Dalla “voce registrata” alla family room: le iniziative del Burlo per i bimbi prematuri
Viaggio nella Terapia intensiva neonatale dell’Irccs materno infantile Condotto di recente uno studio sullo stress genitori causa Covid-19

Foto Bruni 23.03.2015 Ospedale Burlo Garofolo
TRIESTE Questa settimana, in occasione del 17 novembre – Giornata mondiale della prematurità (World Prematurity day) –, Peter Pan ha fatto visita virtualmente al reparto di Terapia Intensiva Neonatale –Tin dell’Irccs materno infantile Burlo Garofolo di Trieste. L’istituto ha partecipato alla celebrazione con lo slogan “Siamo tutti nati prematuri”, tingendosi di viola, il colore scelto per la campagna che ha come obiettivo la prevenzione dei fattori di rischio, sensibilizzando l’opinione pubblica sul tema della prematurità e dando voce alle famiglie dei bambini nati pretermine.
Giornata della prematurità, a Trieste fontane e palazzi si tingono di viola
«Nonostante l’emergenza sanitaria, i nostri progetti procedono – racconta Francesco Maria Risso, direttore del reparto –. Prevediamo, ad esempio, di migliorare ulteriormente la family room, la stanza allestita per ospitare i neonati prematuri assieme alle loro famiglie, in un ambiente favorevole al benessere dell’intero nucleo. L’idea è quella di costruirne una all’esterno del reparto, ma collegata a esso, in modo che le famiglie abbiano una maggiore privacy».
Tra le iniziative in campo da un po’ c’è anche il prolungamento del follow up (controlli periodici) all’età scolare, un programma supportato in particolare dall’associazione Scricciolo Onlus, nata nel 2007 da un gruppo di genitori di piccoli pazienti ricoverati al Burlo.
Inoltre, l’équipe della Tin ha condotto di recente uno studio sullo stress provato dai genitori dei bimbi prematuri durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. I risultati, pubblicati ad ottobre scorso sulla rivista “Acta Paediatrica”, mettono in luce le conseguenze faticose delle restrizioni a cui anche i parenti dei piccoli prematuri sono stati sottoposti. «Si tratta di un concetto probabilmente evidente, che tuttavia ha rappresentato un’occasione per dare voce alle famiglie – continua Risso –. Il campione era esiguo, contava 10 genitori di neonati pretermine, e le restrizioni sono state attive solo per due settimane. Ma questa prima valutazione del disagio di mamme e di papà, ci ha dimostrato quanto siano importanti una buona comunicazione e una forte condivisione con le famiglie che, per proteggere i propri bambini, sono disposte a qualunque sacrificio. Questo lavoro, realizzato con l’indispensabile contributo del dottor Stefano Bembich, ci dà un grande spunto per continuare a incentivare al massimo la presenza in reparto della diade neonato-genitore, anche per i più piccoli, e anche con strumenti indiretti quali “la voce registrata” o la possibilità di fare una visita “a distanza”. Questo perché ci sono stati, ci sono e ci saranno casi in cui il genitore, suo malgrado, non può e non potrà essere presente, per motivi lavorativi o talora di salute. Ma il nostro impegno deve andare oltre la distanza fisica, perché i nostri “scriccioli” devono essere sempre tutelati».
In Italia, ogni anno, nascono oltre 30 mila bambini prematuri, neonati che vengono al mondo prima della 37.a settimana di età gestazionale (CeDAP 2017). Il dato non sembra essersi modificato significativamente con l’emergenza Covid-19, ad eccezione delle situazioni in cui le mamme hanno contratto il Sars-Cov-2: in questi casi la prematurità ha subito un’impennata, con il 19,7% di nascite pretermine, come è emerso dal Registro Nazionale Covid-19 della Società Italiana di Neonatologia. —
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