Dal golfo di Trieste alle Incoronate: ecco le boe che fanno bene al mare

Al via il progetto Sapas. Previste la semina di piante fanerogame sui fondali e la posa di gavitelli “green”

TRIESTE Dal golfo di Panzano fino alle Incoronate. Toccando in futuro, probabilmente, anche la stessa costa triestina. È la rotta tracciata dal progetto Sapas, operazione innovativa finanziata dalla Ue con 2 milioni di euro, che vede il Comune di Monfalcone in veste di capofila.

Cosa prevede Sapas? Prima di tutto trapianti di fanerogame, piante marine come la Posidonia che caratterizzavano i fondali del Mediterraneo e ora stanno scomparendo, mettendo così a rischio i sedimenti costieri, esposti ai pericoli dell’erosione provocata dalle variazioni climatiche. E, parallelamente, l’installazione di corpi morti sul fondale con boe e gavitelli ecologici per permettere ai diportisti di ormeggiarsi senza dover usare le ancore che arano e rovinano il fondale marino. I primi trenta gavitelli verranno installati già in primavera nel golfo di Panzano poco lontano della foce dell’Isonzo proprio davanti all’area naturalistica. E molti di più saranno posizionati nel Parco delle Incoronate in Croazia, con annesso trapianto di fanerogame e lo stesso nel parco delle Dune in Puglia.

Il filo conduttore è quello dell’Europa Green, ma accanto a questo c’è la volontà di preservare la biodiversità e ricostruire il sistema delle piante acquatiche: grazie alla trama radicale con la quale si ancorano al fondale, infatti, sono fondamentali per consolidare i fondali costieri e consentono la cattura degli inquinanti contribuendo a limitare la torbidità delle acque.

Una realtà che ieri il gruppo di esperti della Selc di Venezia ha fatto vedere e toccare con mano a diversi ospiti nel corso di una speciale visita organizzata in occasione della Barcolana, partita dallo stand del Comune di Monfalcone alla base del molo Audace. La partenza con un’imbarcazione messa a disposizione dal Marina Hannibal, poi la prosecuzione della visita con due gommoni nell’area della riserva e nei canali interni. Proprio l’Hannibal ha fatto da base ai tecnici del Selc di Venezia (società di biologia e geologia applicate), che sono andati a poche centinaia di metri dalla costa per seminare le fanerogame e scegliere i siti dove posizionare corpi morti (i blocchi di cemento nel fondale) e realizzare i gavitelli. Lunghi sopralluoghi sui bassi fondali che vanno dall’Isola dei Bagni sino a Punta Sdobba per scegliere le aree migliori. Siti che sono stati ripercorsi ieri con un gruppo di tecnici: tra i partecipanti anche Annalisa Falace del Dipartimento di scienze della vita dell’Università di Trieste.

Lunedì prossimo la squadra di esperti della Selc sarà a lavorare nel Parco delle Incoronate. Entro la primavera bisognerà installare tutti i gavitelli e il gruppo di lavoro che conta sul partenariato di prestigio di cui fanno parte anche il Consorzio interuniversitario per le scienze del mare, l’Università di Fiume e il Consorzio di ricerca per la laguna di Venezia sta per vincere la sfida di realizzare questo progetto in soli 30 mesi. —
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo