Dal patriottismo delle origini ai successi recenti: i 75 anni del Cus Trieste, casa degli atleti-studenti
Il Centro universitario sportivo celebra i suoi “tre quarti” di secolo impreziositi da risultati agonistici e futuri vip fra i propri tesserati
TRIESTE. Compie 75 anni una realtà gloriosa dello sport giuliano: il Cus Trieste. Correva infatti l’anno 1946 e la città, all’epoca stremata dalla tragedia della Seconda guerra mondiale, e ancora angustiata dal timore di una nuova invasione jugoslava, provava a ripartire. Anche nello sport. E fu perciò anche per un connotato nazionalistico che alcuni studenti dell’epoca decisero di costituire un movimento sportivo universitario. E così, su queste basi geopolitiche, fra il marzo e il maggio del 1946 Enzo Civelli, all’epoca studente di Economia e commercio, fondò il Cus, il cui primo obiettivo era quello di riorganizzare lo sport all’Università tramite un’associazione che fosse capace di ereditare in chiave democratica la storia sportiva dei Guf, i Gruppi universitari fascisti.
Il Cus Trieste, già nei primi mesi successivi alla fondazione, contava cinque sezioni (pallacanestro, pallavolo, scherma, atletica leggera e tennis) e diventò in breve tempo una delle realtà più in vista del panorama sportivo nazionale.
Tra le manifestazioni di un certo livello organizzate nel corso dei primi anni, vanno certamente ricordate le tre edizioni dei campionati universitari di trotto, quelli della vela, i soggiorni estivi e invernali e la spedizione scientifico-alpinistica in Ala-Dag (Turchia).
L’attuale presidente del Cus è Romano Isler, al timone dell’associazione sportiva universitaria da ormai 28 anni, pur se alternati in diversi periodi.
«Fin da subito il Centro universitario sportivo giuliano divenne uno dei massimi punti di riferimento per lo sport e non solo a livello universitario – spiega lo stesso Isler – creando i presupposti per la partecipazione di una folta rappresentanza di atleti locali ai primi Giochi universitari mondiali di Parigi nel 1947 e ai Campionati nazionali universitari organizzati proprio a Trieste nel 1952».
Dal 2002 il Cus è associazione autonoma come Asd Cus Trieste. Fiore all’occhiello della società attuale è la rinata palestra di via Monte Cengio, rimessa a posto grazie al contributo dell’ateneo cittadino, mentre lo stato di salute dell’associazione è testimoniato dai numerosi tesserati e dai successi ottenuti dalle squadre di pallacanestro, calcio e volley negli ultimi campionati.
Molte sono le personalità cittadine, e non solo, che nel corso degli anni hanno fatto parte del Cus Trieste. Come per esempio Michele Scozzai, giornalista oggi dirigente della Trieste Trasporti, o Roberto Morelli, attuale senior manager di illycaffè, già direttore di TeleQuattro e ora pure al vertice di Tcc, per anni giocatore prima e allenatore poi della squadra di calcio universitaria.
«La storia del Cus è un pezzo importante della storia della città – il ricordo di Scozzai, per una decina d’anni giocatore della compagine di pallanuoto – di cui fin dalle origini riflette lo spirito e le energie migliori. A cominciare da Enzo Civelli, detto Jim, un uomo dal carisma inarrivabile, che nell’immediato dopoguerra fu la vera anima della rinascita dello sport universitario a Trieste, e che dall’allora rettore Salvatore Satta riuscì a ottenere un primo finanziamento di 50 mila lire, facendogli credere di aver ingaggiato un americano per una squadra di basket che a stento esisteva. Ma il Cus per anni è stato il luogo dov’è cresciuta la futura classe dirigente di Trieste, dove sono nati legami solidissimi e dove migliaia di giovani hanno imparato a confrontarsi e a scontrarsi con il mondo».
In occasione dei 50 anni del Cus, nel 1996, fu stampato un corposo libro che ripercorreva le tappe dell’associazione e che è tutt’oggi considerato una sorta di Bibbia della realtà sportiva universitaria locale. «Il libro fu fortemente voluto dall’allora rettore Giacomo Borruso e da Romano Isler – aggiunge Scozzai, che del grosso tomo fu il redattore – e rappresentò un percorso emotivo nell’anima di chi al Cus aveva dato tanto e dal Cus tanto aveva ricevuto».—
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