D’Alema: «L’Italia riconoscerà il Kosovo»
Oggi l’atto formale. La risposta di Belgrado: «Pronti a richiamare il nostro ambasciatore»

TRIESTE
La Serbia non fa sconti. Neppure all’«amica» Italia. «Il giorno in cui Roma riconoscerà il Kosovo, spero non sia così ma questo sembra essere il caso, quello sarà il giorno in cui richiameremo il nostro ambasciatore da Roma», ha spiegato il capo della diplomazia serba, riferendo che l'ambasciatore serbo in Francia è stato già richiamato e che quelli presso l'Austria e la Germania sono stati richiamati ieri. Il ministro ha sottolineato più volte il rammarico serbo per il fatto che numerosi Paesi, anche europei, abbiano deciso di riconoscere l'indipendenza del Kosovo. «Le relazioni non potranno più essere le stesse di prima dopo questo atto unilaterale», ha sottolineato Jeremic. A cui risponde prontamente il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema impegnato ieri a riferire alle commissioni Esteri di Camera e Senato riunite in sessione congiunta a Montecitorio proprio sulla vicenda Kosovo. L'Italia, per il titolare della Farnesina, continuerà la «politica di amicizia, apertura e dialogo» avviata negli ultimi anni con la Serbia, malgrado il governo si appresti a riconoscere l'indipendenza del Kosovo.
«Sconteremo un momento difficile, ma ho la fiducia di pensare che sarà una breve parentesi», ha aggiunto il titolare della Farnesina, con riferimento al richiamo in patria dell'ambasciatore a Roma. D’Alema ha ricordato che «nessun Paese dell'Ue» si è fatto promotore, come l'Italia, del processo di avvicinamento della Serbia al club dei Ventisette e che il riconoscimento del Kosovo avverrà con «sobrietà, continuando a lavorare per mantenere i buoni rapporti» con Belgrado. Intanto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scritto una «lettera amichevole» all'omologo serbo Boris Tadic. La lettera di Napolitano fa seguito ad una missiva inviata dallo stesso Tadic in cui il presidente serbo illustrava la posizione di Belgrado sull'indipendenza del Kosovo. Napolitano esprime sentimenti di profonda e antica amicizia verso la Serbia e conferma l'impegno dell'Italia a sostenere la prospettiva europea di tutti i Paesi dei Balcani occidentali.
Il capo dello Stato conferma altresì l'intendimento dell'Italia di ispirare la propria azione al rispetto dei principi di democrazia, di pari uguaglianza di tutti i cittadini, e di tutela dei diritti delle minoranze e di realtà storicamente multietniche. Ma il conto alla rovescia per il riconoscimento del Kosovo da parte dell'Italia è già iniziato. D'Alema, a Montecitorio, ha riferito la posizione del governo, ha definito «utile e necessario» stabilire relazioni diplomatiche con il Kosovo e riconoscere il nuovo Stato.«Se non riconoscessimo il Kosovo - ha precisato - i nostri soldati non avrebbero la necessaria copertura politica e diplomatica per operare sul terreno e interagire con le autorità di Pristina. Li esporremmo a rischi evidenti. Dovremmo ritirarli. Il che non gioverebbe a nessuno». Egli ha però precisato che questo processo va affrontato con «sobrietà, continuando a lavorare per mantenere buoni rapporti con la Serbia».
Il riconoscimento dovrebbe avvenire oggi dopo la riunione del il Consiglio dei ministri. Il titolare della Farnesina ha fatto presente che quella del Kosovo è una «indipendenza dimidiata» perchè sottoposta al controllo internazionale. In questa luce, «è evidente» ha osservato «che il Kosovo non potrà entrare a far parte dell'assemblea generale dell'Onu», perchè la comunità internazionale si è divisa sul riconoscimento dell'indipendenza di Pristina. Il ministro degli Esteri ha sostenuto che sul caso Kosovo «non è vero che l'Europa si è drammaticamente divisa, naturalmente, ci sono opinioni diverse: non appartiene alla responsabilità dell'Europa riconoscere il nuovo Stato, anche se la stragrande maggioranza dei Paesi europei, alla fine saranno 24 su 27» è pronta a questo passo. A Pristina invece si è insediato Pieter Feith, nuovo rappresentante speciale dell'Unione europea in Kosovo. Ma la missione civile è nuovamente finita nel mirino di Mosca. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri russo, Mikhail Kamynin, «la decisione di dispiegare una missione Ue in Kosovo non ha alcuna base legale».
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video