Dal bar culturale al tempio estetico: così via San Maurizio cambia pelle
TRIESTE Sullo stradario appare come semplice arteria di collegamento. Ma via San Maurizio, poche centinaia di metri tra Largo Barriera e piazza dell’Ospitale, è un mondo in continua trasformazione. Nelle cronache storiche è tristemente nota per la misteriosa morte di Diego de Henriquez, studioso e collezionista triestino il cui corpo bruciato fu trovato nel 1974 all’interno della bara dove era solito dormire. Dalla seconda metà del ’900, via San Maurizio diventa cuore pulsante dell’artigianato e del commercio locali. Nei primi anni Duemila, a seguito della crisi economica e dei piani urbanistici che l’hanno relegata a strada secondaria, perde di attrattiva, complici la decadenza di palazzi, marciapiedi e spazi verdi, l’abbandono costante di rifiuti ingombranti, la questione sicurezza nelle ore notturne.
La scommessa
Oggi c’è chi crede in un possibile rilancio. È il caso di Paola Sabrina Sabia, giovane architetta che nel dicembre 2016 inaugura il Mushroom Bar, puntando sulla cultura: jam sessions, mostre e aperitivi letterari sono all’ordine del giorno. «Far venire le persone fino a qua è la sfida più grande – spiega Paola –, vincerla vuol dire affermare che Trieste non è solo il centro, ma che esiste una vitalità anche e soprattutto nei rioni popolari». A novembre 2018 Gloria Vesco, onicotecnica muggesana, lancia Odibì – Officina della Bellezza, centro estetico, accademia di formazione professionale e rivenditore autorizzato di prodotti. «Ci troviamo molto bene, la zona è ben collegata e conosciuta – spiega –. Ci ha permesso di allargare il nostro pubblico, mantenendo i clienti storici».
La new entry
L’ultimo arrivato è il Cinque Elementi, centro di medicina tradizionale cinese e erboristeria. Aperto a giugno 2019, è gestito da Zhu e Cheng, coppia affiatata di medici che del rione ha un’idea precisa: «Una zona dalle grandi potenzialità che potrebbe migliorare con interventi di riammodernamento e pulizia».
Di casa da anni
La Scuola di arti marziali Tao – Training Arts Organization, invece, è di casa dal 2006. Qui un team composto da 12 cinture nere, guidato dal presidente Fabrizio Veliscek e dal direttore tecnico Maurizio Battistella, organizza ogni anno corsi di kung fu, tai ji e difesa personale con l’obiettivo, dice Veliscek, «non di formare atleti, ma esseri umani nel senso più completo del termine». A fianco il Bed&breakfast Brass, dal 2009 dispone di quattro camere e offre servizi di prima colazione, lavanderia e stireria. In fondo alla via, c’è il magazzino del conte Ferruccio De Walderstein, che si autodefinisce «un bohémien». Nella vita ha fatto di tutto: macellaio, fruttivendolo, ristoratore, operatore culturale, editore, direttore di teatro e cinema, cabarettista. Negli anni d’oro, girava l’Italia con l’amico Lorenzo Pilat e portava lo spettacolo e la canzone italiana a Trieste. Domenico Modugno, Peppino di Capri, Adriano Celentano, Patty Pravo, Pfm sono solo alcuni dei protagonisti delle sue serate. Da due anni veste i panni del collezionista di quadri, riviste e oggetti di antiquariato. È un uomo di strada, conosce e saluta tutti, conserva in grossi album i ricordi di una vita. «Vogliamo trasformare via San Maurizio nella Montmartre di Trieste!», esclama.
I negozi storici
Questo collage di esperienze contribuisce a dare una nuova anima alla zona e si affianca ai locali in attività da decenni: i Magazzini San Maurizio, segnalati dall’iconica scritta “L’Operaio”, fondati nel 1952 da Roberto Mugnaioni e specializzati nell’abbigliamento da lavoro, l’Emporio Fiorentino, rilevato dalla famiglia Levi nel 1961 e dedicato all’abbigliamento femminile, la profumeria Cosulich, gestita dalla famiglia Maggi dal 1986, la Ferramenta Damiani e l’Idraulica Piazzi. E le novità non sono finite: dal lato di Largo Barriera, un cantiere ha dato il via alla ristrutturazione di sedici appartamenti e quattro locali commerciali. Un tassello che, in un paio di anni, rinnoverà ulteriormente il rione. —
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