Dalla boxe alla politica passando per i tribunali: la parabola del triestino Tuiach fino al caso neonazista
L’ex consigliere comunale triestino, già pugile professionista, indagato con altri 24 membri del gruppo sgominato dalle Direzioni antiterrorismo
Telefono spento, per tutto il giorno. Fabio Tuiach non commenta l’ultimo inciampo di una lunga serie. Il quarantaquattrenne triestino, ex pugile, ex politico, ex portuale e, a inizio 2022, come si legge nelle cronache del Piccolo, pure un’esperienza da portapizze, fa parte della lista dei 25 indagati del gruppo neonazista sgominato in Italia dalle Direzioni distrettuali antiterrorismo delle Procure di Bologna e di Napoli.
La boxe
Non il primo incrocio con la giustizia per Tuiach. Né la prima volta sulla pagine di giornali e siti, non solo per un’attività sportiva, la boxe, che lo ha visto esordire da dilettante come peso medio nel 1997 e chiudere la carriera da professionista tra i massimi, sconfitto in un match di poco più di un minuto dal polacco Artur Szpilka.
La politica
In politica l’esordio è invece datato giugno 2016, con l’elezione in Consiglio comunale nelle liste della Lega Nord. Vicenda breve perché i padani procedono all’espulsione dal partito dopo che Tuiach, ottobre 2017, afferma che «il femminicidio è un’invenzione della sinistra».
Seguono adesione al gruppo Misto e, due mesi dopo, l’ingresso in Forza Nuova. Sempre sulle montagne russe, il triestino si ritrova però l’8 gennaio 2019 protagonista di un breve comunicato su Facebook: «Tuiach non fa più parte di Forza Nuova. Qualsivoglia atto e dichiarazione da esso compiuti, a partire da tale data, non sono pertanto da ritenersi in alcun modo espressione del movimento».
Negli anni della pandemia, arriva pure il licenziamento deciso dall’Agenzia per il lavoro portuale del porto di Trieste. Succede a fine 2021, nelle settimane di tensione della protesta no-vax contro il green pass. Il provvedimento, per giusta causa, fa riferimento al fatto che, in un periodo in cui aveva presentato certificato di malattia, Tuiach partecipa, e non in seconda fila, alla manifestazioni, indossando il gilet giallo con il logo di Alpt. «Ho cinque figli, mia moglie è commessa part time: andremo a mangiare alla Caritas», il commento a caldo.
Pochi mesi dopo eccolo invece a portare pizze. In sella allo scooter, con margherite e capricciose, nelle case dei triestini. «Quando mi presento alla loro porta restano sorpresi, poi mi riconoscono, mi accolgono con un sorriso. E per solidarietà, conoscendo la mia situazione, non sono pochi quelli che allungano delle mance».
I guai giudiziari
Nessuna gentilezza, tuttavia, in buona parte del curriculum. Un giorno l’ex consigliere colpisce con una manata il titolare di una ferramenta, un altro definisce Maometto «pedofilo», un altro ancora (è il Giorno della Memoria) pubblica sul suo profilo del social russo VKontakte una foto di Hitler. E, inevitabilmente, non mancano i guai giudiziari.
Nel settembre 2022 viene condannato per diffamazione a due anni di reclusione per un post omofobo con un chiaro riferimento all’aggressione subita dall’attivista Lgbt Antonio Parisi, ma lo scorso aprile viene assolto in appello «perché il fatto non sussiste».
Nel marzo 2023 altri due anni in primo grado con l’accusa di aver colpito un settantenne che lo aveva criticato per averlo visto sfilare in città con la bandiera russa nei primi giorni di guerra in Ucraina.
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