Dai poliziotti ai medici, in dieci anni spariti 5.500 lavoratori pubblici del Fvg
TRIESTE In dieci anni sono spariti oltre 5.500 dipendenti pubblici in Friuli Venezia Giulia. Non solo, come noto, negli uffici di Regione ed enti locali, dalla montagna al mare, ma anche tra militari, forze dell’ordine e dipendenti universitari. Il trend è consolidato, ma il mondo della scuola, il comparto più numeroso, va in controtendenza, visto l’aumento di 106 unità nonostante il calo degli studenti.
I dati sono della Ragioneria generale dello Stato, che cura il Conto annuale, la fotografia, regione per regione, comparto per comparto, della consistenza e dei costi della pubblica amministrazione in Italia. L’ultimo disponibile è il dossier 2018, dove emerge che l’esercito della Pa in Fvg tocca quota 83.413, la somma di 36.118 uomini (43,3%) e di 47.295 donne (56,7%). Il confronto con l’anno precedente è già significativo. In dodici mesi, di dipendenti pubblici, se ne sono persi oltre 2.600, poco meno della metà di quelli usciti dal lavoro a partire dal 2008. La differenza, nell’arco del decennio, con il punto di partenza di 88.934 addetti, sale infatti a 5.521. E pure di più, se si tiene conto che nel 2018 la Ragioneria inserisce anche i cosiddetti enti lista S13 che nel 2008 non venivano censiti.
Sulla base del nuovo sistema europeo dei conti, l’Istat considera in quell’elenco le unità istituzionali che operano da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita. Ricadono così nella S13, tra gli altri, i dipendenti di Insiel, dell’Autorità portuale di Trieste, dell’Ente regionale teatrale Fvg, dei Consorzi industriali, del Teatro Stabile sloveno, dell’Anci e dell’Azienda speciale di Villa Manin. La sfilza di segni “meno” è aperta dal comparto unico. Tra blocco del turnover e pensionamenti, in Regione e nelle autonomie si è passati dai 15.605 lavoratori del 2008 ai 13.437 del 2018 (-2.168), con numeri ulteriormente in discesa nel corso del 2019.
Perdite molto pesanti anche nelle forze armate (da 11.173 a 9.451, -1.722) e nei corpi di polizia (da 8.577 a 7.094, -1.483). In sostanza, in dieci anni, sono scomparsi un militare e un agente su sei. Nello specifico dell’esercito, le divise in Fvg rimangono comunque il 5,3% dei 176.591 effettivi italiani, percentuale doppia di quella che esprime il rapporto tra dipendenti pubblici regionali (2,6%) sul totale del paese.
Ma diminuiscono in maniera chiara anche i dipendenti delle università (-643), dei ministeri (-478), degli enti pubblici non economici (-354) e delle agenzie fiscali (-298). Anche medici, infermieri, operatori socio-sanitari e amministrativi della sanità fanno segnare -335, ma su numeri molto più grandi (da 20.117 a 19.782). In crescita, oltre alla scuola, enti di ricerca (+105), vigili del fuoco (+68) e, seppur di poco, i magistrati (+4).
Guardando ancora più indietro, il Conto annuale 2002 metteva in fila in Fvg oltre 90.000 lavoratori nel settore pubblico e nel 2006 si era ancora a 89.937. Il calo si è concretizzato soprattutto tra il 2011 e il 2012, quando ci si è collocati attorno agli 85.000. Nel 2016 si è scesi per la prima volta sotto quella quota, prima del rialzo del 2017 (86.067). L’Osservatorio dei conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli, con la lente sui dati complessivi e avvertendo che l’andamento nel prossimo triennio sarà fortemente influenzato dall’introduzione di Quota 100 e dallo sblocco del turnover al cento per cento, evidenzia che i dipendenti pubblici a tempo indeterminato in Italia sono 3,24 milioni, con una riduzione nel decennio del 7,5%, ma con la maggior parte del calo avvenuta nei primi quattro anni (-6,5%).
Non tutti i comparti si sono tuttavia ridotti in eguale misura: il calo è stato più forte per gli enti pubblici non economici, le università, i ministeri e gli enti locali, dove forse esistevano maggiori eccessi di occupazione. La scuola è invece calata solo marginalmente, mentre altri comparti hanno mantenuto o aumentato il numero dei propri dipendenti.
Quanti ai costi, il sito del Conto annuale non restituisce tutti i dati locali ed è necessario ricorrere alle medie delle retribuzioni nazionali. Le cifre vanno dunque maneggiate con prudenza - si va dai 28.440 euro medi all’anno nella scuola ai 137.294 euro dell’indennità dei magistrati -, ma non si sbaglia di troppo nello stimare la spesa per il lavoro pubblico in Fvg attorno ai 3 miliardi di euro, poco più. Il Mef, sempre a livello italiano, spiega che l’andamento della spesa conferma sostanzialmente le tendenze già in atto negli anni precedenti. Fra i comparti di maggiori dimensioni, quelli della scuola, corpi di polizia e forze armate presentano aumenti consistenti che, per la scuola, sono da imputare all’espansione nel numero degli occupati, mentre negli altri due casi alla fine del blocco delle progressioni e al riordino delle carriere. Nonostante lo stesso blocco sia venuto meno per la generalità dei comparti, prosegue il Mef, il protrarsi della disciplina limitativa delle assunzioni ha avuto effetti sulla spesa negli altri due comparti di maggiori dimensioni – Regioni ed autonomie locali e Servizio sanitario nazionale –, in cui il costo del personale continua a ridursi (nel caso della sanità sin dal 2010). —
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