Dalla sarta al maestro, il Verdi assume i precari dopo decenni di attesa
TRIESTE C’è il maestro che lavora al Verdi da trent’anni. C’è la sarta che vi lavora da un quarto di secolo. Tutti precari da sempre, che ora verranno assunti. La svolta è frutto di un accordo firmato dalla Fondazione e le sigle sindacali Libersind-Confsal, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil. Un accordo che però i sindacati Fials e Cgil non hanno sottoscritto, poiché «potenzialmente discriminatorio verso alcuni lavoratori».
Il testo prevede in primis la stabilizzazione di una serie di precari storici della Fondazione: parliamo di sarte, maestri collaboratori, coristi. Persone che in alcuni casi lavorano per il Verdi anche da decenni, un contratto a tempo determinato dopo l’altro. Si parla di una decina di persone, al momento, ma i numeri precisi dovranno essere definiti da un tavolo tecnico che ha iniziato a riunirsi nei giorni scorsi. Ma questo, assicurano i sindacati firmatari, è soltanto l’inizio, perché ora la Fondazione ha ricominciato ad assumere, colmando i vuoti d’organico venutisi a creare in questi anni di blocco in entrata.
Mercoledì scorso l’assemblea generale dei lavoratori ha dato mandato alle tre sigle di firmare l’accordo, che costituisce il recepimento dell’accordo quadro del 6 dicembre scorso sottoscritto da Anfols (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche) e segreterie sindacali nazionali.
Commentano i firmatari in un comunicato: «L’accordo territoriale siglato al Verdi è stato indispensabile e fondamentale per mantenere i livelli occupazionali, salvaguardare l’occupazione, valorizzare il patrimonio professionale dei lavoratori a tempo determinato che da anni lavorano nella Fondazione e procedere ad una pianificazione delle assunzioni a tempo indeterminato che avverrà nei prossimi mesi, ciò a dimostrare il percorso virtuoso che la Fondazione del Verdi grazie al lavoro di tutte le maestranze sta portando avanti».
Spiega Daniela Astolfi di Libersind-Confsal: «Tutto nasce dalla causa che una ballerina dell’Opera di Roma ha intentato alla sua Fondazione dopo molti contratti a tempo determinato. È arrivata fino in sede europea, dove le sue ragioni sono state riconosciute. Questo accordo, come gli altri firmati in altre parti d’Italia, è figlio di quella causa. Oltre a stabilizzare i precari storici, consentirà il rinnovo di altri tempi determinati, che rischiavano altrimenti di essere sospesi».
Dice invece Domenico Lazzaroni di Uilcom-Uil: «Sono contento della presenza della nostra sigla nell’accordo e al tavolo tecnico. C’erano situazioni da sanare: alcuni maestri collaboratori lavorano col Verdi da periodi che vanno dai 17 anni ai 33. Tra le sarte c’è chi ha superato il quarto di secolo. Inoltre stiamo uscendo dal rigido blocco del turnover imposto dalla legge Bray, potremo colmare i vuoti in organico». Conclude Silvia Verzier di Fistel-Cisl: «Siamo molto felici delle stabilizzazioni e della maggioranza avuta in assemblea. Parliamo di colleghi che lavorano qui da decenni».
Prende le distanze Aurelio Barbato di Fials, che con Cgil non ha firmato: «Noi abbiamo sottoscritto l’accordo nazionale di dicembre, che da solo bastava a garantire le assunzioni. L’accordo territoriale rischia di tutelare alcuni precari e non altri. Infine attendiamo ancora la verifica della pianta organica, visto che non siamo invitati al tavolo tecnico che se ne deve occupare». —
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