Dai periti edili ai giardinieri coinvolte centinaia di persone

i protagonisti
In quarant’anni di attività, centinaia di persone hanno gravitato attorno alla cooperativa Agricola Monte San Pantaleone di Trieste. Tra questi, molti sono i professionisti, come la prima presidente, la professoressa Lorena Vanello, o come Vladimir Vremec, botanico e progettista del Roseto di San Giovanni. Ma tra i dipendenti si contano anche diverse persone in difficoltà, in seguito cresciute professionalmente, che hanno creato un’impresa o sono stati assunti da qualche storico vivaista della città.
«Un ragazzo di Muggia che lavorava con noi arrivava sempre in ritardo», racconta Giancarlo Carena, presidente della cooperativa. «Prendeva tre autobus ma spesso li perdeva. A un certo punto ho pensato di fargli avere un motorino. Mi dicevano “sei matto! Si farà male”. Ho deciso di mandarlo a un’autoscuola, come ho fatto con mio figlio. A un certo punto mi hanno certificato che era pronto». Così il giovane ha iniziato a muoversi con il nuovo mezzo, ampliando la sua conoscenza del territorio, prima limitata al percorso dei bus. «Mi ricordo anche di un perito che rimase con noi 3 o 4 anni ma alla fine ci annunciò: “ho deciso che aprirò la mia attività”. E così è stato».
Protagonisti di ieri, ma anche di oggi. Nella Agricola, che agli esordi contava 12 lavoratori, sono impiegati ogni anno circa 6-7 persone in borsa lavoro e 25-30 dipendenti. Al secondo piano dell’edificio di via De Pastrovich, lavora anche Riccardo Pizzamus. «Mi sto occupando di alcune planimetrie che a breve verranno modificate – spiega, mostrando il monitor di un pc –. Sono un perito edile, ho frequentato l’istituto Volta. Mi trovo bene e sono qui dall’inizio del mese». All’esterno, quotidianamente alle prese con soffiatori elettrici e pinze per le potature, c’è anche Sofia Ulcigrai, 45 anni, al momento unica giardiniera. «Ho frequentato un corso di 3 mesi all’Enaip sulla manutenzione del verde. Abbiamo fatto un po’ di teoria e un po’ di pratica all’interno del Parco di San Giovanni. Ho accettato di fare il tirocinio di sei mesi. Vorrei continuare a fare questo lavoro anche se, certo, è un po’ faticoso. Ma mi piace stare nel verde, all’esterno e sempre a contatto con la natura». –
E. M.
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