Dal porto alla scienza: la stagione d'oro di Trieste
TRIESTE Si può raccontare Trieste in molti modi. Ve ne sono alcuni nuovi, ben innestati nella solida tradizione della città. A questi vorrei guardare ricevendo dall’Editore, che ringrazio, l’incarico di dirigere il Piccolo. Intendo quei tratti della comunità che si sono risvegliati e rimessi a correre nonostante le avversità della pandemia. Trieste torna a essere un luogo di interesse economico strategico, caratteristica che primeggia su tutto il resto, che pure è assai rilevante.
La città è il capoluogo di una Regione nata sulle rovine del Novecento. Un’istituzione che ha cercato di sopperire alla mancanza di omogeneità politica, storica ed economica strutturando un dualismo, insieme reale e artificiale, fra Venezia Giulia e Friuli. Rimangono diffidenze e pregiudizi che non termineranno mai e non è nemmeno necessario che finiscano. Perché, poi? Siamo differenti da Udine. Ci piace esserlo. Esistono, però, sistemi separati-ma-uniti che hanno iniziato a mettere a fattor comune le esperienze. È il nostro destino. L’economia, soprattutto, è diventata orizzontale, cercando connessioni dove prima non ce n’erano. Il porto di Trieste è il porto del Friuli Venezia Giulia, le associazioni imprenditoriali hanno avviato un lento percorso regionale di avvicinamento che fa bene all’efficienza e rispecchia un po’ meno i campanili ai quali fortissimamente credo, senza sentirmene accecato.
Non v’è dubbio che il rinnovato e brulicante insieme di investimenti intorno al Porto costituisca una eccezionale occasione per lo sviluppo della città, alla quale sono stati tolti i pesanti veli del «no se pol» che si raccontava fossero stati calati da contesti ostili esterni i quali, piuttosto, venivano caparbiamente tessuti fra le Rive e la collina. Porto sì, dunque, e con grande forza. Non solo per evocarne l’alone simbolico che nel Porto Vecchio ha il principale dei suoi punti d’appoggio. Intorno al porto nasce, si sviluppa e deperisce prima di tornare, infine, a nuova vita, l’intera città. Saremo dentro questa storia con particolare attenzione, per descriverne la trasformazione e, quando le rileveremo, le storture.
Tenteremo di recuperare la frenesia che da Capitale europea della Scienza la città è riuscita a esprimere solo in parte. L’università, i centri di ricerca, continuano egualmente a pulsare lontano dai riflettori e sappiamo bene, come per la sanità, che debbono occupare uno spazio importante nel raccontare ciò che qui accade.
Il Piccolo è dentro l’anima della Trieste popolana, marinara, verace e combattiva, perennemente in cerca del sole ovunque sia possibile coglierne il calore. A essa apparteniamo. Non abbiamo avuto timore nel confrontarci con questa come con le altre componenti di una società che sappiamo essere multiculturale e policentrica. Enzo D’Antona, anch’egli direttore di questa testata, ne è rimasto affascinato proprio per quella sensazione di non luogo che si respira a Trieste, dove si è contemporaneamente in molti posti diversi. Dalla fascinazione che ne hanno ricavato i tanti che vi hanno vissuto, lottando, lavorando, amando, ne sono scaturiti libri e film, battute salaci e ironia agra, politica buona e consorterie. Insomma, tutta quella amabilità scanzonata che fanno della triestinità, da quella borghese a quella più umile, un bellissimo unicum.
Continueremo a dialogare con tutti sapendo pure che il mondo dell’informazione non è più quello cui siamo stati abituati per decenni. Oggi il vostro giornale è una piattaforma che si irradia sempre più attraverso il sito, mantenendo salde le radici nelle edicole e incontrando gli interessi dei triestini attraverso gli incontri pubblici, gli eventi, le iniziative sociali.
Sono consapevole dell’unicità di Trieste e di quanto ciò sia importante per i triestini. Non mi sfugge quanto questo li renda, a volte, distanti dalle vicende altrui. Non è un tratto esclusivo del Golfo, è tipicamente italiano. Ci prenderemo cura di questo aspetto, come è giusto che sia, senza dimenticare che Trieste è polo finanziario e assicurativo -come mi ricordava sempre un altro amico direttore Paolo Possamai, conquistato da Trieste- città del mondo intimamente inserita nelle culture, nelle lingue, nelle religioni che la circondano e che sovente l’hanno dominata contro la sua volontà finendo per sciogliersi, sempre, fra mare e bora o nel Caffè San Marco e nei teatri.
Ricevo il testimone da un amico, Enrico Grazioli, che ringrazio per l’affetto, ricambiato, che mi ha mostrato. Avrò al mio fianco Roberta Giani, una triestina capace e generosa che torna nella sua città carica di energia e con una solida conoscenza di Trieste e della regione.
Il 2021 è l’anno del 140° dalla fondazione del Piccolo. Saremo qua, con una redazione eccellente, a testimoniare il legame indissolubile con la città e la Venezia Giulia.
Il Piccolo nasce libero e indipendente. Resterà tale.
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