Dal primo sos ai soccorsi la Rete erano i radioamatori

Fu uno di loro a far capire subito la vastità della tragedia: aveva appena visto crollare la sua casa. Il ruolo fondamentale dei “cb” durante tutta l’emergenza
Di Antonio Boemo ; di Antonio Boemo

di ANTONIO BOEMO

Il boato, l’interminabile scossa, la casa che gli crolla addosso, tutti salvi per fortuna, e due minuti dopo già operativo in radio per dare l’allarme e per verificare la situazione da altre parti. Fu un radioamatore di Buja, Italo Candusso (in codice I3CQX), il primo a far capire la vastità della tragedia. Oggi pare tutto facile. In realtà non è così. Senza energia elettrica non funzionano ad esempio i ponti radio per i telefonini... Anche allora, senza energia elettrica, non c’erano comunicazioni di alcun genere se non quelle dei radioamatori. Basta dire che militari e carabinieri per poter parlare con i loro superiori lo fecero attraverso le apparecchiature dei radioamatori.

Nel 1976 non c’era la Protezione Civile ma, fortunatamente c’era il Corpo Emergenza Radioamatori (Cer) già ben strutturato. Fatto sta che l’allarme di Italo Candusso venne ricevuto all’istante da altri colleghi e che già alle 21.15 era attiva la prima rete d’emergenza. Solo un paio d’ore dopo in molti paesi terremotati c’era già la presenza di diversi radioamatori che erano partiti immediatamente dalle loro sedi (Trieste, Monfalcone, Grado, Gorizia, Udine, naturalmente) con tutte le attrezzature portatili necessarie. Radioamatori che non solo hanno effettuato il loro servizio radio, ma hanno anche aiutato i terremotati. Allora i collegamenti diretti con la Prefettura di Udine dove fu creato il centro operativo generale e da qui con i vari centri operativi locali, avvennero proprio tramite radioamatori.

Oltre alla maglia di collegamento generale (con i coordinatori volutamente distanti dalla zona terremotata, a Grado dove si trovava il responsabile regionale, e a Portogruaro, anche perché da queste località si riusciva a collegare tutti i paesi colpiti dal sisma), furono create in realtà altre reti: una attraverso il ponte ripetitore dei radioamatori di Udine, una con un ponte mobile installato da un radioamatore di Bassano del Grappa (Bruno Rodeghiero I3RGH), in quel di Gemona (l’antenna in altura, la stazione all’ingresso di un garage, e una rete per i collegamenti nazionali e internazionali.

Non fu facile per i radioamatori, come per le altre migliaia di volontari, raggiungere i paesi più sperduti per dare notizia delle varie situazioni. Tuttavia lo fecero. Chi a piedi, chi in moto, chi adoperando la propria autovettura che riportò a casa piena di colpi e graffi. Capitò di tutto. Un radioamatore triestino, purtroppo scomparso prematuramente, Umberto Biasutti, si dimenticò ad esempio a casa la batteria di riserva; dovette smontare quella della macchina e portarsela a piedi per raggiungere Montenars.

Circa 300 furono gli operatori che operarono direttamente in Friuli, della nostra regione e giunti da varie parti d’Italia. Qui venne anche il coordinatore nazionale del Cer, Attilio Sacco di Sanremo. Fu proprio lui, assieme al coordinatore regionale, ad essere convocato in Prefettura dall’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, anche lui radioamatore.

Tra i servizi effettuati dai radioamatori non si può dimenticare il servizio sostitutivo degli uffici postali terremotati con 75 radioamatori impegnati a inviare e ricevere telegrammi (circa 1500) per informare i parenti delle genti friulane in tutto il mondo.

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