Dal Montenegro alla Romania Orbàn apripista dei “pieni poteri”
A Podgorica parlamento esautorato per combattere Covid-19. Bucarest, libertà di stampa a rischio
La presidente della Commissione europea Ursula van der Leyen ieri ha bocciato Budapest
BELGRADO Dopo il “golpe democratico” del premier ungherese Viktor Orban in salsa coronavirus l’Unione europea batte un ciglio. Lo fa la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. «È della massima importanza che le misure di emergenza» adottate dai governi Ue per il coronavirus «non vadano a scapito dei nostri valori fondamentali. La democrazia non può funzionare senza media liberi. Rispetto della libertà di espressione e certezza del diritto sono essenziali». Così, ieri, si è espressa la presidente puntualizzando che «eventuali misure devono essere limitate al necessario, proporzionate e soggette a controllo. La Commissione europea seguirà da vicino la loro applicazione».
Ricordiamo che il provvedimento votato lunedì dal Parlamento di Budapest per combattere il coronavirus dispone che il premier, senza limitazione di tempo, può governare sulla base di decreti, chiudere il Parlamento, cambiare o sospendere leggi esistenti e avere la facoltà di bloccare le elezioni. Inoltre spetterà a lui decidere quando finirà lo stato di emergenza. Sotto tiro anche la stampa: chi diffonderà false notizie rischia da 1 a 5 anni di carcere. Orban è tuttora sospeso dal Partito popolare europeo.
E ora signori, in carrozza, si parte verso quei Paesi che emuli di Orban, anche se non tutti suoi accoliti, abbattono nei Balcani, sempre nel nome della lotta al covid-19, quegli scomodi paletti della democrazia, scivolando verso quell’autoritarismo che pericolosamente la storia loro accredita.
Prima tappa: Montenegro. Dopo che gli organi governativi hanno preso decisioni senza consultare il Parlamento e dopo aver pianificato altre mosse del genere, l'alleanza del Fronte Democratico dell'opposizione ha accusato l’esecutivo di aver abusato della situazione del coronavirus per agire senza controlli ed equilibri democratici. Il parlamentare del Fronte Democratico Branka Bosnjak ha avvertito che, in una situazione in cui il Montenegro non ha dichiarato lo stato di emergenza, il Parlamento deve decidere su tutte le misure del governo. Il 13 marzo, l'organismo nazionale di coordinamento per le malattie infettive ha vietato tutte le riunioni pubbliche in Montenegro a causa dell'epidemia di Covid-19. Da allora non ci sono state sessioni parlamentari.
Seconda fermata: Romania. Il Center for Independent Journalism, Cji, una Ong che promuove la libertà dei media, ha sollevato la preoccupazione che le disposizioni emanate come parte dello stato di emergenza per combattere la diffusione del coronavirus in Romania potrebbero ostacolare la capacità dei giornalisti di informare il pubblico. «L'aspetto più preoccupante di tutto ciò è, dal mio punto di vista, la limitazione all'accesso alle informazioni di interesse pubblico», ha detto a Birn Cristina Lupu, direttore esecutivo del Cji. Il presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha dichiarato lo stato di emergenza in tutto il paese il 16 marzo. La misura, che sarà in vigore per 30 giorni e può essere estesa con l'approvazione del parlamento, ha sollevato preoccupazioni sul fatto che potrebbe essere utilizzata per mantenere segrete le informazioni.
Terza fermata: Slovenia. Il governo di centrodestra guidato dal leader populista Janez Janša, sempre nel nome della lotta contro Covid-19, manda l’Esercito al confine di Schengen con la Croazia con poteri di polizia e a fianco della polizia. Aveva previsto anche la modifica dell’articolo 104 del codice penale dando alla polizia la possibilità di fare perquisizioni domiciliari senza il mandato del giudice. Le opposizioni hanno subito lanciato l’allarme, recepito dalla Smc, partito di centro della coalizione di governo, che ha bloccato tutto. Il ministro degli Interni Aleš Hojs ha detto che i maggiori poteri agli agenti servivano per controllare chi è in quarantena domiciliare. A pensar male si fa peccato, diceva Andreotti, ma il 99% delle volte ci si azzecca. —
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