Dal colle di San Giusto al centro di Cittanova, il mini pellegrinaggio nei luoghi di Bonifacio
TRIESTE Dal castello di San Giusto fino a Muggia vecchia, il tratto che si interseca con via Flavia: è questo il punto iniziale del Sentiero che termina a Cittanova ed è dedicato al beato Francesco Bonifacio, nato a Pirano nel 1912 e ucciso l’11 settembre 1946 nella strada tra Crassiza e Grisignana per mano di alcune guardie popolari jugoslave. La sua colpa fu quella difendere la fede della sua gente dall’ateismo che si pretendeva di imporre e stimolare all’epoca i giovani delle terre in cui era nato e vissuto a iscriversi all’Azione cattolica, realtà non vista di buon occhio in quel momento dai leader comunisti. Per ripercorrere la sua vita è nato un sentiero, ideato, dopo due anni di esplorazioni, da Erik Moratto, 39 anni, e Giulio Bartoli, 30, entrambi iscritti all’Azione cattolica di Trieste. «È un viaggio per rigenerare corpo e spirito - sottolinea Moratto - che unisce sentieri naturalistici, cittadine ricche di storia e arte e panorami mozzafiato».
La decisione di portare avanti la memoria del beato attraverso un percorso è nata dal mandato affidato all’Azione cattolica dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi di ricordare la sua figura. Così Moratto e Bartoli hanno pensato di andare alla scoperta dei posti in cui Bonifacio aveva vissuto. Dopo weekend interi trascorsi tra Slovenia e Croazia, uniti i punti, sono riusciti a dare vita a questa passeggiata lunga 115 chilometri, da fare a piedi o in bici. S’incontrano villaggi e città, tra cui Capodistria, il santuario di Strugnano, Portorose, Lucia, Tribano, Crassiza, con destinazione finale Cittanova.
Moratto e Bartoli comunque si erano già prima occupati di guidare le persone, assieme all’esperto Mario Ravalico, sulle tracce di don Bonifacio ma i partecipanti erano soprattutto anziani. «Ci siamo chiesti: come possiamo incentivare i giovani a partecipare? - spiega Moratto -. Il cammino di Santiago e la via Francigena attirano molti giovani e non, perché sono dinamici e quindi abbiamo pensato anche noi di fare una cosa simile, connettendo i punti della vita di don Francesco e trovando dei sentieri che unissero le varie località. Si inizia dal mare per entrare poi nell’entroterra, passando il confine di Sicciole, Caldania e la zona di Buje,Grisignana, Crassiza e poi giù a Cittanova. È un’attività per giovani ma anche per anziani, basta essere in buona forma. C’è chi ha fatto solo piccoli tratti, chi tutta la strada».
Per compierla per intero ci vogliono dai cinque ai sette giorni, ma è possibile pure stare fuori appena un weekend: basta saltare alcune tappe e, con l’aiuto dei mezzi pubblici, addentrarsi solo nei luoghi simbolo in cui visse Francesco Bonifacio. Che sono Pirano, dove nacque e si formò spiritualmente, e i luoghi del martirio vicino a Grisignana: la foiba Martines, il cimitero di S. Vito, la chiesa e la strada tra Crassiza e Grisignana dove è stato visto l’arresto e dove l’Azione cattolica ha fatto erigere un monumento in sua memoria. Si discute anche delle diverse ipotesi di morte durante il viaggio, perché rimane un mistero il fatto di dove sia stato sepolto.
Ad accompagnare i pellegrini sono proprio Erik e Giulio, assieme ad altre persone, tra cui Ravalico, che ha scritto con i primi due e don Davide Chersicla una vera e propria “Guida per il pellegrino”, con tutte le informazioni sulla vita del beato, la mappa del percorso (con indicazioni sull’app Wikiloc dove si trova il Gps del sentiero), consigli tecnici e contatti su dove pernottare a buon prezzo e suggerimenti di lettura e riflessione. In questi due anni sono state quasi 200 le adesioni, esclusi coloro che si sono mossi in maniera autonoma e di cui dunque l’Azione cattolica italiana di Trieste non ha contezza. Non solo triestini ma anche persone provenienti da altre regioni italiane, in particolare dal Veneto. «Questo perché la cultura istro-veneta si sposa con quella veneta – osserva Moratto -. In queste gite organizziamo degli incontri con le comunità di italiani in Slovenia e Croazia, che ringraziamo vivamente. Tutti ci aprono le braccia, anche i sacerdoti sloveni e croati, perché la storia di Francesco non chiede di schierarsi: lui credeva nelle proprie idee, è stato disposto al sacrificio finale, perdonando fin dal principio tutte le offese subìte. Noi seguiamo il suo pensiero unendo le varie culture ed etnie». Non stanchi Moratto e Bartoli stanno preparando un nuovo cammino. Sarà dedicato ai posti in cui visse beato Mirioslav Bulesic, anche lui ucciso dai comunisti nel 1947. «Era giovane e fu accoltellato nella canonica di Lanischie, in Croazia, dove oggi c'è ancora il suo sangue sul muro – racconta Moratto -. Il suo sentiero si stacca dal Sentiero Bonifacio all’altezza di Dekani, vicino a Capodistria, per inoltrarsi in Cicceria e infine attraversare gran parte dell'Istria interna». Per informazioni c’è la pagina Facebook “Sentiero Beato Francesco Bonifacio” o scrivere all’indirizzo mail erikmoratto2005@yahoo.it. —
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