Dal Papa ai pappagalli, l’ira dei forestali in Fvg

Le 235 guardie regionali denunciano le prestazioni extra mai retribuite, le attrezzature inadeguate e la formazione carente
Guardie forestali impegnate in una lezione all'aperto con piccoli allievi
Guardie forestali impegnate in una lezione all'aperto con piccoli allievi

TRIESTE. Sono entrati in servizio per l’arrivo del Papa in regione e per l’ingresso dei profughi ma, al momento, nessuno li ha pagati. Né Roma né Trieste. Più di frequente vanno nei boschi per recuperare fauna selvatica ferita o morta, ma non sono dotati di alcuno strumento specifico per l’immobilizzazione degli animali. Sono i forestali di Palazzo ma la Regione, denuncia la Cisl Fp, «è sorda da troppo tempo». Sorda a istanze e denunce.

Una delle più curiose riguarda il caso di una malattia trasmessa da alcuni pappagalli, che ha contagiato pure la moglie di un agente, nel corso di un controllo su un veicolo. Nemmeno l’ultima lettera scritta dal segretario regionale cislino Massimo Bevilacqua ha ottenuto risposta: «Mi sono rivolto alla Regione chiedendo innanzitutto il pagamento della prevista indennità di ordine pubblico ricordando che, da normativa vigente, l’amministrazione è sollecitata dagli organi di governo all’anticipo di 13 euro lordi all’ora. Non si tratta dunque di alcun aggravio per le casse regionali, dato che tocca poi al ministero dell’Interno rimborsare le istituzioni periferiche. Ma dalla Regione non è arrivato riscontro, neanche stavolta».

Nell’elenco ci sono servizi in occasione della visita di papa Francesco a Redipuglia nel 2014 e poi, più di recente, del controllo immigrati a Tarvisio e a Lignano Sabbiadoro. Gli input arrivano dalle Questure e dalle Prefetture delle quattro province del Friuli Venezia Giulia, la Regione chiama dunque i suoi uomini al lavoro ma, dopo anni, quei 13 euro non vengono erogati. «Non è servito né parlarne per le vie brevi in riunioni negoziali né scrivere in direzione - insiste Bevilacqua -. In Regione permane il silenzio». Il sindacato, tuttavia, non raccoglie solo richieste economiche.

Da parte del Corpo forestale regionale (un organico di 235 persone, cui verranno aggiunti il prossimo 1 giugno una sessantina di dipendenti in uscita dalla polizia provinciale) ci sono ripetute segnalazioni sul fronte della sicurezza del personale. Una di quelle di marzo 2016 riguarda il recupero di un capriolo ferito tra Gradisca d’Isonzo e Mariano del Friuli in orario serale. Le guardie in servizio fanno sapere che, in assenza dell’attrezzatura idonea e con un’unica lampada a disposizione, date che le altre presenti in stazione risultavano guaste, si sono trovate a tentare un primo approccio per coprire il capo dell’animale con una giaccia della tuta antincendio, senza però riuscire a completare l’operazione. Di qui la scelta obbligata del reinserimento nel contesto naturale. Con l’utilizzo di mezzi di fortuna, i rami recuperati a bordo strada, il capriolo è stato accompagnato nei campi vicini alla carreggiata. Sempre a marzo, e sempre con una unica lampada funzionante, stavolta in località Piedimonte in comune di Gorizia, si è intervenuti per il recupero di un tasso ferito. Risultato però impossibile in assenza di attrezzature per bloccare, catturare e legare il mammifero, oltre che di un mezzo di trasporto con separazione tra cabina e bagagliaio, ma anche di gabbie o casse per il suo contenimento.

«Non gli unici esempi di una situazione che crea disagio quasi quotidiano a questi lavoratori - rimarca Bevilacqua -. Eppure basterebbe qualche migliaio di euro e nulla più per rafforzare la dotazione del Corpo. Un investimento anche a tutela dei cittadini: intervenire in circostanza del genere mette infatti a rischio non solo gli agenti ma anche chiunque venga a contatto con gli animali». Da parte del personale arrivano anche richieste per l’organizzazione di corsi di formazione sulla legge 68/2015 in materia di delitti contro l’ambiente e per chiarimenti sul trasferimento dei corpi di polizia provinciale nel raggruppamento regionale e il conseguente adeguamento dei profili. «Senza dimenticare gli straordinari - ricorda ancora la Cisl -, pagati sempre in ritardo e in percentuale non superiore al 20% di quanto dovuto, nonostante i servizi siano di non poco impegno, a partire dallo spegnimento incendi».

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