «inaccettabile la politica del respingimento, causa di morte ed indicibili sofferenze, il continuo attacco mediatico agli immigrati e a quanti si impegnano per la loro salvezza e la gestione anche regionale degli arrivi». Convinti di poter ancora «mobilitare il bene», i firmatari invitano tutti «a dire No alla politica del rifiuto, all’informazione falsata e fuorviante, al clima cupo di diffidenza diffusa ed ostilità che oscura il nostro paese». E fanno dunque appello «ai politici che ci rappresentano e a quanti si occupano del diritto fondamentale all’informazione affinché il complesso fenomeno delle migrazioni venga trattato con umanità e rispetto, per promuovere e proteggere l’universalità dei diritti e per un futuro di pace, convivenza e sviluppo sostenibile».

Parole nette che non turbano tuttavia l’assessore Roberti, già intervenuto al pronti via del mandato con un taglio di un milione ai fondi per l’integrazione. «Tutto previsto - minimizza l’ex vicesindaco di Trieste -. È un atto politico di chi si occupa di migranti e attacca la giunta regionale perché non si considera in linea con le nostre decisioni, che sono peraltro concordate con il governo nazionale». Nessuna intenzione di cercare un’intesa: «Con forze che si oppongono alle politiche di un’amministrazione democraticamente eletta non ci può essere collaborazione». Tanto meno con associazioni «che hanno pure preso contributi dalla Regione. Coerentemente con quanto dichiarato, mi aspetto che li restituiscano. Non possono pretendere di non essere d’accordo con le nostre iniziative, ma nel frattempo intascare i soldi per fare determinati servizi. Per questo ho chiesto agli uffici un monitoraggio per capire chi ha percepito fondi nel 2018. Vedremo se poi intervenire anche su questo».

Tra le firme c’è pure quella della Cgil. Siamo alla rottura col sindacato? «È, al momento, solo la Cgil di Udine. Non ci ho avuto mai a che fare», taglia corto Roberti ribadendo la posizione: «Noi dobbiamo rispondere ai cittadini. Lo stiamo facendo in totale coerenza con quanto affermato in campagna elettorale». Un ispiratore partitico dietro all’iniziativa? Non lo so e non mi interessa. Di sicuro c’è l’Ics che non è nuovo a iniziative del genere». —

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