Dalla Giulio Cesare ai Cant: nei modellini di Vandelli la storia del cantiere navale

Già progettista all’ufficio tecnico l’87enne monfalconese ha creato una sorta di museo e culla un sogno: «Riportare un nostro sommergibile in città»
Bonaventura Monfalcone-20.06.2019 Vandelli-Modellini navi e sottomarini Fincantieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-20.06.2019 Vandelli-Modellini navi e sottomarini Fincantieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Nei modellini di Vandelli la storia del cantiere navale di Monfalcone

MONFALCONE A Monfalcone c’è il MuCa (museo della cantieristica) e c’è anche il Museo del cantiere navale di casa Vandelli, una mostra permanente di riproduzioni, in scala ridotta, di navi e aerei che raccontano la gloriosa storia del cantiere di Panzano. Il museo è opera di Antonio Vandelli, 87 anni, 40 dei quali trascorsi nell’ufficio tecnico dove si sono progettate importanti navi passeggeri e militari. «Appartengo a una famiglia di cantierini – dice con orgoglio Vandelli – oltre a me ci sono mio padre, mio suocero, l’altro consuocero e i nipoti, un’intera generazione».

Nel suo studio, una stanza di 4 metri per 4, sono esposti una cinquantina di modelli da lui costruiti di navi passeggeri, militari e di aerei, i famosi Cant, poi foto storiche, quadri, bandiere e fotografie, cres delle navi.

Nel caveau, come chiama la sua cantina, Vandelli ha ancora una cinquantina di modellini ma non ha spazio per portarli in questa stanza. L’ultima riproduzione che mostra con orgoglio è un troncone della parte centrale del sommergibile classe Sauro. «Si vedono la torretta con tutti i telescopi, il radar, lo snorkel, la passerella – mostrando i particolari – nell’interno ci sono due ripiani per le batterie che servono per la navigazione in immersione, poi la camera manovra con i quadri elettrici e la chiglia a barchetta per appoggiarsi sul fondo a 300-400 metri di profondità. Questo pezzo lo considero una vera opera d’arte».

Vandelli sta lavorando anche per realizzare un sogno che da qualche anno è quello di tanti monfalconesi, portare cioè a Monfalcone uno dei sommergibili costruiti dal cantiere. «Mi pare impossibile – afferma – che siamo la prima città dei sommergibili e non possiamo averne uno. La gente lo reclama. Potrebbe essere sistemato nello spazio antistante il MuCa. È una richiesta fatta più volte ma credo che i tempi siano maturi per giungere a un accordo con la Marina militare. Fino a oggi i sommergibili sono andati a tutt’altra parte, come il Toti al museo di Milano. Faccio appello alla presidenza del cantiere, all’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, al sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint, a tutta l’amministrazione comunale, ai vertici istituzionali della Regione e della Marina, perché se c’è la volontà possono fare questo grande regalo alla città».

Tra i modellini più importanti, oltre ai sommergibili classe Toti e Sauro, c’è anche il piroscafo Trieste costruito nel 1909, di 896 tonnellate di stazza, lungo 57, 99 metri, largo 9,35 e alto 4,27, fu la prima nave costruita dal cantiere monfalconese (con la gemella Split) per la società navigazione Dalmatia di Trieste.

Poi la Giulio Cesare (1951), prima grande unità passeggeri costruita in Italia dopo la seconda guerra mondiale con il gemello Augustus. Poi l’Oceanic, prima nave in assoluto da crociera con le scialuppe di salvataggio più basse nei punti di raccolta per essere utilizzate meglio in caso di necessità. Poteva navigare anche tra i ghiacci. Interessanti anche tre modelli di idrovolanti in onore di suo papà e del nonno che avevano lavorato nelle Officine aeronautiche. Il primo è il quadrimotore Cant Z 506 B Airone (1937) da ricognizione e bombardamento per la Regia Aeronautica Italiana, che poteva attraversare l’Atlantico e di cui furono costruiti due esemplari, poi il Cant Z 511 A Atlantico (1940), il primo idrovolante passeggeri con 48 persone a bordo e 6 membri di equipaggio. —


 

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