«Dai ponti agli oblò delle navi puntiamo sui materiali innovativi»
TRIESTE «Non avevo l’intenzione di fare l’imprenditrice, ero una psicologa e avevo fatto delle scelte diverse per il futuro. È successo nel 2003, la mia famiglia, grazie a mio fratello Angelo, aveva un’esperienza nel campo della navalmeccanica. Lui stesso lavorava nel settore. È stato allora che io, con grande incoscienza e inesperienza, e mia madre, Valnea Colossetti abbiamo valutato l’opportunità di aprire un’impresa». Era il 2003 a e Romans d’Isonzo Michela Cecotti apriva la Sultan, «un’iniziativa di imprenditoria femminile».
Come avete iniziato?
Come ho detto, la mia famiglia aveva esperienza nel campo della navalmeccanica. Abbiamo iniziato facendo quello che sapevamo fare. Ma in un anno abbiamo realizzato che per essere competitivi era necessario investire molto soprattutto in macchinari.
Siete stati costretti a cambiare?
Sì, abbiamo deciso di cambiare e di spostare l’attività sugli allestimenti. Non arredi, né componenti dei motori. Ci siamo messi a lavorare sui ponti, le aree esterne della nave, dai corrimani alle porte agli oblò. Collaboriamo con una ditta bellissima, la Fratelli Budai (maestri nelle lavorazioni del teak ndr). Ci occupiamo di tutto quello che riguarda la fornitura. Anche delle pareti divisorie interne delle navi e pure quelle delle aree delle spa.
Una sfida molto difficile per un’impresa di piccole dimensioni come la sua. Come è riuscita a emergere?
Negli anni abbiamo maturato un’esperienza nell’installazione di materiali innovativi. E grazie a questo siamo riusciti ad entrare come Fornitori certificati e abbiamo iniziato a lavorare in maniera serrata non solo per Fincantieri ma anche per realtà come il Gruppo Carnival, Viking, Msc. Ora sulle navi in esercizio facciamo anche attività di supervisione e manutenzione anche per lo stesso armatore e collaboriamo per le forniture su tutti i fronti.
Nel sito web si parla anche di fornitura dell’attrezzatura di sicurezza.
Forniamo anche giubbotti di salvataggio e cappottine, vari materiali fino alle bandiere. Abbiamo sviluppato questo business nell’ultimo anno grazie a una piccola azienda del territorio. Collaborare tra noi piccoli è fondamentale.
Anche per non restare schiacciati. Come è il rapporto con la Fincantieri?
Complicato, anche dal punto di vista amministrativo. Ma se oggi siamo diventati una società in fase di certificazione come azienda innovativa è grazie al rapporto con Fincantieri. Noi siamo snelli, ma Fincantieri che è grande ci ha aperto una fetta di mercato che per noi era inarrivabile. Se non ci fosse Fincantieri dovrei fare altro.
In quanti siete e quali numeri economici esprimete?
Siamo in trenta e il fatturato raggiunge i 4,5 milioni.
Progetti per il futuro?
Crescere e approfittare della spinta innovativa. Abbiamo iniziato anche a fare ricerca e sviluppo partecipando ai progetti Ue. —
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