Dai primi irredentisti alle signore del mare Alla “casetta rossa” si respira la storia

il reportageAl civico 1 del Molo Sartorio, a inizio Sacchetta, quella che i triestini identificano come la “casetta rossa” ospita la società velica più antica dell’Adriatico. L’elegante edificio dove...
Lasorte Trieste 31/07/18 - Società Veliche, YC Adriaco
Lasorte Trieste 31/07/18 - Società Veliche, YC Adriaco

il reportage



Al civico 1 del Molo Sartorio, a inizio Sacchetta, quella che i triestini identificano come la “casetta rossa” ospita la società velica più antica dell’Adriatico. L’elegante edificio dove oggi ha sede lo Yacht Club Adriaco fu per decenni la stazione dei piloti cittadina e, prima ancora, ai tempi di Maria Teresa d’Austria, il luogo dov’era domiciliata la Sanità del Porto di Trieste. Passeggiando lungo le sue banchine non è difficile incontrare un fuoriclasse della vela come Dani Degrassi, intento a chiacchierare amichevolmente con altri soci. Classe 1950, istriano d’origine e triestino d’adozione, tra il 1989 e il 1990 ha completato il giro del mondo in regata durante la quinta edizione della Whitbread Ocean Race. «Più punti a Sud e più forte il vento fa sibilare il sartiame e le velature. Attorno, solo freddo e ghiaccio. Ricordo un tramonto, vicino al Polo, col mare tinto di rosso e gli iceberg che in controluce parevano neri – aveva raccontato in un’altra occasione al Piccolo –. Fare il giro del mondo era il mio sogno fin da bambino. È stato epico. Quando arrivi sei un uomo diverso rispetto a quando sei partito. Ma se non fai certe cose poi cosa racconti ai tuoi nipoti?».



La cosiddetta “casetta rossa” deve il suo appellativo ai mattoni rossi, bene in vista, con cui è costruita. Sulla facciata svetta la scritta «Y.C. Adriaco», in caratteri cubitali dorati, mentre i serramenti e alcuni dettagli architettonici sono verdi e bianchi.

Non a caso: richiamano i colori presenti sul guidone, che raffigura una croce rossa su sfondo verde: «Assieme al bianco delle vele quei colori compongono il tricolore italiano - spiega il presidente Piero Fornasaro de Manzini -. Tanto che inizialmente l’autorità austriaca non ce lo concesse: l’Adriaco nacque come club irredentista. In passato sul guidone a lungo è stato presente anche lo stemma dei Savoia ma il club ha rinunciato al patrocinio regale dopo il tradimento di Vittorio Emanuele in seguito all’8 settembre».



Lo yacht club si trova qui dal 4 novembre 1925, dopo che accanto all’ampio salone originario i soci fecero edificare, finanziando i lavori di tasca propria, un corpo dalla forma rettangolare nel quale trovano posto la cucina, il magazzino, la segreteria, il bar, il locale del custode e gli spogliatoi. Ma le origini della società sono precedenti. Era l’inizio del 1903 quando un gruppo di velisti dell’allora Società delle regate decise di costituirsi in una società velica, dando così vita proprio allo Yacht Club Adriaco. «Con quasi 900 soci, siamo tra i tre club storici più importanti d’Italia e tra i più prestigiosi al mondo – prosegue Fornasaro –. L’Adriaco inoltre può vantare di nascere come yacht club, a differenza di molte società che in origine erano dedite al canottaggio. Si tratta di una tradizione radicata».



Per i primi due anni i tesserati si incontrarono, sempre sulle rive, nella sala riunioni del Grand Hotel Et De La Ville, di proprietà di Edoardo Caramelli, uno dei soci fondatori. Il 25 giugno 1905 fu inaugurata la prima sede: un pielego, ovvero una barca da lavoro opportunamente modificata, ormeggiato alla radice del Molo Sartorio. La seconda sede, ancora una volta galleggiante nei pressi del medesimo molo, arrivò nel 1912 ma si dovette aspettare il 1923 per la concessione demaniale dell’ex stazione dei piloti. La nuova sede, come detto, fu inaugurata due anni dopo: nello stesso 1925 il socio Aurelio Zucculin compose l’inno sociale dell’Adriaco, ispirandosi a una poesia futurista del 1910 scritta da Arturo Bellotti, anch’egli affiliato al club.

Negli anni tra le due guerre la società ha promosso lo sport anche tramite la pubblicazione di un notiziario sociale dal titolo “Della vela e del motore”, ancora oggi in edicola con il nome “Vela e Motore”. A partire dal secondo dopoguerra ha operato assieme agli altri club che nel frattempo andavano sorgendo per rendere il golfo di Trieste uno dei centri velici più importanti del Mediterraneo.

Tra il 2004 e il 2005, infine, la sede è completata con la costruzione di un ulteriore piano dotato di palestra, sala didattica e sala mensa per gli allievi della scuola vela.



Ogni autunno l’Adriaco organizza il raduno “Città di Trieste”, «il più importante in Italia per quanto concerne le barche d’epoca» e la settimana successiva la Barcolana classic, sullo stesso tema. Il club ospita infatti diverse vecchie signore del mare, non da ultima la barca più antica del Mediterraneo: il cutter Sorella, varato nel 1858 in acque inglesi. Ma c’è anche Bat, classe 1889, dell’armatore Paolo Lodigiani.

Qualche anno fa la sede dell’Adriaco è stata scelta inoltre per festeggiare l’ottantesimo compleanno di Aria, la barca della contessa Serena Galvani Serragnoli, varata a Genova nel 1935 e «costruita in vista dell’olimpiade del ’36. A dire il vero negli anni numerose barche prestigiosissime sono passate di qua: un altro esempio è Adonita, la goletta del Duca d’Aosta», prosegue il presidente, indicando una fotografia in bianco e nero che ritrae il Savoia con addosso la divisa dell’Adriaco, nel mare di Lussino.



Oltre agli eventi già citati, il club organizza assieme alla Triestina della vela una regata d’apertura, in primavera, in cui sono messi in palio il Trofeo Silla per gli Snipe e la Coppa Favretto per i 420. Seguono la Coppa Tito Nordio, di caratura internazionale, per le classi Star, e quest’anno pure la Eastern Hemisphere Championship, e ancora i due trofei Baron Banfield, under 15 e over 60, nonché il weekend delle regate sociali, ancora una volta in collaborazione con la Stv, e la Settimana velica internazionale, tradizionalmente aperta dalla regata d’altura Trieste-San Giovanni in Pelago-Trieste.

Completa il quadro la scuola di vela, che si rivolge a ragazzi dai sei ai quattordici anni e che da quest’anno è intitolata a Gabrio de Szombathely, commodoro del club venuto a mancare nel 2012. Ma si organizzano anche corsi per adulti principianti, tenuti tutti da istruttori con diploma Fiv. —





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