Dalla difesa del mare alle assicurazioni caccia al matematico

Sei storie di successo raccontate a studenti e laureandi testimoniano che la facoltà dà accesso a varie professioni

Uno dei miti da sfatare sui laureati in matematica è che possano trovare un impiego soltanto nel campo dell’insegnamento o proseguendo il percorso accademico come ricercatori. In realtà proprio queste due professioni sono quelle che in Italia offrono minori garanzie dal punto di vista contrattuale e per intraprenderle è spesso necessario rassegnarsi a vivere molti anni da precario. Ma una laurea in matematica offre molti altri sbocchi lavorativi, a volte anche in ambiti inattesi. Sono soltanto più difficili da individuare perché, mentre per un ingegnere la strada è più o meno tracciata, spesso un matematico non ha idea di cosa farà una volta laureato. Se ne è discusso ieri nell’incontro “Matematici al lavoro”, organizzato dal dipartimento di Matematica e Geoscienze come iniziativa di orientamento sia per i laureandi sia per gli studenti delle superiori. Nel corso dell’incontro, moderato da Mattia Mecchia, ricercatore e delegato all’orientamento per i corsi di laurea in matematica, sei laureati dell’ateneo triestino di diverse età, dai 28 ai 41 anni, hanno raccontato la propria esperienza professionale, per fornire ai più giovani esempi concreti dei possibili sbocchi lavorativi che offre questa disciplina. Ad accomunare tutte le storie alcuni elementi: dopo la laurea non hanno dovuto attendere molto per trovare un impiego, ma se la forma mentis e le conoscenze teoriche sono state fornite loro dagli insegnamenti del corso di laurea, il lavoro vero e proprio l’hanno imparato sul campo.

Racconta per esempio Caterina Cavicchi, 34 anni, in Allianz ormai da dieci: «Ho trovato impiego subito dopo la laurea, ma i miei primi mesi li ho spesi standomene seduta accanto al mio responsabile e seguendo ciò che faceva». Cavicchi lavora in un gruppo attuariale di Allianz che opera a livello internazionale: fornisce supporto ai diversi uffici attuariali del gruppo sparsi in tutto il globo, con analisi statistiche e di monitoraggio degli andamenti, si occupa di formazione in quest’ambito e di ricerca in campo statistico assicurativo. Annalisa Bruno ha trovato invece impiego in Deloitte, una delle quattro società di consulenza e revisione più grandi al mondo. Ricopre il ruolo di IT Advisory, ovvero offre consulenze funzionali a livello informatico. «Al momento – spiega - mi sto occupando di un importante progetto di adeguamento normativo in ambito assicurativo: in pratica definiamo regole e algoritmi per il controllo dei dati che andranno poi comunicati ai regolatori nazionali e internazionali, come Banca d’Italia o Bce». Damjan Krizmancic, 41 anni, lavora invece all’interno del Sincrotrone: è un tecnologo che si occupa dello sviluppo software per la linea di luce Ape di Elettra. Tutt’altro percorso per Giulia Zannier, che si è appena dottorata in Fluidodinamica ambientale. «Attualmente mi occupo di modellistica marina – racconta - in particolare nei casi in cui il petrolio viene rilasciato in mare: si modellizza la macchia per ridurre l’impatto ambientale. Come matematica curo la parte teorica e informatica, processo i dati ottenuti e analizzo i risultati. Ora che ho finito il dottorato cercherò un impiego in quest’ambito, forse un postdoc».

«Alle superiori ero convinto che avrei fatto l’avvocato – confessa invece Stefano Piani, che sta seguendo un master alla Sissa in High Performance Computing - poi mi sono iscritto a matematica ed ero sicuro che sarei diventato un matematico puro. Ma ho cambiato di nuovo idea e dopo la laurea ho intrapreso la carriera di programmatore: nella ditta dove lavoro, che mi sponsorizza anche il master, faccio da interfaccia “informatica” per i problemi che gli scienziati devono risolvere. È un lavoro vario: un giorno mi occupo di elaborazione dei dati di un satellite e il giorno dopo dello sviluppo di un algoritmo per riconoscere le facce delle persone». Ha scelto la strada dell’insegnamento infine Jessica Peressin: dopo la laurea ha guadagnato l’abilitazione con un anno di tirocinio formativo attivo e ora insegna con un contratto annuale all’istituto tecnico Marconi di Staranzano. «Non si tratta di una strada facile – racconta -: oltre alle conoscenze richiede la capacità di saper attirare l’attenzione della classe, comunicando efficacemente, e di saperla gestire».

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