Dai mercati alle scuole comunali: appalto di pulizie tagliato del 35%
di Piero Rauber
«Si sta giocando sporco», sibila il segretario della Fisascat Cisl Andrea Blau. La collega della Filcams Cgil Antonella Bressi conferma annuendo. Mai metafora fu più calzante, dato che qui si parla del nuovo appalto di «pulizia e sanificazione» di 118 immobili di proprietà del Comune (scuole, farmacie e mercati compresi), fresco di aggiudicazione a un consorzio d’imprese che ha presentato un ribasso d’asta del 35% e che, nell’assumere tutte e 78 le persone che lavoravano per il precedente appaltatore, ha tagliato loro l’orario di servizio e di conseguenza lo stipendio del 35%.
Non fa una grinza, sempre di 35% si tratta, come non fa felici 78 famiglie triestine. Anzi, molte di più. Chi lavora negli uffici piuttosto che i genitori di chi frequenta le scuole oggetto dell’appalto, ad esempio: per analogo ragionamento matematico, non è balzano pensare che, calando di un terzo le ore di lavoro di chi pulisce, e restando grosso modo invariata la lista delle cose da pulire, quelle cose possano alla fine non essere pulite come una volta.
I rappresentanti dei due sindacati più rappresentativi, Cisl e Cgil, rilanciano con forza un allarme e delle perplessità che si stanno incuneando in Municipio (è di ieri ad esempio una seduta della Commissione Trasparenza convocata dalla consigliera d’opposizione Manuela Declich che ora la presiede, dopo il presidio di piazza di mercoledì della Cgil Fp) tanto che lo stesso sindaco Roberto Cosolini ha già assicurato alle lavoratrici che si studierà le carte, e tanto che lunedì dovrebbe tenersi un incontro tra una delegazione sindacale e una del Comune, in testa gli assessori al Bilancio e al Personale Matteo Montesano e Roberto Treu e il direttore dell’Area amministrativa Walter Cossutta.
Blau e Bressi erano con gli omologhi di Uil e Ugl il 27 e il 28 ottobre scorsi, in Provincia, all’Ufficio conflitti lavoro, dove il confronto con i responsabili del consorzio titolare del nuovo appalto si è concluso senza compromessi. Con un verbale di mancato accordo. E così l’appalto è partito senza tarallucci né vino.
Andiamo con ordine. Era inizio 2014 quando la direttrice del Servizio Appalti del Comune Tiziana Tiozzo firmò il bando di gara per il rinnovo del «servizio di pulizia e sanificazione degli immobili di proprietà o pertinenza del Comune di Trieste». Esso prevede un «servizio di pulizia giornaliera, sanificazione, raccolta dei rifiuti solidi urbani in modo differenziato, ivi compresa la fornitura dei diversi tipi di contenitori e sacchi per la raccolta, integrato da lavori periodici di pulizia a fondo necessari a garantire un grado ottimale di pulizia e igiene». Base d’asta: cinque milioni e 551mila euro più novemila euro di oneri di sicurezza e Iva, per tre anni.
Saltiamo al 25 agosto scorso, quando la Commissione giudicatrice della gara d’appalto, presieduta dalla direttrice dell’area Economica del Municipio Corina Sferco, alla sua 31.ma seduta, procedette con l’apertura delle buste con le offerte economiche dei sei dei 15 soggetti partecipanti che avevano superato lo sbarramento del punteggio dell’offerta tecnica. Furono riscontrati ribassi tra il 16% e il 35%. Fu proprio il consorzio che poi avrebbe vinto - composto dalla cooperativa Euro & Promos di Udine e dalla Gsa Spa di Roma - a fare l’offerta più bassa: tre milioni e 599mila euro. La Commissione rilevò allora che quell’offerta era, ai sensi dei calcoli di legge, «completamente anomala» e invitò il consorzio a «richiedere le opportune giustificazioni».
«La giustificazione che ha portato all’aggiudicazione definitiva - riferiscono Blau e Bressi - è stata che l’impresa, essendo grande e potendo fare acquisti su larga scala, era in grado di risparmiare molto sui materiali». Scope e detersivi. «Salvo poi - aggiungono i due sindacalisti - sottoporre ai 78 dipendenti che avevano lavorato con l’appaltatore precedente contratti al ribasso lineare del 35%».
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