Dai rifiuti ai writers i “malanni” di Barcola
Sono i tre chilometri di strada più amati dai triestini, soprattutto nel periodo estivo. Sono quelli del lungomare di Barcola che, dalla Pineta fino al bivio di Miramare, viene preso d’assalto in queste settimane da bagnanti e appassionati della tintarella. Oltre che da numerosi turisti. Ma come sta una delle passeggiate più celebri della città? A prima vista sembra godere di buona salute con il numero di presenze sempre piuttosto elevato. Ma poi, ad uno sguardo più attento, si scopre che non è tutto oro quel che luccica. E le criticità, sottolineate dagli stessi habituè del luogo, saltano fuori.
Il biglietto da visita Le cose si mettono subito male fin da quando si incrocia il sottopassaggio di Barcola primo biglietto da visita per chi arriva sul lungomare. Ringhiere e corrimano arrugginiti, gomma dei gradini deteriorata, pareti scrostate, scritte sui muri, ciuffi d’erba che spuntano un po’ ovunque. Sul pavimento segni di infiltrazioni d’acqua: quando piove con intensità sono dolori. Non sta meglio il giardino posizionato di fronte. Erba poco curata ed ingiallita, panchine lordate dalle solite scritte. All’interno non fa bella mostra di sé un edificio ormai abbandonato e fatiscente che si è trasformato in una sorta di discarica a cielo aperto. Un vecchio frigo per i gelati funge da cassonetto per le immondizie. Un tempo la struttura era utilizzata come magazzino dalla federazione canottaggio, fanno sapere dalla vicina sede della Canottieri Nettuno, «ma adesso ci sono solo i barboni che cercano un rifugio per la notte».
La PinetaÈ una delle zone più frequentate in assoluto. Alcun lavori di manutenzione sono stati eseguiti soprattutto nelle aree giochi. Ma in più parti i sentieri verdi si presentano con l’erba diradata e ingiallita. Il problema più grosso, però, è rappresentato dalle immondizie che si trovano un po’ ovunque. Bottiglie di vetro, plastiche, cartoni. Resti dei festini serali che si materializzano al mattino. E questo nonostante il lavoro degli operatori ecologici e dei volontari che vanno a pescare ogni singolo rifiuto abbandonato. «Di giorno la zona è ben frequentata soprattutto dalle famiglie. Di sera le cose cambiano. Abbiamo anche trovato escrementi umani vicino ad una siepe» afferma una signora distesa su una brandina. Anche il colpo d’occhio della fontana non è dei migliori. Piastrelle del fondale rovinate e sulla superficie dell’acqua galleggia una patina verdognola. Ogni tanto spunta pure qualche sacchetto di plastica.
I Topolini Le dieci storiche terrazze incarnano da sempre il cuore del lungomare di Barcola. È il luogo preferito dai giovanissimi, ma non solo. Qui le criticità riguardano spiaggia e accessi al mare. «La pavimentazione è stata rifatta solo a tratti e ci sono delle buche nelle quali si rischia di inciampare - spiega Maurizia, una delle aficionados nell’area compresa tra il secondo ed il terzo Topolino -. La battigia poi andrebbe risistemata in quanto le maree si sono portate via una bella fetta di spiaggia. Infine c’è il pericolo rappresentato dai grossi blocchi di calcestruzzo armato che in mare si confondono con gli scogli e dai quali spuntano pezzi di ferro arrugginiti a pelo d’acqua». Poco più avanti, altre bagnanti rilevano che alcuni accessi al mare si presentano ormai «rovinati e scivolosi, dunque ad alto rischio caduta».
L’ultimo Topolino La terrazza finale merita un discorso a parte. L’anno scorso era salita alla ribalta per gli atti di bullismo tra bande di giovani di origini balcaniche che si contendevano il controllo del territorio. Sembra acqua passata, fortunatamente, ma resta il fatto che i segni di un certo degrado ci sono ancora. Scritte sui muri degli spogliatoi, cassette portaoggetti rotte, appendini divelti. «L’altra mattina i bagnini li hanno trovati in mare e hanno dovuto recuperarli - osserva uno degli storici frequentatori -. Quando lo hanno riqualificato una dozzina di anni fa era davvero bello da vedere. Poi hanno cominciato a spaccare tutto. L’ultimo Topolino è abbandonato a sé stesso».
Il bivio Per ultimo il tratto del lungomare che dal porticciolo del Cedas arriva fino al bivio di Miramare. Qui c’è qualcuno che chiede più controlli, in quanto l’area del molo, nonostante il divieto di accesso, è presa d’assalto dai bagnanti. Altri lamentano una cura del verde non più ottimale come un tempo. Avvicinandosi al bivio, spuntano un paio di mini cantieri, con transenne e zone recintate. Ma il vero problema sono il traffico e la carenza di aree di sosta nel tratto che va dal bivio fino al Castello. Strada troppo stretta e congestionata per ospitare un doppio senso di marcia. Parcheggi difficili e col contagocce. A complicare le cose la sbarra dalla quale si accede al Parco. Qualche giorno fa il sindaco Roberto Dipiazza ha annunciato l’intenzione di rivoluzionare traffico e parcheggi dell’intera zona. Di sicuro il “popolo del bivio” è stufo di attendere.
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