Dal doposcuola alle case di riposo: la “Babele” dei bonus municipali

La mappa delle misure di assistenza sociale assicurate dalle amministrazioni dei quattro capoluoghi. Partita da 140 milioni di euro tra interventi per l’infanzia, inclusione dei migranti e aiuti alla terza età
Bambini all'asilo
Bambini all'asilo

TRIESTE. È il welfare dei sindaci. E nei quattro capoluogo del Friuli Venezia Giulia vale 140 milioni di euro. I Comuni intervengono a favore dei minori, degli anziani, degli famiglie, dei disabili. Contribuiscono al pagamento della mensa, della consegna pasti a domicilio, del doposcuola, dei soggiorni estivi, degli abbonamenti autobus. Un passaggio, quello dell'erogazione dei fondi pubblici, a valle di un intenso lavoro di valutazione delle domande, della documentazione Isee, del rispetto dei paletti.

 

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L'ultimo arrivato, dalla Regione, è stato il dossier del Mia, la misura attiva di sostegno al reddito prevista dalla legge 15/2015 che, dall'ottobre scorso, ha messo sotto pressione i servizi sociali comunali. Ma quella dei bonus di provenienza municipale è una Babele di finanziamenti piccoli e grandi, denaro che le giunte mettono insieme sommando i trasferimenti di piazza Oberdan e le tasse locali. In che percentuale? Difficile quantificarlo, ma non ci si dovrebbe trovare troppo lontano dalla stima di Anci nazionale: «Per ogni 100 euro che un Comune italiano spende per il sociale, in media 40 provengono da fondi regionali. Il resto viene in gran parte coperto dalle tasse comunali e solo per una parte infinitesimale dal contributo di chi usufruisce dei servizi».

Le documentazioni rese pubbliche dalle quattro principali amministrazioni locali del Fvg svelano le più diverse misure sociali. A Trieste, tenuto conto anche dei 15 milioni di euro del Mia (spesa a valere sul 2016), il dettaglio del consuntivo 2015 vale 69,7 milioni tra i 18,3 riferiti alla disabilità, gli 8,1 a minori e famiglie, i 6,6 ad adulti e rischio emarginazione sociale, i 16,1 all'area anziani e i 3,8 all'immigrazione.

 

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Non poche le singole voci milionarie. Il Comune di Trieste ha distribuito quasi 8 milioni per le case di riposo, 4,4 milioni del Fondo autonomia possibile utilizzato a sostegno delle situazioni di non autosufficienza trattate a domicilio e di progetti sperimentali nel settore della salute mentale, 4,2 milioni per i centri diurni per disabili, 4 milioni per le rette per il collocamento di minori in comunità. Molto popolari anche gli interventi di assistenza domiciliare (2,1 milioni), Carta famiglia (993mila euro), abbattimento rette nidi (881mila). Tra gli altri capitoli i 557mila per gli affidi, i 500mila per borse lavoro, attività di tirocinio e collocamento mirato, i 309mila euro per i progetti antiviolenza, i 95mila per i sussidi, i 37mila per il contrasto alla pedofilia.

Corposo anche il consuntivo 2015 del Comune di Gorizia: 25,6 milioni di euro, comprensivi anche dei 10 milioni dell'Ambito. La giunta fa sapere che ad agosto corrente è stato già erogato un importo di 1,1 milioni per il sostegno al reddito, mentre sul Fap sono stati impegnati 1,3 milioni. Titolo specifico anche per il sostegno alle tematiche della casa tra abbattimenti canoni di locazione (544mila euro), gestione alloggi per persone sole in condizioni di fragilità e anziani (200mila euro ciascuno ai centri Campagnuzza e Faidutti) e aiuto per il pagamento dei canoni Ater (40mila euro). Ma è sempre il Comune a prevedere un supporto alla comunità per doposcuola e biblioteca (300mila euro), servizio mensa con acquisto alimenti e scodellamento (300mila), educazione territoriale (80mila), prevenzione della devianza nei ragazzini e situazioni di esclusione sociale (15mila). Ci sono poi i contributi per la casa di riposo Culot (1.650.000), l'assistenza domiciliare (300mila), i servizi diurni pro non autosufficienti (200mila), mutilati e invalidi (6.937 euro). In Friuli accade lo stesso.

 

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Le misure sociali in capo ai Comuni sono numerose e determinanti. E non si tratta solo di un semplice lavoro di erogazione di risorse in arrivo dalla Regione. I dati relativi alla spesa sociale (Ambito e servizio sociale comunale) di Udine, consuntivo 2015, assommano 32 milioni di euro mettendo insieme gli 11,6 milioni per anziani e non autosufficienti, gli 11,3 milioni per minori e famiglie, i 3,4 per la disabilità, i 2,1 per adulti e rischio emarginazione sociale, i 2 milioni per l'immigrazione, il milione e 400mila euro per la casa e pure i 13.300 euro per il sostegno ai rimpatriati e i 7.569 euro per le spese di gestione pratiche bonus energia elettrica e bonus gas. Il servizio sociale del Comune di Pordenone destina infine 12,6 milioni di euro, anche in questo caso Ambito compreso. Tra le curiosità spicca Udine con il progetto "La buona terra. Percorsi sperimentali di inclusione sociale all'aria aperta", il "work in process" per l'inserimento sociolavorativo di persone detenute e il servizio buoni taxi, per esigenze di natura sanitaria, motivi lavorativi, frequenza di centri di riabilitazione o di centri diurni, frequenza di scuole di istruzione di secondo grado o di università.

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