Dal “bollino sicurezza” alle corsie preferenziali: così l’Est Europa si mobilita per far ripartire il turismo
BELGRADO Promettere - e garantire - ai visitatori stranieri un turismo sicuro al tempo del Covid, attraendone il maggior numero possibile per ridare fiato all’economia e all’occupazione. È l’obiettivo numero uno dei Paesi dell’Europa sud-orientale - dalle “tigri” turistiche come Croazia e Montenegro fino alle nazioni emergenti nel settore come Serbia e Bulgaria - che si stanno mobilitando in modo sempre più netto in vista della vitale stagione turistica estiva 2021.
Così il Montenegro si presenterà come una «destinazione coronavirus-free», ha anticipato il ministro del Turismo Djordje Radulovic dipingendo lo scenario di un Paese che non riuscirà forse a eradicare completamente il virus, ma che potrà offrire ai turisti stranieri «hotspot sicuri» sulla costa.
Stranieri che potranno giungere nel Paese senza problemi: «Non ci aspettiamo chiusure delle frontiere» in estate, ha confermato la segretaria di Stato al turismo, Ivana Djurovic assicurando che Podgorica si sta preparando al meglio per la stagione. Preparativi che includono anche il via libera ai voli diretti da e per la Russia «nel giro di un mese e mezzo», per riportare sulla costa i visitatori più ambiti, ha aggiunto. L’obiettivo naturalmente resta quello di fare meglio dell’annus horribilis 2020, quando gli arrivi su base annua sono crollati di quasi il 90% con una mazzata terribile per un Paese dove il turismo “pesa” per circa un terzo del prodotto interno lordo e impiega il 32% della forza lavoro. Si punta dunque ad almeno il 50% del fatturato registrato nel 2019, l’anno precedente la pandemia.
Speranze simili si registrano nell’altra “tigre” del turismo internazionale della regione, la Grecia, dove il turismo vale un quinto del pil e dà lavoro a quasi 900mila persone. E dove si va verso una riapertura delle frontiere ai visitatori stranieri a partire da metà maggio, «con procedure e protocolli specifici», ha anticipato alla fiera del turismo “Ibt Berlin” il ministro greco Haris Theoharis, riferendosi ai cosiddetti “certificati verdi” Ue per vaccinati e persone immunizzate dopo aver superato l’infezione o per chi esibirà test negativi al Covid. «Tutto quanto desiderate è la Grecia», sarà lo slogan che Atene conierà per attirare i vacanzieri di mezza Europa, inglesi in testa, puntando intanto a vaccinare gli occupati nel comparto ricettivo. Ma Atene già lavora per anticipare i tempi, ad esempio negoziando con la Romania il reciproco riconoscimento dei certificati vaccinali, ha specificato Theoharis. E lo stesso accadrà con Israele, da dove i turisti potranno andare in Grecia senza obbligo di quarantena, è emerso ieri, mentre sarà data luce verde anche ai tantissimi turisti dai Paesi balcanici, in testa macedoni e albanesi.
Sulla stessa linea la Croazia, che come Grecia e Albania l’anno scorso ha visto dimezzare gli arrivi e quest’anno punta forte sulla campagna “Stay safe in Croatia”. «Tutte le strutture turistiche, i mezzi di trasporto e luoghi come aeroporti, porti e stazioni di treni e bus esibiranno un adesivo che garantisce che tutte le misure» protettive «sono rispettate» e i turisti potranno segnalare irregolarità tramite il portale safestayincroatia.hr, ha detto la ministra del Turismo, Nikolina Brnjac. La Croazia attende una crescita di Pil del 5% quest’anno e il turismo giocherà un ruolo-chiave nella ripresa. Le aspettative sono ottimistiche, dato che Spalato e Dubrovnik (Ragusa) sono ad esempio da tempo nella top ten delle località ricercate dai turisti britannici pronti a mettersi in viaggio dopo la vaccinazione di massa; ma forte interesse per il mare croato è stato evidenziato pure in Polonia, Austria e Germania, ha fatto sapere l’Ente turistico di Zagabria.
Ma non sono solo i “giganti” regionali del turismo a muoversi. Mentre la Slovenia punta tutto sul “turismo verde”, lodata da Condé Nast, la Bosnia risveglia sempre più l’interesse dei visitatori dai Paesi arabi, la Bulgaria mira a riportare da maggio gli inglesi sulle spiagge di Sunny Beach. E pure la Serbia è «sulla via della ripresa», ha assicurato la ministra Tatjana Matic, soprattutto grazie ai visitatori interni. Le speranze dovranno superare la prova dei fatti. Moltissimo ovviamente dipenderà dall’evolversi della pandemia. E dalla celerità delle vaccinazioni. —
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